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Squadristi ad Ercolano nel 1921. Una nuova piccola luce sul dovere della memoria

Nel 2003 lo storico Mimmo Franzinelli pubblicò il libro “Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922” nella collana le Scie Mondadori in cui narrava le violenze dei fascisti che furono lo strumento per portare alla nascita della dittatura che condusse l’Italia alla rovina.
Gli squadristi uccidevano, vessavano e terrorizzavano non solo i militanti del partito socialista, comunista e i popolari di Don Sturzo ma anche i cittadini che non s’interessavano di politica e la stessa forza pubblica che cercava di arginare le loro violenze. Giolitti e i liberali al potere coprivano e finanziavano le loro tristi imprese per rafforzare il loro potere e stroncare le opposizioni. Dal 1919 al 1921 furono centinaia le vittime dei fascisti.
Amadeo Bordiga e i suoi compagni nel 1921 avevano fondato una sezione del Partito comunista a Napoli, in Borgo Sant’Antonio Abate e a Ponticelli tennero il primo convegno regionale alla presenza di cinquanta delegati. Il foglio della sinistra socialista, il Soviet, divenne l’organo ufficiale del nuovo partito in Campania. I fascisti compresero subito qual era l’avversario da abbattere. In quello stesso anno si tennero le elezioni politiche e il Partito comunista d’Italia candidò a Napoli Francesco Misiano (Reggio Calabria 1884-Mosca 1936).
Il primo maggio gli squadristi, guidati da Aurelio Padovani e Navarra Viggiani (Catanzaro 1890-Roma1951), assalirono la folla in Piazza Mercato, dove si stava tenendo il comizio elettorale di Misiano con Bordiga, e uccisero il ferroviere Giuseppe Spina e un manovale. Le guardie regie arrivarono in ritardo quando ormai i lavoratori stavano raccogliendo i loro feriti. Il 5 maggio un’altra squadra fascista irruppe nella redazione del giornale comunista Il Soviet devastando le attrezzature come fecero con la sede del Mondo del liberale Giovanni Amendola.
La domenica del 15 maggio, giorno del voto, gli squadristi guidati da Navarra Viggiani uccisero a Ercolano (allora Resina) e a Ponticelli quattro militanti di sinistra: Pellegrino Giordano, Pasquale Migliaccio, Aniello Riccardi e Paolo Scognamiglio. Fu una domenica di sangue, ventidue furono le vittime delle violenze squadristiche e una di esse era un agente della forza pubblica. Pellegrino Giordano era nato nel 1897 a San Giorgio a Cremano ed era stato battezzato nella Chiesa di San Giorgio martire, il padre si chiamava Luigi e la madre Teresa Borrelli. Era residente a Resina in via Trentola n 100 ed era un giovane vetraio cattolico e di sinistra che morì senza il conforto dei sacramenti ed ebbe i funerali nella Chiesa di Santa Maria a Pugliano. Il padre all’epoca dei fatti non era più in vita ma la madre lo era ancora e dovette sopportare il dolore della tragica perdita del figlio e un mese dopo si spense anche una figlia, anch’ella in giovane età.
Lo squadrista fu arrestato la sera stessa e fu denunciato per omicidio plurimo, violenza armata e violazione di domicilio; scontò quarantasette giorni di carcere e fu condannato a quattro mesi di carcere (amnistiati).Il 17 agosto 1924, durante le manifestazioni di sdegno popolare a Napoli per il delitto dell’onorevole socialista Giacomo Matteotti, fu responsabile della morte di tre cittadini. Francesco Misiano fu eletto deputato nel collegio elettorale di Torino insieme con altri 14 candidati, nonostante il terrore e le violenze scatenate contro i votanti. Il partito fascista ottenne 35 seggi. Il 13 giugno 1921 l’onorevole fu aggredito a Montecitorio da trenta deputati fascisti armati di pistole. Tra loro c’era Roberto Farinacci, tristemente famoso per il suo fanatismo e per la partecipazione alle violenze a Cremona e a Parma. Costoro trascinarono fuori dalla Camera l’onorevole comunista, gli attaccarono al collo un cartello con frasi offensive e lo sottoposero a mortificazioni, oltraggi e sputi per le vie di Roma.
Antonio Gramsci sulle pagine dell’Ordine Nuovo scrisse: ”La prima affermazione dei fasci in Parlamento è un atto cui non si può attribuire, nemmeno con i più stiracchiati contorcimenti mentali, nessun significato politico, è un atto di pura e semplice delinquenza La persecuzione contro un uomo, specialmente quando si agisce in un campo sul quale si attenderebbero manifestazioni di principi e di forze ideali, ha sempre questo carattere. Nel caso di Misiano poi, il quale da un anno dimostra di non temere le aggressioni e gli insulti e di avere sufficiente coraggio materiale e morale per proseguire impassibile nella sua via, l’aggressione compiuta da un gruppo di uomini, i quali si vantano tutti di essere coraggiosi combattenti e finora hanno dato prova di avere minore vigore morale di un predone che attende la vittima per pugnalarla nella schiena – ma almeno arrischia l’esistenza sua in uno scontro – nel caso di Misiano dicevamo, e per il modo in cui i fatti si sono svolti in un corridoio della Camera, l’episodio è più che nauseante. Di fronte al fascismo italiano riacquistano nobiltà le più immonde figure di delinquenti che mai siano esistite”.
La ricerca non la consideriamo conclusa perché ci sono, infatti, altri tre nomi che devono ancora essere individuati. Non sono negli archivi parrocchiali né all’anagrafe del Comune di Ercolano, per cui, per il dovere della memoria storica di queste vittime innocenti, dovremo cercare in altre direzioni. Nel frattempo, ai quattro nostri conterranei va il nostro pensiero e il nostro impegno affinché simili atrocità non si ripetano mai più.

Vincenzo e Francesco Accardo

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