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Vittime innocenti: 14 gennaio

  • 1988 Natale Mondo
  • 1997 Augusto Moschetti
  • 2012 Enza Cappuccio

1988
Natale Mondo

Di 36 anni
Ucciso a Palermo

Natale Mondo, assistente capo, aveva fatto parte della Squadra Mobile di Palermo, diretta dal vicequestore Ninni Cassarà, con il quale aveva partecipato a molte operazioni infiltrandosi anche all’interno delle cosche mafiose.

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Sfuggito all’attentato del 6 Agosto 1985, costato la vita al dottor Cassarà e all’agente Roberto Antiochia, era stato accusato da un “pentito” di essere corrotto e al soldo della mafia. Per questo l’Assistente Capo Mondo venne arrestato ed incarcerato. Fu salvato dalla vedova del vicequestore Cassarà e da altri colleghi i quali testimoniarono che Mondo si era infiltrato nelle cosche mafiose del quartiere Arenella, ove era nato e risiedeva, dietro ordine dello stesso Cassarà. Ciò, di fatto, lo espose alla vendetta della mafia che lo uccise proprio davanti al negozio di giocattoli della moglie.

1997
Augusto Moschetti
Guardia Giurata di 38 anni
Ucciso a Napoli

Augusto Moschetti è in servizio presso via Tribunali quando viene avvicinato da alcuni malviventi che gli intimano di consegnare la pistola d’ordinanza. Al rifiuto di Moschetti, i malviventi uccidono l’uomo.


2012
Enza Cappuccio

Di 33 anni
Uccisa ad Ottaviano (NA)

Vittima del degrado sociale e dell’emarginazione, Enza Cappuccio viene uccisa, nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 2012, dal marito Salvatore Giuliano, nella loro abitazione. Ipovedente dalla nascita, quattordicesima di quindici figli di una famiglia molto povera (il padre era un venditore ambulante di caldarroste molto conosciuto nella zona), Enza, 33 anni, era nota negli ambienti dei servizi sociali per la sua storia familiare pregressa ed attuale: i sei figli della coppia sono tutti in affidamento presso altre famiglie su disposizione del Tribunale per il rischio di maltrattamenti ed abusi e il degrado in cui erano costretti a crescere.

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Motivi, questi ultimi, che avevano determinato l’arresto del marito, padre-padrone, che stava scontando il resto della pena ai domiciliari. La coppia condivideva la modesta abitazione con una nipote di Enza, Anna Luisa Cappuccio, e Domenico Manco, che condivideva con il Giuliano anche l’attività di parcheggiatore abusivo. Alle 19 di domenica 15 gennaio, Salvatore Giuliano, con l’amico e una sorella, trasportano Enza, già cadavere, all’ospedale Cardarelli, sostenendo di aver trovato la donna morta, forse uccisa in un tentativo di rapina. I medici riscontrano sul corpo della donna, visibilmente denutrito, numerose contusioni ed evidenti segni di strangolamento, ed allertano le forze dell’ordine che sottopongono a fermo Salvatore Giuliano ed i due accompagnatori. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri della compagnia di Giugliano, l’uomo, il giorno 14 gennaio, tornato a casa ubriaco, avrebbe avuto un’ennesima lite con la donna e l’avrebbe picchiata fino ad ucciderla. Avrebbe, poi, chiesto aiuto per occultare il cadavere ma sarebbe stato notato dai vicini. Di qui la decisione di inscenare il tentativo di rapina ed il trasporto della donna in ospedale il giorno successivo in serata. Le indagini non escludono che l’uomo abbia dormito accanto al corpo senza vita della moglie. Salvatore Giuliano viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario.