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Fotografare le allucinazioni

È possibile fotografare le proprie allucinazioni? E quelle degli altri? Le domande sono tendenziose, è vero. È chiaro che una cosa è ciò che fa il prestidigitatore di turno, quando ti piazza una fotocamera davanti alle corna e afferma che sta fotografando i tuoi pensieri e ben altra è realizzare opere reali che affondino l’obiettivo nelle sensazioni. È certamente possibile, invece, tenere conto di ciò che si racconta e realizzare fotografie che definiremmo lisergiche. Questo sì, è possibile, e chiaramente si dovrebbe partire dalla conoscenza di certi fenomeni. Fosse stato possibile fotografare, a esempio, ai tempi epici in cui vissero alcuni santi sarebbe stato probabilmente più complesso tramandare talune credenze: arti tagliati ma cresciuti nuovamente per ragioni miracolose, il santo che entra in un forno incandescente per sfuggire ai genitori e ne esce integro e così via. Tuttavia, oggi si potrebbero facilmente riprodurre quei fenomeni sia con trucchi fotografici realizzati al momento dello scatto che in post produzione. Ovviamente si tratta anche di mettersi d’accordo sul significato di certe affermazioni e di alcune parole, anche per non capire assi per figure e creare pastrocchi fotografici di difficile comprensione. Dunque, le parole: importanti tout court e non sono mai questioni di lana caprina le eventuali polemiche che le riguardino. Ne prendiamo una a caso: Bilocazione. Per il dizionario Hoepli è: Presenza simultanea di un corpo in due luoghi diversi. Hoepli indica come sinonimo: ubiquità. Si potrebbe dissentire vibratamente: l’ubiquità è la capacità di trovarsi in più luoghi nello stesso momento, non solo in due. La parola deriva, infatti, dal latino “ubique” che significa “in ogni luogo”. È una parola che si incontrava anche nella filosofia medioevale: utilizzata per spiegare la capacità di Dio di essere presente contemporaneamente in ogni posto del suo creato.

Altro è lo “sdoppiamento”: Divisione in due parti di una realtà unitaria. Lo si incontra, questo termine soprattutto in psicologia: sdoppiamento della personalità, dissociazione della personalità nello schizofrenico e così via, per giungere all’uso cinematografico, soprattutto negli States: quanti saranno stati film con protagonisti che ammazzavano senza che l’altro sé sapesse nulla? Volendo approfondire.

ci si imbatterebbe nel caso della professoressa Émilie Sagée. Siamo in Russia, nel 1845. Le allieve del collegio femminile di Livonia assistono alla lezione di francese della docente. A un tratto restano a bocca aperta: Émilie Sagée si sdoppiarsi. Le appare accanto un corpo identico. Come no bastasse: imita ogni movimento. Lei, quella originaria, sembrerebbe non notare il fenomeno. Inutile dire la notizia si diffonde velocemente sia nella scuola che fuori. Interviene lo studioso di fenomeni psichici Alexander Aksakof, che dichiarerà: “Le manifestazioni della Sagée erano davvero singolari. Di lei si dicevano strane cose. Le sue allieve la vedevano in due posti contemporaneamente. Una volta, mentre Émilie era in classe, le studentesse scorsero chiaramente il suo doppio intento a raccogliere fiori in giardino; lo faceva stancamente, con movimenti lenti e faticosi, come se fosse in trance. Il doppio fu anche toccato dalle ragazze, che lo attraversarono con la mano avvertendo una lieve resistenza…”. il clamore rese la scuola un inferno e la dirigenza fu costretta a licenziare la professoressa che sparì senza più far parlare di sé.

Fenomeni del genere sono ampiamente trattati dalla letteratura religiosa e si rimanda al web. Nello stesso web si potrà leggere nomi come Boirac, Gurney, Maxwell, Myers, Podmoren attraverso cui scoprire moltissimi fenomeni spontanei.

Naturalmente siamo di fronte a ipotesi ben lontane dalle teorie del «doppio» che ci riporterebbero all’occultismo, il sapere antico, che ci svela come l’uomo non sia costituito solo da anima e corpo : avrebbe anche il corpo astrale.

Sono molti i presunti esperti che si sono occupati di sdoppiamento, giungendo fino a consigliare sostanze pericolose, droghe, per conseguire il fenomeno: l’oppio, l’etere, la cocaina, la morfina, l’hascisc, per non dire dell’erba del diavolo ovvero lo stramonio, pianta diffusa nei luoghi incolti che ogni tanto fa giovani vittime tra qualche sprovveduto che vuole usarla per vedere i mostri o incontrare e parlare con chi non c’è più. Molte di queste sostanze provocano uno sdoppiamento peraltro non controllabile dagli operatori e sovente la dose che produce effetti mitizzati coincide con quella tossica, come è nel caso dello stramonio. Non mancano, naturalmente, le tecniche che incidono sullo stato del corpo, sul rapporto veglia-sonno, assumendosi che, giungendosi a uno stato di rilassamento completo e arrivando alla totale immobilità, si rallenterebbero le attività della mente con la sospensione del pensiero, ma sensa addormentarsi. Si è isolati dal resto dell’ambiente, i rumori non si avvertono più e si è dominati dalla sensazione di benessere. Velocizzando questo procedimento si comincerebbe a percepire la componente astrale che si manifesterebbe in forma di luce oppure di un’ombra diffusa. A questo punto lo spazio iperfisico sarebbe facilmente percorribile e i doppioni degli esseri viventi sarebbero percepibili prima del piano astrale.

Rimanendo nell’ambito letterario, hanno raccontato di ipotesi similari in moltissimi: il tedesco Johann Goethe, lo fece in Poesia e verità. Raccontò: “Cavalcavo lungo il sentiero per Drusenheim, quando mi sopraffece un presagio fra i più strani. Vidi cioè me stesso, con gli occhi della mente e non nel corpo, venirmi incontro per la stessa via, a cavallo. Vestivo un abito che non avevo mai indossato, grigio-azzurro con fregi d’oro. Quando mi riscossi, la figura era scomparsa. Lo strano è che, otto anni dopo, mi ritrovai, col vestito del sogno che mi ero messo per caso, sulla stessa strada…”. Esperienze dello stesso genere fecero pure Byron e Shelley: si sdoppiarono a quel che raccontarono. A Ernest Hemingway andò diversamente: era in guerra, prima Guerra Mondiale; fu ferito e si ritrovò a guardare il suo corpo dall’alto. Questa è una ipotesi molto frequente, raccontata spesso in maniera similare. Lo scrittore la riferì così: “Andai fuori veloce, con tutto me stesso. Poi galleggiai e invece di procedere mi sentii scivolare indietro. Respirai ed ero indietro…”. Una descrizione per certi versi simile alle esperienze di pre-morte, in questo caso però senza il classico attraversamento del tunnel. Sul piano scientifico: la bilocazione è stata osservata in laboratorio, ma solo a livello molecolare. Non si potrebbe, quindi, mai confonderla con credenze soprannaturali e tantomeno con bilocazione degli individui, che non è mai stata dimostrata. Se fosse possibile fotografare fenomeni del genere avremmo fatto la rivoluzione vera. Con un salto carpiato perfetto avremmo davanti agli occhi la prova che certi fenomeni esistono e vinceremmo il premio di un milione di dollari promesso da James Randi, il noto oppositore delle pseudoscienze.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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