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Ciccio Merolla: Napoli città di musica libera

M. Ragucci ph

Il percussionista partenopeo Ciccio Merolla legato in maniera viscerale alla sua città, da sempre testimone nel panorama nazionale di suoni afro-beat e mediterranei ci racconta il suo ultimo progetto “Sto tutto fusion” con una crew di artista tutti “made in Naples.

 Ciccio un gruppo di partenopei per il tuo nuovo progetto “ Sto tutto fusion”, con te Pepp Oh Sica come autore dei testi , Andrea Esposito “Oluwong” macchine elettroniche, Piero De Asmundiis alle tastiere. Che momento vivi e che fermento musicale ti ha ispirato la tua città per il tuo progetto?

 

Più che dire che momento vivo, mi piace dire vivo il momento. Ogni attimo della vita di un uomo è magico, certo ci sono momenti buoni e quelli cattivi, tutti abbiamo i giorni “no” e giorni positivi, però il segreto è fare tesoro dei momenti negativi per trarre insegnamento e dai momenti felici per godere di quella felicità. Tutto per dire che quando faccio musica per me è sempre un grande momento. Poi fatta con gli amici musicisti e in questo caso compagni di viaggio, tutto diventa ancora più bello. La condivisione nella vità è preziosa, nell’arte lo è ancora di più.

 

La città partenopea è da sempre considerata un incrocio di mille culture e anime mediterranee. Credi che essa rappresenti musicalmente e culturalmente un elemento di rottura con il resto del panorama musicale nazionale?

 

Napoli è un mondo a parte, sforna talenti in tutti i campi e fortunatemente in quello musicale abbiamo una grande storia alle spalle e tante nuove cose stanno proponendo anche le nuove leve. Rispetto al panorama nazionale, qui siamo più liberi, facciamo musica ancora per il gusto di farla, parlo soprattutto di me, ma non solo, siamo meno assoggettati alle logiche di mercato, fuori dall mainstream, siamo più liberi di dire quello che vogliamo e quindi sicuramente più onesti intellettualmente. Il panorama musicale che ci propongono le radio purtroppo è piatto. Lanciano i tormentoni e te li propinano in loop cento vole al giorno, tu li canti, li conosci a memoria, ma hai scelto davvero tu quella canzone? Quelle parole ti rappresentano? Non credo. E’ come la pubblicità in tv. Compra questo, compra quello. Ma alla fine compri quello che vogliono loro. La musica made in Naples, quella autoprodotta fa fatica ad uscire fuori sul nazionale perché non è sottomessa alle major, ma sai cosa ti dico? Meglio. Arriva al cuore di chi l’ha cercata. Di chi l’ha scelta. Di chi ne ha capito il messaggio. Arriva a chi la vuole davvero ascoltare.

 

Nell’album inserisci un brano intitolato “Followers”. E’un modo di giocare in musica con le nuove tecnologie oppure una critica costruttiva a non farsi trascinare troppo dall’era digital?

 

Questa corsa al like mi fa proprio sorridere e un po’ intristire. Ma che siamo diventati numeri da collezionare? Per carità. Parliamo di aria fritta. Guardo il fenomeno, anche io ho giocato con le visualizzazioni ,totalizzando più di 60 milioni nel video virale quando ho suonato il corpo di una donna. Ma quello era un gioco. Non ho cercato la popolarità con quello. Faccio il musicista, propongo la mia musica, se arriva a tanti cuori, mi fa piacere. Se con la mia musica ho regalato un sorriso in una giornata triste, ho fatto cantare un ragazzo mentre va a scuola, ho regalato due ore spensierate a chi mi è venuto ad ascoltare ad un mio live, ho fatto riflettere chi ha capito una mia canzone, allora io sono un uomo ricco. I like non fanno la felicità.

 

 

La città di Napoli è una capitale del sud dalle mille sfaccettature. Quali sono i luoghi che ricordi con più emozione di quando hai iniziato il tuo percorso artistico?

 

Sicuramente i Quartieri Spagnoli, i luoghi della mia infanzia, dove tutti i suoni e i rumori dei vicoli mi suggerivano sonorità che poi sono presenti nelle mie composizioni, ma anche piazza del Plebiscito, il centro storico dove per la prima volta ho visto i bonghetti e ne sono rimasto affascinato. Poi ogni strada, ogni piazza, ogni angolo di Napoli racchiude un episodio, un ricordo, un aneddoto legato alla mia musica. Difficile elencarli, li porto nel cuore e li racconto nelle miei canzoni

 

Quali saranno i tuoi progetti prossimi e che appuntamenti live hai per “Sto tutto Fusion”?

 

Con la mia band è in programma il tour invernale. L’estate appena trascosa l’abibiamo passata in giro per le piazze, in luoghi bellissimi del nostro paese, dai borghi montani ai luoghi di mare. E’ sempre bello conoscere tante persone e scoprire piccoli gioielli della nostra terra. Con l’arrivo dell’inverno invece il live sarà costruito per teatri, luoghi più raccolti come club. Un appuntamento imminente a cui tengo molto è quello del 12 ottobre presso la ex base Nato in cui si terrà un festival per sensibilizzare sul tema dell’autismo dove proporrò un mio live basato sul potere curativo della musica. La musica è magica, è un ponte di comunicazione che auita tante persone con difficoltà, ma io dico sempre che la prima difficoltà di comunicazione appartiene a chi si sente “ normale”, a chi ignora il prossimo qualunque sia la sua problematica. Il non ascoltare, il non tendere una mano, l’indifferenza è il primo problema di questa società.

 

 

Sergio Cimmino

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