Corre felice il giovane Leopoldo, per gli amici Leo, tra gli sconfinati campi della sua città, all’epoca non ancora lastricata d’asfalto e dominata da fatiscenti palazzoni. Corre, come amano fare i ragazzini alla sua età, inseguendo un pallone che veloce sfugge via, un pò come fanno i grandi sogni. Corre veloce Leo, ma ad un tratto decide di fermarsi. Sul campetto disegnato con fantasia e astuzia, senza pali, senza porte e senza linee, è caduto un avversario. Il rigore è sacrosanto, la porta però ancora vuota. Nessuno vuole parare, rischiare il muso o la faccia per provare a salvare un pallone dalla propria porta è dopo tutto un qualcosa di inconcepibile, specie per ragazzi di quell’età. Leo, però, vuole provare. Magari il modo migliore per inseguire quel sogno è proprio restare fermi, avrà pensato dirigendosi verso gli invisibili pali di quella polverosa porta. Nemmeno il tempo di voltarsi che la palla è già partita, veloce verso la sua destra. Leo si tuffa, stendendo ogni muscolo del suo corpo. La mano destra, completamente tesa riesce a toccare quel pallone calciato con foga. Il tiro finisce fuori, in angolo, e il giovane ragazzo ercolanese sgrana gli occhi increduli verso quel soleggiato cielo primaverile. La sua Ercolano, viva e presente nei suoi sguardi, nei suoi racconti, è forse un pò come quella porta. Un qualcosa di invisibile agli occhi ma comunque percepibile per chi ha imparato ad amarla. Una città che, proprio come quella porta, va difesa, senza paure ne angoscie, solo con quel coraggio che caratterizza l’animo di chi presto ha imparato a sognare. Molti rigori dopo, Leo comincia il suo volo trai i pali, “veri”, di Ercolanese, Catanzaro, Nocerina e Gallipoli. In serie C, detenie tutt’ora uno storico record d’imbattibilità, risalente a metà degli anni 70. Mille e venti minuti senza subire gol, circa dodici partite di seguito. Un’impresa storica che ancora viene ricordata con stupore da amici ed ex compagni. Sarebbe potuto finire in serie A, ma non fu fortunato, all’epoca, infatti, a decidere non erano i giocatori ma i presidenti. Concluso il suo volo, Leo decise di provare, stavolta per davvero, a difendere il suo vero grande amore: Ercolano. Era alto, bello, affascinante, amava le donne e le donne lo amavano, senza freni ne paure come lui stesso era abituato a fare. Non ebbe, però, abbastanza tempo Leo. Il suo sogno, quello di far splendere la luce della sua città oltre noti confini, si spense in una fredda notte di metà 2005. Un male incurabile rubò così al mondo e ai suoi cari un prezioso angelo. Arrivato sulla terra e nei campi di calcio per insegnarci a volare, come lui spesso faceva tra i pali, Leopoldo, per gli amici Leo, ha lasciato in dote ad Ercolano un patrimonio umano che va al di là di ogni realistica immaginazione. Ha insegnato ai giovani che sognare non costa nulla, che sperare a volte ripaga, ma sopratutto che per volare non c’è necessariamente bisogno di ali. Anche per questo l’amministrazione comunale, assieme alla società sportiva Rita Ercolano, ha deciso di dare il via alla terza edizione del “Memorial Grimaldi”. Alla manifestazione, partita il 30 dicembre scorso, partecipano alcune delle più titolate rappresentazioni giovanili campane. Il torneo, il cui epilogo è previsto per il 6 gennaio, si svolgerà allo stadio Solaro. Un modo per ricordare e ricordarsi di chi davvero ha avuto il coraggio di sognare, di volare, di vivere.
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