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La prima giornata

Si è tenuta ieri la prima giornata di ‘Dialoghi sulle mafie’, quattro giorni di confronti e approfondimenti realizzati nell’ambito del Forum delle Culture in collaborazione con il Comune di Napoli e con l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. 

Nel corso della prima giornata, dopo i saluti istituzionali del commissario del Forum delle Culture Daniele Pitteri e dell’assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele, si è entrati nel vivo degli incontri. Il primo, dal titolo “La scomunica dei mafiosi. Stato e Chiesa di fronte alle mafie”, che non è stato un vero e proprio dialogo, ma un saluto e una riflessione istituzionale, ha visto gli interventi del cardinale Crescenzio Sepe prima e del ministero della Giustizia Andrea Orlando poi. Il primo ha riportato gli esempi di uomini di chiesa come don Diana e di alcuni Pappi che hanno preso di petto le mafie.

Nel secondo incontro, dal titolo “Le mafie al nord e in Europa. Infiltrazione o radicamento?”, hanno dialogato, con la moderazione di Giacomo Di Gennaro, la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi, l’ex magistrato Giancarlo Caselli e la giornalista tedesca Petra Resky. Molto interessante il colloquio sulla presenza delle mafie in Europa e nelle fattispecie in Germania come ha riportato la Reski, la quale ha dichiarato che “la Germania è una roccaforte delle mafie italiane ed in special modo della ‘ndrangheta”.

Parole importanti anche quelle pronunciate da Rosy Bindi, la quale ha dichiarato che “un patrimonio tanto articolato come quello dei beni sequestrati alle mafie non è gestibile da una struttura come quella della Agenzia dei beni confiscati come è oggi”, aggiungendo che lei e la Commissione Antimafia sono in attesa di una risposta da parte del governo sulla proposta di riforma dell’Agenzia.

Giancarlo Caselli ha detto, rispetto al radicamento e all’evoluzione delle mafie, che “la magistratura non credo abbia sottovalutato più di tanto l’espansione della mafia. La sottovalutazione era praticamente impossibile perché oltre trent’anni fa la ‘ndrangheta, con riferimento ad una sentenza della Cassazione, ha ucciso il procuratore della Repubblica di Torino Bruno Caccia”.


Ciro Oliviero

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