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Detenuti risarciti se condizioni ‘inumane’

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che prevede il risarcimento per i carcerati che abbiano vissuto periodi di detenzione in condizioni ‘inumane’, ovvero che siano stati costretti a passare il loro periodo di carcerazione in uno spazio inferiore ai tre metri quadrati previsti dalla legge. A dare la notizia è stata il ministro Maria Elena Boschi.

Il provvedimento adottato dal governo guidato da Matteo Renzi arriva a seguito delle contestazioni giunte al governo da parte della Corte di Giustizia europea che aveva intimato alla giustizia italiana di mettersi in regola con le norme europee in materia di diritti dei detenuti.

Il testo, ancora non reso pubblico, prevede misure sia di carattere economico che di sconto di pena. Sul primo aspetto il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha previsto un risarcimento al detenuto che sia stato privato dello spazio ‘vitale’ di una cifra tra gli otto ed i dieci euro al giorno per ogni giorno. Mentre per quanto concerne lo sconto della pena è pari al dieci per cento del tempo che resta da scontare in carcere.

In attesa del testo definitivo abbiamo discorso della decisione del governo con Mario Barone, presidente campano dell’associazione Antigone, il quale ha detto che “è necessario scindere la questione in due aspetti, quello relativo al passato e quello del futuro. L’aspetto compensativo, ovvero quello economico, riguarda il passato, ma nessuna quantificazione può risarcire la sofferenza patita da queste persone”.

“Quanto prevede questo testo, secondo le prime indicazioni date questa mattina, va ad incidere anche sul sovraffollamento delle carceri, ma la sentenza Torreggiani della Corte europea sottolinea che l’Italia debba agire anche sulla salute, la socializzazione e la vita in carcere dei detenuti”, ricorda Mario Barone. Lo stesso racconta anche del meccanismo ‘celle aperte’, in sperimentazione anche in alcuni carceri della Campania, che prevede che il detenuto sia fuori dalla cella per otto ore al giorni, anziché due. “Il disagio però – prosegue l’esponente di Antigone – colpisce sia i direttori di questi penitenziari, che non sanno come impiegare i detenuti, come mi hanno raccontato, che gli stessi detenuti che non sanno cosa fare”.

Ciro Oliviero

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