Le politiche ambientali da un lato e i protocolli internazionali dall’altro, ci invitano ad andare in una direzione chiara che è rappresentata dalla diminuzione progressiva delle emissioni di gas serra. I risultati dei rapporti dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, però, smentiscono sempre le linee politiche di cui sopra. L’ultimo rapporto sul clima, presentato a Berlino in questi giorni, afferma che le emissione tra il 2000 e il 2010 sono aumentate addirittura più che nei tre decenni precedenti. Un risultato ben poco confortante visto che la quasi totalità degli scienziati è ormai d’accordo sulla correlazione tra aumento delle emissioni di gas serra e cambiamenti climatici che tendono alla tropicalizzazione delle nostre latitudini.
Il famoso piano ’20 20 20′, successivo al protocollo di Kyoto, che prevede la riduzione del 20 per cento delle emissioni (baseline fissata al 1990), l’implemento del 20 per cento di energia proveniente da fonti rinnovabili e il 20 per cento di risparmio energetico planetario. Il tutto entro il 2020, sembra ormai già archiviato e si pensa già a nuovi e più ambiziosi obiettivi. Gli studiosi, infatti, sulla base delle osservazioni su diversi scenari, hanno calcolato che, per limitare l’aumento della temperatura media globale a soli 2° C rispetto ai livelli preindustriali, dovremmo tagliare le emissioni di una quota compresa tra il 40 e il 70 per cento delle emissioni calcolate al 2010 entro il 2050, per poi prevederne l’azzeramento entro fine secolo.
Già nella prima parte del rapporto, presentata a settembre, l’Ipcc metteva in guardia circa le responsabilità del fattore umano sul riscaldamento globale (ascrivendo un aumento di poco meno di 1° C dall’industrializzazione). Nella seconda, presentata a fine marzo in Giappone, sono stati descritti gli effetti di questi cambiamenti climatici sull’uomo e sull’ambiente. Frutto della collaborazione fra 235 autori di 58 Paesi, questa terza parte contiene per la prima volta un capitolo dedicato ai finanziamenti e agli investimenti nel settore dell’energia necessari a contenere l’inquinamento.
Il quinto rapporto (il quarto risale al 2007) rappresenta un monito da non stigmatizzare anche per le autorità statunitensi, come ha detto segretario di stato John Kerry, il quale ha dichiarato che le “buone soluzioni per l’energia sono soluzioni per il clima e questo rapporto mette in luce che tecnologie per l’energia ora disponibili per ridurre sostanzialmente le emissioni globali”.
Luigi Oliviero