“Chi nasce annuda e chi nasce ‘ncammisa.
I’ ca nascette annuda e senza niente,
aspetto ca pe’ me cagna lu viento.
[…] Chi nasce ‘ncunia e chi nasce martiello.
Si ‘stu martiello ‘ncasa e nun m’apprezza,
pure vene lu juorno ca se spezza.
Chi nasce janco e chi niro gravone.
I’ mò gravone so’ ma te n’adduone,
lu juorno ca m’appicciarraggio bbuono”.
(Villanella di Cenerentola – La gatta cenerentola – Roberto De Simone)
ORA LEGALE
Viaggio nel giornalismo nella cultura nell’arte
Scenari apocalittici … Scenari apocalittici? E che ci vuole per descriverli? Ma quali elementi usare per regalare una prospettiva suggestiva, quasi alchimistica? Ci vorrebbe la quintessenza, ovvero la pietra filosofale, se si preferisce, per dire parole chiare, poche, magari, ma comprensibili, ben scritte e che si facciano leggere. È troppo, forse. Chi ha il tempo di farlo? Forse solo i politici, le loro segreterie e gli addetti alla comunicazione? Sì, forse loro sì, essendo abituati a praticare antri alchemici, se non altro per dire tutto e il contrario ma sempre con grandi capacità oratorie e letterarie. Sempre convincenti. Impeccabili. Attitudini essenziali, queste, per essere votati, quasi quanto l’altra pure necessaria: una bella gnocca, di quelle che sembrano essere due donne una sull’altra, create con la bacchetta magica al fine di candidarle con elezione sicura. Potrebbe bastare anche una metafora biblica, ciò è indubbio. In tal caso si rischierebbe di dare una botta al cerchio e una alla botte. Sarebbero soddisfatti anche gli opposti estremismi, forse. Ma la chiarezza potrebbe diventare solo una promessa velleitaria. Certo, trattandosi di scenari apocalittici potrebbe essere utile procedere seguendo l’onda d’urto di una bomba atomica ma potrebbe bastare l’idea di una guerra giocata a Risiko. Le metafore, sì, quelle vanno sempre bene. Le capiscono tutti anche se poi è difficile cedere alla voglia di spiegarle sproloquiando per ore e tirando fuori significati sorprendenti. Parole su parole. Sarà richiesto molto tempo e forse occorrerà sottrarlo alle ore spese navigando nel web. E che fa? Mica è una sciagura. Mettiamola così e non se ne parla più. Secondo me può essere divertente dare uno sguardo alla sezione di mondo che qui interessa, almeno per mero esercizio mentale, tanto per conservare un po’ di lucidità, visto attraverso questa lente di ingrandimento: l’energia malefica o le armate rosse e blu hanno spazzato tutto ciò che era in superficie, che si notava facilmente. In concreto, a esempio, hanno spento le telecamere a un Michele Santoro o ad altro grande nome equipollente, sul piano del peso specifico giornalistico, tipo quell’altro che per ricordarlo memorizzai ‘Cipollotto’ e non riesco a toglierlo dalla mente. Cipollotto? E chi è? Secondo me hai bevuto. Sei ubriaca già di prima mattina, almeno così pare. No, ubriaca no anche se ho scolato l’ultima bottiglia di rummo portato da Cuba. Rummo? Scusa, non è una cosa che si mangia? Non è la pasta? Forse intendevi dire rum? Stai sempre a spaccare il capello. Hai capito cosa intendevo dire o no? E allora taci; segui il filo del discorso. E lui e gli altri che fanno? Beh, si incavolano, è il minimo, ma poi almeno uno può andare da Maurizio Costanzo e dire, più o meno: “Bello uagliò, che dici, la creiamo una nuova televisione?” Mentre l’altro trasale, si guarda intorno (dubita su qualcosa? È spiazzato dal “bello uagliò” frase sin lì detta solo dalla cara Maria?) e ci pensa su un attimo, dalla Commissione Europea qui e lì stanno arrivando fondi per la Comunicazione presso vari Enti e c’è chi si sfrega le mani. Si può immaginare che il fermento si estenda nelle proprie chiese, ovvero le sedi di partito, giacché si potranno sistemare un po’ di persone, quasi mai giornalisti, dimenticandone tante altre, un reggimento di gente con la pipa in bocca o sigarette sottili e lunghe ma anche di non iscritti all’Ordine, che da tempo scrivono senza retribuzione o per pochi centesimi. Oh, qualche volta questi rischiano pure la vita poiché sono tra quelli che si sporcano le mani, toccando affari di grosse dimensioni, che mettono la tremarella. Affari di grosse dimensioni … È equivocabile questa faccenda, detta così? Alla faccia delle parole chiare e comprensibili! Vero ma chi legge o ascolta una certa Radio sa a cosa ci si riferisce. Non è necessario usare parole come ‘camorra’, ‘mafia’, ‘droga’, ‘omicidi’, ‘stupri’. Con tanti problemi, perché si dovrebbe ripetere cose trite e ritrite? Comunque, l’inconsapevole Costanzo, intanto, ha finito di cogitare, si è lisciato i baffi e: “Miché, secondo me è complicato; ci vorrebbe