Maria Baratto, una donna quarantasettenne che lavorava presso lo stabilimento Fiat di Nola, finita oramai come moltissimi suoi colleghi in cassa integrazione, si è tolta la vita martedì 20 maggio nella sua abitazione di Acerra. Il ritrovamento del corpo è avvenuto soltanto ieri sera dopo la segnalazione di alcuni vicini. La donna sarebbe morta a seguito di forti emorragie interne provocate da alcuni fendenti all’addome che si sarebbe inferta da sola.
L’operaia era cassa integrata da circa sei anni, e stava vedendo scadere la sua situazione di stallo lavorativo nel prossimo luglio. La stessa scriveva nell’agosto del 2011 sul sito del ‘Comitato mogli operai Pomigliano D’Arco’: “Non si può continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti”, scriveva inoltre che i diversi governi che si sono susseguiti sia questi di destra, sia di sinistra, non hanno fatto altro che stendere un velo d’omertà sulle politiche aziendali di Marchionne mirate a fare profitti sulla pelle dei lavoratori.
Il suicidio della donna va ad aggiungersi a quello di Agostino Bova, operaio di Termini Imerese, che preso dalla disperazione uccise la moglie e tentò di togliere la vita anche alla figlia, prima di finirsi, di Giuseppe De Crescenzo operaio di Pomigliano D’Arco, a questi si aggiunge anche il tentativo di suicidio di Carmine P. Una situazione drammatica che coinvolge moltissimi operai e le relative famiglie, strozzate dalle brame di guadagno del colosso italiano.
Fabio Noviello