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Quanto conta la Mafia in Sicilia?

Il 28 gennaio si è svolta a Palermo la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario, nel corso della quale il Presidente della Corte di Appello Gioacchino Natoli ha denunciato il consistente aumento dei reati con aggravante del metodo mafioso.

 

Nonostante i clan siano stati decimati dagli arresti dei capifila permane la pratica di imporre il pizzo alle attività commerciali e alle imprese, ma le attività più remunerative restano lo spaccio di sostanze stupefacenti e le infiltrazioni, a scopo nella pubblica amministrazione e nelle attività finanziarie al fine di reinvestire i proventi illeciti.

 

Nelle stesse ore il centro studi “Pio La Torre” ha pubblicato i risultati di un’indagine svolta tra studenti siciliani che hanno partecipato al progetto “Giovani, cittadini consapevoli, attivi e responsabili”: il progetto prevedeva una serie di conferenze sul fenomeno mafioso, la visita alla Cantina “Centopassi” in un bene confiscato e conoscere la vita di Pio La Torre, attraverso una mostra fotografica e laboratori teatrali itineranti.

 

Al fine di prevenire le diverse forme di illegalità coinvolgendo i più giovani nel contrasto del fenomeno mafioso, è stato chiesto loro quale fosse la percezione della forza di Cosa nostra in relazione al territorio in cui vivono.
Le risposte confermano quanto denunciato dal Presidente Natoli: il 39% ha affermato che la Mafia è più forte dello Stato, il 34% pensa che lo Stato e la Mafia abbiano la stessa forza, e soltanto il 16% che lo Stato sia più forte della Mafia.
Alle domande sulla presenza della Mafia in città i risultati si capovolgono in quanto solo il 21% afferma che vi sia una concreta presenza di mafiosi; ma la risposta più significativa è quella alla domanda sulle persone in cui i giovani ripongono fiducia per contrastare la Mafia: sono gli insegnati, i magistrati e le forze dell’ordine ad ottenere il maggior numero di preferenze, mentre non riscuotono grandi apprezzamenti sindacalisti, parroci, politici nazionali e locali.

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