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L’antimafia che ci piace, brindisi natalizio

Ritrovarsi in questo appartamento, ormai simbolo di riscatto e modello virtuoso di riutilizzo sociale di un bene confiscato, nella sede di Radio Siani, dopo tanti anni, quasi ci si dimentica da dove tutto e cominciato. Farlo a Natale poi, ci si dimentica ancor di più.

Basta però soffermarsi un attimo, guardarsi intorno, che i ricordi iniziano ad affiorare, e la pelle a venir d’oca.

Questa mattina a pensarci bene, c’eravamo tutti, c’era l’inizio di una bella storia, di questo fantastico progetto.

C’era il mitico Pierpaolo Filippelli, adesso procuratore aggiunto a Torre Annunziata e ormai destinato (perchè lo merita) ai vertici della Dda, con i suoi coraggiosi e valorosi collaboratori; proprio loro, quelli che hanno deciso che ad Ercolano si iniziava a fare sul serio nella lotta alla camorra, e ci hanno messo corpo e faccia. Ed ecco arrivare l’operazione Reset: 74 persone arrestate e la casa del boss confiscata, il resto e cosi tanto che dedicherò un articolo a parte.

C’erano i militari della Tenenza di Ercolano e del Comando di Portici, che ci hanno e continuano a guardarci le spalle nelle mille iniziative.

C’era Nino Daniele, che durante la sua sindacatura ha prodotto la delibera di assegnazione dell’appartamento affinché si costituisse il progetto Radio Siani la voce della legalità.

C’era lo zoccolo duro degli attivisti di sempre della radio, quelli che passano gli anni e sono ancora li a trasformare un sogno in un progetto reale di economia sociale. 

C’erano i volti degli ultimi arrivati, quelli che sul terreno confiscato stanno coltivando i pomodorini del “Piennolo” che stanno raggiungendo tante tavole italiane e botteghe. Grazie all’oro rosso del Vesuvio, il maestro Falanga di Boscotrecase, ci ha perfino dedicato una pizza, “La pizza Radio Siani”. Caro Giancarlo lo so, la pizza proprio non te l’aspettavi, a dire il vero nemmeno io, e invece guarda un po’ l’antimafia sociale che ti combina, alla faccia di chi pensava di zittirti con qualche colpo di pistola. Posso solo immaginare le risate che ti starai facendo per questa nuova intitolazione.

C’era l’Associazione antiracket, quella che avuto per prima l’onore di avere sede nel palazzo di corso Resina 62. Quella che con i suoi associati ha deciso di denunciare i propri aguzzini alle Forze dell’ordine conferendo cosi al Dott. Filippelli gli strumenti per andare avanti nelle indagini e decretare la parola FINE ad una storia di camorra, che aveva insanguinato e distrutto lo sviluppo di una città intera.

Sangue innocente versato per strada a colpi di pistola, come quello di Salvatore Barbaro nel 2009. Dopo sette anni di attesa è stato finalmente riconosciuto vittima innocente. Ucciso per scambio di persona perché colpevole di possedere un auto dello stesso modello della vittima designata.

Stamattina, come in altre occasioni, con noi in radio c’era anche la sua famiglia. La mamma, la sorella, il fratello ormai diventati parte attiva del movimento anticamorra.

Fu proprio in quel 2009, dopo l’uccisione di Salvatore e la bomba al panificio di Sofia (anche lei in radio assieme al marito), che decidemmo di dire basta e scendere per strada in una marcia anticamorra al termine della quale ci fu la prima trasmissione radio.

C’eravamo tutti questa mattina, c’era l’inizio di un modello, la stessa voglia, lo stesso coraggio, gli stessi protagonisti, anche se con qualche capello in meno e con qualche ruga in più, ma con la stessa forza e determinazione di allora, con la consapevolezza di un esperienza maturata sul campo, e una convinzione certa: INDIETRO NON SI TORNA, vogliamo la caserma!!!!

Questa è l’antimafia che ci piace, quella vera, quella che ci fa ridere e urlare, piangere e gioire, correre e passeggiare, raccontare e coltivare, scrivere e arrestare, riprendere e guardare, aspettare e poi colpire, brindare e piangere, fermarsi e sospirare…. meno male.

Buon Natale e buone feste a tutti, e non dimenticatevi mai che Radio Siani sarà sempre la voce di chi non ha voce, venite ai nostri microfoni, siete i benvenuti.

Tanti Auguri

Giuseppe Scognamiglio

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