Chi ricorda ancora quei dischetti neri, piccoli e fragili che giravano per le mani degli adolescenti fino a qualche anno fa? Ormai totalmente dimenticati a favore dei più moderni supporti di riproduzione della musica, i 45 giri sono diventati in pratica una rarità o un cimelio buono per i nostalgici, un po’ sulla scia di quel personaggio dei fumetti di fantascienza, Nathan Never, che ama rivangare il passato attraverso la collezione di vinili.
Ma il 45 giri non è solo un disco di piccole dimensioni, è anche il simbolo di un periodo, la proiezione di un’epoca e soprattutto un modo ben preciso di fruire la musica, in linea con l’affermarsi sempre più esteso della “musica di plastica”, ossia la musica leggera, le canzoni veloci usa e getta, l’effimero successo dell’estate.
Disco maneggevole, pratico ed economico insomma, il 45 giri nasce nel 1945 e si affianca sul mercato al già da tempo affermato e onnipresente 78 giri. Nel giro di pochi anni, però, la svolta. L’anno è il 1954 quando, per la prima volta, si vendono più 45 giri che 78 giri.
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