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Al via la XXII Edizione del Festival Voci della libertà – Una Canzone per Amnesty, quattro giorni di musica e diritti

Tra i più importanti festival dedicato ai diritti umani e alla musica in Italia giunge alla sua XXII Edizione la rassegna Voci per la libertà – Una Canzone per Amnesty dal prossimo 18 al 21 Luglio a Rosolina Mare anche quest’anno un ricco cartellone di appuntamenti ed artisti emergenti arricchito dal consueto “Premio Amnesty International” ai Big e alla categoria nuove proposte.

Il tema di questa edizione sarà “Sui diritti umani non si torna indietro” , un chiaro e netto messaggio da parte degli organizzatori sulle politiche umanitarie considerate necessarie e inalienabili da chi da sempre sta dalla parte dei più deboli e degli emarginati. Roy Paci e Willie Peyote riceveranno il Premio Amnesty nella sezione Big con il brano “Salvagente”, sul palco anche Gio Evan e La Municipal. Mentre nella categoria emergente si contenderanno il premio: Bo.Ro.Fra, Marcondiro, Mujeres Creando, Valerio Piccolo e tanti altri.

 

Abbiamo intervistato il direttore artistico Michele Lionello sull’importanza del Voci della Libertà proprio in tempi in cui c’è necessità di aprire e far luce su alcuni temi legati alla socializzazione e all’integrazione.

 

Un momento delicatissimo per il nostro Mediterraneo e anche per la situazione dei diritti umani nel mondo. Come è stato lavorare a questa ventiduesima edizione, in questo contesto sensibile per il nostro paese, e quale sarà la filosofia scelta per questo 2019?

 

Sì, la situazione dei diritti umani nel mondo e nello specifico del Mediterraneo non è di sicuro positiva. Rispetto al nostro lavoro, ricordo benissimo come l’anno scorso, quando la campagna che supportavamo era “La solidarietà non è reato” , campagna con la quale Amnesty International vuole sfidare la criminalizzazione della solidarietà nelle sue varie forme, siamo stati pesantemente attaccati nei social. È davvero triste pensare che la maggior parte delle persone sia a favore dei diritti umani solo quando si parla di donne e bambini in posti lontani da casa nostra… Quest’anno per ribadire il nostro impegno a fianco di Amnesty lo slogan sarà “Sui diritti umani non si torna indietro”. Uno slogan che parte dal 10 dicembre 1948, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani. Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo. Eppure la Dichiarazione è disattesa, anche perché ancora troppo sconosciuta. Amnesty International, Premio Nobel per la pace nel 1977 e Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 1978, è impegnata perché per tutti siano garantiti questi diritti. Si impegna, ogni giorno, per ricordare che sui diritti umani non si torna indietro.

 

Ventidue edizioni sono un traguardo molto entusiasmante. Cosa dobbiamo aspettarci per questa edizione nell’ambito culturale e quali proposte musicali ascolteremo dal 18 al 21 Luglio?

 

Da Roy Paci a Gio Evan, da La Municipàl ai Pupi di Surfaro tanti sono gli ospiti che calcheranno il palco della la 22a edizione di ‘Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty’, il nostro festival che coniuga musica e diritti umani e che si svolgerà dal 18 al 21 luglio a Rosolina Mare (Rovigo). Assieme al vincitore del Premio Amnesty International Italia, sezione Big, Roy Paci, quest’anno abbiamo voluto da una parte dare priorità alla nuova scena indie contemporanea con Gio Evan e La Municipàl e dall’altra valorizzare alcune delle migliori esperienze degli emergenti passati dal nostro festival con le Mujeres Creando, i Pupi di Surfaro e Kumi Watanabe. Fulcro della manifestazione sarà come sempre il contest per band e cantautori che porterà, nella giornata conclusiva, a proclamare il vincitore del Premio Amnesty International Italia, sezione Emergenti, dedicato ai migliori brani legati alla Dichiarazione universale dei diritti umani. In gara saranno otto artisti provenienti da tutta Italia, da Taranto a Milano, da Cagliari a Treviso. Oltre alle proposte sul palco principale, saranno tante le iniziative culturali presenti al festival: la mostra “In arte Dudu” (la Dichiarazione universale dei diritti umani illustrata da giovani artisti) e tre installazioni. La prima è “Parliamone in piazza”, su numeri e persone di origine straniera abitanti a Rovigo, la seconda “Love difference”, l’arte urbana per la socializzazione e la terza “Inalienabile” un’opera multimediale su Musica e diritti umani. Poi tutti i pomeriggi ad orario aperitivo un evento ad hoc con: Marcondiro, Gio Evan, Mud e Roy Paci assieme a Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty Italia.

