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Il ruolo della fotografia nelle sedute spiritiche

“Tra il 1920 e il 1926 Houdini si trasformò nel peggior nemico di medium e ciarlatani: partecipò a dozzine di sedute spiritiche, scrisse libri sui trucchi dei medium, diventò amico e poi nemico di Sir Arthur Conan Doyle, papà di Sherlock Holmes e acceso spiritista e condusse una famosa sperimentazione, poi trasformatasi in battaglia, con la medium Margery” (Dal sito Cicap)

IL RUOLO DELLA FOTOGRAFIA NELLE SEDUTE SPIRITICHE

L’al di là ogni tanto viene nell’al di qua. C’è chi giura di esserci stato mentre ciò accadeva. C’è chi pensa “Questo è pazzo”. L’argomento, volendo coltivarlo senza prendere posizione, almeno nel’incipit, pretende che si affronti il tema delle prove. Non può certo bastare il giuramento di chicchessia. Dunque occorre qualcosa di obiettivo. Non c’è nulla di meglio della fotografia, ovvio.

C’è pure chi si è preso la briga di raccogliere le fotografie tematiche di cui si diceva, con scrupolo da collezionista. È il caso di Cyril Permutt. Ne ha contate così tante da essere costretto a fondare un Centro di Ricerca sulla Fotografia Paranormale. L’obiettivo dichiarato; dimostrare l’autenticità del fenomeno. Le foto in cui si è imbattuto sono nel libro Obiettivo sull’Aldilà 150 eccezionali foto di apparizioni, fantasmi, ectoplasmi e immagini del mondo invisibile, edizioni Mediterranee.

Da argomenti del genere, che risalgono agli inizi della fotografia, questo tipo di arte visiva ha dovuto piegarsi al ruolo di supporto funzionale alla prova che i fenomeni paranormali esistono.

Ovviamente tra chi ci crede vi è chi ammette che sono state fin troppe le truffe ma, tuttavia, ci sarebbero prove genuinamente soprannaturali. Ovviamente si allude alle foto di fantasmi ed ectoplasmi. Roba dell’altro mondo, insomma.

Usa anche distinguersi questo genere di foto in due gruppi distinti. In uno si collocano le foto che darebbero atto dei fenomeni paranormali visibili. Nel secondo, invece, bontà loro, con un intervento diretto del paranormale, ci viene fatto il regalo di impressionare le pellicole o la carta fotosensibile.

Inutile dire, forse, che le foto più significative sono quelle che ritraggono i medium, o sensitivi che dir si voglia, impegnati nelle note sedute. Accanto a questi appaiono le entità. Ectoplasmi a morire e spesso mentre sono tutti seduti – altrimenti che seduta spiritica sarebbe? – le entità appaiono in piedi, fluttuanti e così via.

Val la pena segnalare che ripetere gli esperimenti con apparizioni di ectoplasmi sarebbe di una banalità estrema. Basti pensare che alla famosa Eusapia Palladino (o Paladino) bastava mettere un fazzoletto su una mano e il fantasma era servito. Hai voglia di fotografarlo. Eppure riuscì a convincere praticamente tutto il globo terracqueo che non solo i fenomeni accadessero davvero, ma che lei fosse onesta fino in fondo. Purtroppo molti dei suoi trucchi emersero in vari Paesi. Tuttavia, ci cascarono nomi sorprendenti. Vale la pena conoscerla un po’ di più, sperando non ci venga a tirare le coperte in un momento in cui la fotocamera fosse lontana o la batteria scarica.

Lo spiritista napoletano Enrico Damiani nel 1872 era a Londra.

Durante una seduta spiritica gli riferirono che a Napoli stava andando per la maggiore Eusapia Palladino. Damiani decise di occuparsi di quella singolare figura, mettendo a disposizione la sua maggiore esperienza. La rese famosa.

Ma chi era la Palladino? Era nata in una umile famiglia nel 1854 e, come spesso accade e viene raccontato da chi manifesta o sostiene di avere doti medianiche, da piccola aveva subito una serie di traumi. La mamma era morta dopo averle dato la luce; già a un anno si fratturò l’osso parietale; a otto era presente quando i briganti ammazzarono il padre. Tra gli effetti più clamorosi da lei creati attraverso i cosiddetti poteri medianici: levitazioni, colpi provenienti da entità, materializzazioni-apporti, telecinesi, campanelli che si librano … materializzazioni di spiriti di defunti e comunicazioni dirette col proprio spirito guida, John King. Nel 1886 incontrò un’altra personalità napoletana: il medico napoletano Ercole Chiaia. Conobbe anche lo scrittore Federico Verdinois (giornalista che scriveva firmandosi con lo pseudonimo Picche). Ormai era famosissima e ritenne fosse giunto il momento di sfidare uno scienziato tristemente famoso per le sue orripilanti tesi: Cesare Lombroso. È il 1888 e Chiaia gli lancia il guanto della sfida. Scrive una lettera aperta. Lombroso sosteneva essere tutti falsi i fenomeni paranormali. Accettò ufficialmente la sfida nel 1891 e cambiò idea. Sostenne di aver visto un grosso mobile levitare fino a tre metri di distanza da Eusapia Palladino e dichiarò “Sono tutto confuso e mi rammarico per aver combattuto con tanta ostinazione i fatti detti spiritici”. 

Ma cosa era esattamente successo? L’incontro medianico si celebrò alla presenza di Lombroso, Richet, Aksakov e addirittura dell’astronomo Schiaparelli. Pare si arresero tutti alla evidenza dei fenomeni e il Lombroso addirittura l’abbracciò, ormai convertito allo spiritismo.

In realtà, assistettero a una ottima messa in scena di stampo teatrale ma non se ne accorsero. Avessero potuto leggere quel che avrebbe poi scritto Roland Barthes in La camera chiara, forse avrebbe approfondito un po’ di più: “Tuttavia (mi pare) non è attraverso la Pittura che la Fotografia perviene all’arte, bensì attraverso il Teatro”. Comunque, la Palladino venne anche “studiata” a Genova, presso il Circolo Minerva, da Ernesto Bozzano, dove anche l’incredulo Enrico Morselli, neuropsichiatria, si arrese alla consueta evidenza dei fenomeni.

La fama di medium onesta che la Palladino si era guadagnata valicò i confini nazionali e andò ella stessa spesso all’estero, Germania, Russia, Francia, Polonia, partecipando a costosissime sedute dove accadeva di tutto; il clamore si fece frastuono e ormai erano date per certe e autentiche le sue doti medianiche.

Nel 1926 fu lodata da Arthur Conan Doyle nella sua Story of Spiritualism, enfatizzando i presunti fenomeni psichici e le materializzazioni spiritiche prodotte dalla donna. Perplessità incontrò negli Stati Uniti d’America. Non mancò chi la accusò di essere una medium che era vero fosse dotata di poteri, ma non disdegnava i trucchi e gli imbrogli.

Nella fase della sua vita in cui cominciava a invecchiare, che corrispose a quella in cui aumentarono i controlli delle sedute, i suoi poteri si ridussero enormemente.

Questa vicenda ci ha fatto ricordare il film animato sceneggiato da Jaques Tati, L’Illusionista: verso la fine del film il protagonista, un illusionista appunto, fa trovare un biglietto alla ragazzina che lo aveva seguito a Edimburgo. C’era scritto: I maghi non esistono. Era una verità assoluta oppure no?

La risposta si può evitare e far intervenire Gianni Rodari, che ebbe a dire “Nel paese della bugia, la verità è una malattia”.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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