Zombie

Gli zombie esistono. Lo si può leggere anche in questa pagina di Napoli.acapo, associazione di idee per il rilancio della città.

Potrebbe sembrare una boutade, ma la notizia che rilancia, siamo nel giorno 5 di marzo 2011, non ha nulla che non sia scientifico e giornalisticamente corretto. L’articolo, presentato con un titolo che funziona, ovvero “Il fungo killer spunta dalla testa”, inizia così: “Una “ramificazione” della nuova specie di fungo Ophiocordyceps camponoti-balzani spunta dalla testa di una formica “zombie” nella foresta pluviale brasiliana. Considerato all’inizio come una singola specie, Ophiocordyceps unilateralis, questo tipo di fungo in realtà ne conta quattro, e tutte sono in grado di “controllare” la mente delle formiche”.

Non siamo, dunque, di fronte a nulla di escogitato per attrarre l’interesse del lettore e poi depistarlo verso mete surreali, incubi, cinematografia cosiddetta di serie B.

L’articolo rappresenta gli studi dell’entomologo David Hughes, e di altri suoi colleghi, della Penn State University. Nello studio, pubblicato sulla rivista PLoS One, evidenzia come tutto sia ascrivibile al riscaldamento climatico e alla deforestazione. Il fenomeno: quando la specie di funghi attacca una formica, lo fa conquistando la cabina di regia: il suo cervello. In seguito, quando l’insetto si sposta in un luogo adeguato allo sviluppo del fungo stesso, quando questo si potrà diffondere, come tutti i funghi, attraverso le spore, la formica non servirà più e, quindi, la potrà ammazzare.

Sarebbe interessante far sapere a questi studiosi del fenomeno che si verifica intorno all’otto settembre di ogni anno sul Monte Formica, a circa venti chilometri da Bologna. È un rilievo del Medio Appennino, a 638 metri sul livello del mare. C’è una singolare formazione naturale, una cresta rocciosa che domina le valli dell’Idice e di Zena, il santuario di Santa Maria di Zena, prescelta dalle formiche della varietà Mirmyca Scabrinodis. Il nome stesso del monte, Monte Formica, è dovuto al fenomeno naturale che vi si verifica: ogni anno, da tempi immemori, sempre nei primi giorni di settembre, migrano a sciami sulla vetta, provenienti dal centro dell’Europa, i soli maschi delle formiche alate della predetta varietà. Vi giungono per compiere il loro volo nuziale. Dopo l’accoppiamento, le formiche vanno a morire a centinaia di migliaia nella zona di un santuario. Si tratta di un fenomeno che davvero rasenta l’horror, anche il film Uccelli di Hitchcock e lo stesso regista sbianchirebbero: enormi nuvoloni cupi, l’insieme di un grandissimo numero di formiche che arrivano dal cielo e vanno a spirare all’unisono. Si sottolinea che l’8 settembre si festeggia la Madonna e in quei luoghi vi è un santuario che risale al ‘400. L’evento, quindi, si ammanta di religiosità, apparendo come un omaggio alla Madonna stessa e alla chiesa, che era denominata Santa Maria Formicarum. Naturalmente, l’ultimo volo nuziale, sarebbe un omaggio della Natura stessa alla Madonna. Le formiche vengono benedette e donate ai fedeli: si crede tuttora che curino molti malanni. Nel Santuario, sotto l’immagine della Vergine, è riprodotto un distico latino che recita “centatim volitant formicae ad Virginis aram quo que illam voliant vistmae tatque cadunt” (ansiose volano le formiche all’altare della Vergine, pur sapendo che ai suoi piedi moriranno). Se la fine dei maschi appare ineluttabile, le femmine, almeno in questo fortunate, se ne vanno alla ricerca di luoghi adeguati per creare altre colonie.

Ovviamente la formica è un ottimo soggetto fotografico e documentare fotograficamente la sua vita, zombie e non zombie, può essere estremamente educativo. Un esempio altissimo è quello fornito dal fotografo russo Andrey Pavlov

Ovviamente, l’accedere nel microcosmo di un animale che gli umani apprezzano, implica delle difficoltà. Se ne possono intuire alcune, e vedere altri ottimi contributi fotografici.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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