Equivoci da chiarire e usi terapeutici. Questo il focus dell’incontro che ha avuto luogo ieri nell’ambito del Portici Science Cafè, dal tema ‘Cannabis e cannabinoidi tra proprietà ricreazionali e terapeutiche: come districare la ricerca dalla politica?’
“Si tratta – spiega Vincenzo Di Marzo, Direttore dell’Istituto di Chimica Biomolecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Icb – Cnr), Pozzuoli – di un tema un po’ scottante che però è sempre attuale. Sebbene recentemente a livello politico siano stati avviati alcuni studi che muovono i primi passi verso l’applicazione dei cannabinoidi per uso terapeutico, la strada da compiere in tal senso per la ricerca è ancora molto lunga e tortuosa. Di fatto l’unica via percorribile è quella dello studio clinico, capace di mettere insieme tutte le casistiche possibili e garantire dei protocolli terapeutici scientificamente dimostrati in termini di efficacia”.
Ad oggi, alcuni applicazioni terapeutiche sono state autorizzate dal sistema sanitario nazionale, si pensi in tal senso ad alcune applicazioni nei pazienti affetti da sclerosi multipla, dove farmaci a base di cannabinoidi vengono somministrati dietro prescrizione medica. Di fatto, però, l’industria farmaceutica non considera tali componenti come la panacea per tutti i mali, e ne riconosce l’uso terapeutico solo in particolari patologie.
“La ricerca scientifica – continua Di Marzo – grazie agli studi condotti sui mammiferi, ha dimostrato come gli attivatori endogeni che l’organismo animale produce spontaneamente in risposta ai cannabinoidi, possano produrre effetti positivi e negativi. Il tipo di reazione varia da soggetto a soggetto ed il limite tra effetto terapeutico e tossico è ancora labile. Questo dipende dal tipo di patologia riscontrata, dal tipo e dal dosaggio di cannabinoide somministrato. Ad oggi sono stati classificati circa 80 fitocannabinoidi, ciascuno con proprietà differenti ecco perché è necessario non generalizzare e aspettare i risultati della ricerca sul campo”.
Portici Science Cafè