tempo e dovremmo trovare qualche compagno … Scusa, volevo dire qualche amico …, no, meglio dire qualche finanziatore. Che dici se facciamo insieme una bella trasmissione? Magari tu te ne vai a Bologna, tra la ggente. Dici che ggente è troppo? Meglio gente? È vero ma in video non si vede quante g si usano. Che fai, ti metti a sofisticare pure tu?” I due ridono. Si scambiano uno sguardo enigmatico; forse è quasi libidinoso ma si tratta di intesa pura e semplice. Si abbracciano. Quant’è bello essere in sintonia. Capita ogni tanto ma solo nella vita reale. Non si può certo mettere a confronto un abbraccio virile, anche se ostacolato dalla pance, con un Mi piace. Dopo qualche tempo, per fortuna, la ggente scende di nuovo nelle piazze e non solo a Bologna. Si sbracciano quando le telecamere li inquadrano dalla giusta angolatura, ovvero mai dall’alto altrimenti si vedrebbero i vuoti e si penserebbe a un flop. E quelli, pur non sapendo nulla di tecniche di ripresa, si inquadrano coi cellulari; cheese; dentature cavalline sbiancate emergono tra le tenebre; seni rifatti sobbalzano al chiar di luna poiché pare che il silicone sia fotogenico. D’altronde i loro cervelli sanno che per far notare certe insenature basta alzare le braccia al cielo e una taglia 0 diventa 1, per non dire della IV che riesce a toccare vette stratosferiche; scattano. Finalmente è Selfie! Felicità pura. Un attimo solo e quelle belle facce di oriundi e bolognesi purosangue, contenti anche se sono già orfani di Lucio o lo saranno di lì a poco, con corredo di chiappe sode e quarte taglie, fanno il giro del mondo. Quante sono? Iammo, ia, mo si esaggera. Conta solo il numero o anche la qualità? Comunque, la polizia dice che sono trenta, un’altra fonte – o si dovrebbe dire sorggente con due g, senza punto che è un’altra cosa? – dichiara trecentomila. Si può accettare la seconda versione poiché più siamo e megghio, che suona allo stesso modo, è.
Scusa se ti interrompo: che ore fai tu? Mezzanotte. E tu? L’una. Tu dormi, secondo me. Perché? Perché c’è l’ora legale in Italia. Non lo sapevi? Sì ma pensavo significasse un’altra cosa. E cioè? Non saprei, non trovo le parole. Lasciamo stare. Sarebbe tempo perso. Pultroppo … Come? Pultroppo? Ma non ci vuole la erre? Sì, ma suonano tale e quale, quindi: pultroppo sarebbe tempo perso poiché la solita onda d’urto o le almate – almate? Non si dice armate? Ah, sì, Alma Mater mi pare, o no? – se si preferisce, hanno travolto pure alcuni giornali della carta stampata. L’Unità, a esempio, forse ha chiuso, forse no, ma resta il fatto che l’ultimo numero, fatto di pagine bianche, candide veramente come certe anime italiote, forse troppo poche, è uscito nelle edicole e consegnato da edicolanti affranti a file sterminate di lettori attenti. Grandi nomi pure lì, grazie a dio, non sono mancati e per fortuna sono stati prima ben retribuiti poi forse no. Ma che fai, ironizzi sulla controprestazione dovuta a chi lavora sulle notizie? Ma scherzi! Non mi permetterei mai anche perché per farlo devi essere capace di trasformare il tuo corpo tozzo in una specie di ogiva. In che senso? Scusa se oso chiedere ma certe volte sei troppo difficile da capire. Hai presente Mennea? E certo che sì … Ebbene, quello tutto poteva fare eccetto che battere Borzov. Eppure ci riuscì e stabilì pure un record. Ma che c’entra con il fare giornalismo? Mizzeca, sei proprio ottusa. Ti svelo l’arcano: occorre arrivare per primi sulla notizia altrimenti … Aspetta, aspetta. Quindi tu sostieni che per vendere i giornali bisogna avere una forma olimpionica? Almeno le dita sì, quelle devono essere veloci. Uhm, secondo me hai la lingua biforcuta. Dici e non dici. Comunque, tornando all’Unità, che è successo dopo, dopo … Si dice che tra i lettori in molti abbiano pianto ma si racconta pure che altri abbiano goduto come i ricci. Perché, i ricci come godono? Alzi la mano chi li ha mai visti in fase copulante. È un atto di fede. Ah, allora, sì, va benissimo ma io avrei scelto le tartarughe che sono più simpatiche e non pungono. Le tartarughe? E come lo fanno quelle? Atto di fede, su …. music and love. Ma non era peace and love? Sì, ma a Witney Houston piaceva di più e a me piaceva lei. Quindi … Beh, i gusti son gusti e infatti piaceva pure a mio marito. Dice ancora che la mia caviglia sinistra è uguale a quella di Witney. E la destra? Vene varicose, gonfia, tumefatta … Comunque, quelle bestioline da proteggere lo fanno sicuramente. Stop. Non degeneriamo. Per la verità io avrei preferito gli scorfani che saranno pure brutti ma sono simpatici e mi fanno ridere, anche se non bucano lo schermo.
