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Arte contemporanea con il velo. E un pizzico d’ironia

Il debutto che non ti aspetti. L’Arabia Saudita, nazione a tradizione islamica per eccellenza, ha deciso di lasciare il segno sulla scena internazionale dell’arte contemporanea. Mentre le opere di artisti mediorientali, tra cui Talal Al Zeid e Mohammed Farea, sono già in mostra alla Galleria d’arte Lam a Riyadh, c’è grande attesa per la prossima apertura della nuova galleria d’arte contemporanea Alaan Artspace in programma il mese prossimo sempre nella capitale del Regno saudita. Segnali importanti arrivano anche da Dubai (Emirati arabi uniti), dove la principessa saudita Reem Al-Faisal ha finanziato l’intraprendente galleria fotografica The empty quarter (inaugurata nel 2009), mentre nel 2011 un’istallazione dell’artista saudita Abdulnasser Gharem intitolata “Message/Messenger” è stata battuta da Christie’s per oltre 840mila dollari (circa 700mila euro).

«C’è una quantità enorme di energia nella scena artistica in Arabia, ma gli spazi sono ancora relativamente pochi e l’Alaan Artspace è la prima vera piattaforma di arte contemporanea», ha detto in un’intervista a The art newspaper, Neama Alsudairy, il direttore e fondatore della nuova galleria. La mostra inaugurale, “Soft Power” (26 settembre – 10 dicembre), rappresenta un importante passo avanti, con tre artiste saudite. I dipinti e le opere su carta di Sarah Mohanna Al-Abdali raffigurano figure femminili i cui corpi sono attraversati da motivi geometrici. Spicca una serie di arayis (spose) con la testa piantata nel terreno. C’è poi un video di Sarah Abu Abdallah che “rielabora” una macchina distrutta proveniente da una discarica locale. «L’artista sovrappone la propria esperienza su un oggetto» spiega Alsudairy. Infine, c’è grande attesa per l’installazione di Manal Al Dowayan (l’artista lasciò una traccia profonda alla Biennale di Berlino del 2010) che rappresenta una gigantesco rosario decorato con i nomi di donne anonime dipinti in luoghi pubblici.

«Le opere sono tutte molto diverse, ma insieme presentano un punto di vista complicato e per certi versi divertente riguardo il ruolo delle donne nella società contemporanea. Come i nostri artisti, cerchiamo di trasformare la realtà, ma di farlo con la solidarietà, l’ambiguità e una forte dose di ironia», dice Alsudairy. E aggiunge che la mostra riflette un’importante tendenza nel mondo dell’arte. Nel senso che un numero significativo di importanti artisti e galleristi in Medio Oriente sono donne. A Jeddah nel gennaio di quest’anno, la ong britannica Edge of Arabia ha organizzato una mostra dal titolo “We Need to Talk”: delle 40 opere in mostra un terzo erano firmate da donne.

Fonte: www.globalist.it 

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