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Vittime innocenti: 17 dicembre

  • 1980 Filomena Morlando
  • 1992 Giuseppe Borsellino
  • 2005 Giuseppe Riccio

1980
Filomena Morlando

Insegnante di 25 anni
Uccisa a Giugliano (NA)

Filomena Morlando, giovane insegnante venticinquenne, fu assassinata la sera del 17 dicembre a pochi passi dalla sua abitazione mentre rincasava. Tra le poche centinaia di metri che la separavano da via Monte Sion, la giovane donna si trovò coinvolta in una sparatoria tra appartenenti a bande rivali della camorra locale. La giovane fu colpita alla testa da un proiettile e si accasciò al suolo a causa della ferita che ne causò il decesso pressoché immediato.


1992
Giuseppe Borsellino
Imprenditore di 54 anni
Ucciso a Lucca Sicula (AG)

Giuseppe Borsellino è stato un imprenditore italiano vittima della mafia. Nacque da una famiglia di origini riberesi, poi trasferita stabilmente a Lucca Sicula. Cominciò a lavorare presto. Dopo vari lavori si dedicò alla sua definitiva attività di piccolo imprenditore-operaio di una piccola impresa di calcestruzzo che diresse assieme al figlio Paolo. Rifiutò qualsiasi tipo di compromesso o sottomissione al potere e agli interessi mafiosi e perciò venne ucciso il 17 dicembre dopo aver rivelato alla magistratura i nomi dei mandanti e degli esecutori dell’omicidio del figlio Paolo (ucciso il 21 aprile 1992, omonimo del giudice Paolo Borsellino anch’egli ucciso nel 1992). Le sue dichiarazioni permisero agli inquirenti di ricostruire gli intrecci tra mafia, affari e politica dell’hinterland lucchese di quel periodo.


2005
Giuseppe Riccio

Pizzaiolo di 26 anni
Ucciso a Napoli

Giuseppe Riccio era un pizzaiolo napoletano vittima della Camorra. Padre di un bambino di pochi mesi, Giuseppe lavorava nella pizzeria «Donn’Amalia» in via Capodichino, a Napoli. La sera di sabato 17 dicembre, verso le 18:30, un commando di otto persone a bordo di scooter fecero irruzione nella pizzeria per vendicarsi di un diverbio avuto col titolare, Ercole Cristoforo, il giorno prima: l’uomo li aveva ripresi perché i loro motorini erano parcheggiati davanti all’ingresso del locale e ostruivano il passaggio per i clienti. Giuseppe venne colpito da tre proiettili nell’aggressione che seguì a colpi di mazze e spranghe. I suoi assassini vennero condannati tutti all’ergastolo due anni dopo.