Non c’è mai modo di mettere d’accordo due persone. E allora come fecero Maurizio e Michele a … Michele chi? Cavolo, ma che fai, dormi? Svegliati e segui il discorso che sto per finire. Costanzo e Santoro … Costanzo chi? Oh, madonna bella. Ma che fai, dormi? No, non dormo, ma pensavo ti riferissi al regista. Chi domanda non sbaglia. Scusa. Basta. Mi arrendo. Chiudiamola qui perché così … Così è la vita, come dice Benigni. Tuttavia, alla fine si accetta tutto poiché proviene dal cielo. Per fortuna l’onda d’urto e le armate – armate? Ma non si dice almate? No, no, scusa, mi stai confondendo le idee – pare non guardino in faccia a nessuno. Pare. E come va per il mondo della Cultura e dell’Arte? I teatri d’opera, a esempio, che fine hanno fatto? Fondi tagliati, maestranze decimate, teatri che hanno chiuso. E gli altri rami vivi del complesso mondo dei palcoscenici che si aprono e chiudono davanti a sguardi ammirati? Che fine hanno fatto le compagnie che ricevevano i finanziamenti dagli Enti? E i teatri stabili? Come se la cavano? Un ragno dal buco. Che c’entra il ragno, adesso? È una associazione di idee. Dici che è banale? Non so perché ma ho pensato pure alla tela o, se vuoi, alla rete e quindi al fare rete. Boh, chissà perché. Il cervello è una foglia di cipolla. Scusa, non si tratta di una sfoglia di cipolla? E che ne so io? O foglia di fico o sfoglia si finisce comunque per nascondere qualcosa, o no? A me se dici sfoglia viene in mente un rustico in cui hai celato formaggio, salame, erbette, ortica compresa, pepe e quindi adesso ho fame. E se dico foglia di fico? Non farmi parlare, va. Ti dispiace se penso a certe statue? I bronzi di Riace, dici? Perché, c’è qualcosa di male? No, però, dove eravamo rimasti? Sì, che fine hanno fatto i teatri e così via. Hai proprio ragione; si potrebbero elencare infinite domande similari le cui risposte sono nelle prime pagine dei giornali e in molteplici interventi televisivi. È inutile ripeterle. Basta forse segnalare che si propongono spettacoli meno complessi, impiegando meno attori e meno professionalità un tempo ritenute essenziali, pur non apparendo in scena. Ma dici che è tutto qui? Forse dimentichi qualcosa? Ah, sì, come no, mannaggia la morte, mannaggia. Che cervello bacato. Meglio la salsa bachata. Non parlarmi di sugo a quest’ora, ti prego, che ho già fame. Guarda che mi riferivo al ballo … In ogni caso, come dimenticare le tante compagnie che non ricevevano finanziamenti, magari non li chiedevano neppure. Sì ma alcuni Enti offrivano comunque dei servizi … Le sale, la comunicazione, a esempio. Vero. Un’acqua di maggio anche quella ma loro, però, talvolta esageravano. Loro chi? Le compagnie che non ricevevano i finanziamenti, ovvio, no? E che facevano? Non lo sai? No. Oh, pagavano gli attori! Accipicchia. Li pagavano addirittura? Che ggente …
Mentre l’onda d’urto e le armate rosse/blu proseguono la loro opera, c’è chi pretende con forza il diritto di migliorare la propria condizione umana e quella degli altri esseri viventi. Va fatto, dicono, senza mai arrendersi, rispettando le leggi ma contribuendo a modificare quelle ingiuste, che pure esistono. Pare che lo desiderino fortemente e ciò è già anche una azione, almeno a dire dal senso del fonema: non puoi ambire alla realizzazione di alcunché se non alzi almeno lo sguardo al cielo. Ciò è solare, tanto per stare in tema. Ma poi, cosa accade? Purtroppo, di utile dal cielo non cade che la manna e altro di similare, oltre a molto di peggio. Non basta e non è sufficiente la visione della luce che, partita dalle stelle, per quanto ti appaiano ancora pulsanti e fotografabili, forse si sono già estinte, nel silenzio siderale come sulla Terra, frequentata oramai solo da ggente che se ne fot … ehm, che se ne frega di loro. Per fortuna sfiora anche tanto di meraviglioso e le città che, lo insegnò Calvino, “[…] come i sogni, sono fatte di desideri e paure”. E allora? Allora posi lo sguardo su ciò che c’è tra la terra e il cielo anche se ti spaventa. Mi fai venire i brividi quando dici certe cose. I brividi, pe cuollo … Ma perché? Perché, come diceva Peppino Impastato “[…] la conoscenza ci salverà”.