 

Oltre al nostro paese, Amnesty International si occupa di diritti umani anche nel panorama internazionale. Attualmente quali sono le violazioni di diritti umani poco conosciute a noi italiani attuate negli Stati e Paesi?

 

Sono passati 70 anni dalla nascita della Dichiarazione universale dei diritti umani e leggendo il rapporto “La situazione dei diritti umani nel mondo” di Amnesty International si ha la netta sensazione che il mondo sia diviso in due, da una parte chi quei diritti li difende ogni giorno assumendosi grandi rischi e dall’altra chi non solo li viola ma cerca di mettere a tacere ogni voce di dissenso. Le attiviste e gli attivisti per i diritti umani hanno un ruolo sempre più cruciale e la repressione e gli attacchi nei loro confronti sono la prova del loro potere, della forza dirompente delle loro azioni. Se attraversiamo geograficamente i continenti, il tentativo di ridurli al silenzio è una costante. Cambiano i metodi, la spudoratezza o la gravità di questi attacchi ma non il loro significato. L’Europa e l’Asia Centrale non sono esenti da questa tendenza. In molti paesi, le misure antiterrorismo e la criminalizzazione del lavoro degli attivisti hanno l’obiettivo di ridurre lo spazio della società civile. In Polonia è stata introdotta una legge che limita il diritto di manifestare. In Russia, dove aumentano le proteste, ci sono stati arresti di massa di manifestanti, compresi minori. In Medio Oriente, i difensori dei diritti umani hanno avuto un ruolo decisivo sia nel combattere discriminazioni e violazioni radicate, sia nel denunciare e tenere alta l’attenzione sui conflitti in corso, rivelando gli abusi compiuti dalle forze di sicurezza nel Maghreb, sfidando mezzo secolo di occupazione militare israeliana in territorio palestinese e alzando la testa contro le potenze del Golfo. Nello Yemen hanno ottenuto il rinnovo del mandato del Gruppo di eminenti esperti sullo Yemen delle Nazioni Unite ma, per il loro impegno, molti attivisti sono stati sottoposti a sparizione forzata, detenuti arbitrariamente e minacciati di morte.

 

Oltre al vostro importante Festival, avete pensato ad una sinergia con rassegne di altri paesi, oppure se ci sono collaborazioni già in atto?

 

Caratteristica specifica della nostra associazione è proprio quella di fare rete, di creare collaborazioni e sinergie con altri enti, amministrazioni o associazioni con cui realizzare iniziative assieme. Fiore all’occhiello di questo nostro modi di pensare ed agire è il nuovo (ormai dal 2017) contenitore Arte per la libertà, il festival della creatività per i diritti umani. Forte del successo degli ultimi due anni, Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty e DeltArte, il Delta della Creatività rinnovano il sodalizio attraverso Arte per la Libertà. Tante le nuove iniziative, ma la meta rimane sempre la stessa, ovvero la sensibilizzazione ai diritti umani attraverso l’espressività artistica, potente linguaggio universale e trasversale. L’arte nel suo senso più ampio sarà presente quindi nel ricco calendario 2019 con una pluralità di manifestazioni che vanno dalla musica all’arte contemporanea, dal teatro al cinema, dalla fotografia alla danza. Se gli anni precedenti c’è stata l’occasione per celebrare il riconoscimento del territorio del Delta del Po a riserva MaB UNESCO e quindi dare al territorio da cui parte la nostra storia uno spessore internazionale, quest’anno il Arte per la Libertà si espande oltre i confini del Polesine, sbarcando sull’altra metà del Delta nella provincia di Ferrara ma anche nel territorio patavino. Lo scopo quindi si concretizza: il festival, grazie al linguaggio universale dell’arte che crea legami, unisce i popoli e le diverse culture, oltrepassa davvero i limiti territoriali.
Oltre a questa specifica esperienza, giusto per dare un’idea di quanto e come operiamo ecco un po’ di numeri sul nostro operato in oltre 20 anni di attività: 180.000 persone nel pubblico – 210 eventi – 3.000 singoli artisti coinvolti live – 45 murales realizzati – 16 Premi Amnesty International Italia – 21 Premi Amnesty International Italia Emergenti – 62 big della musica che si sono esibiti live – 88 ospiti emergenti – 24 tra dj set e reading – 32 comuni coinvolti – 26video proiezioni di opere – 70 mostre e installazioni artistiche – 24 sedi espositive – 27 libri presentati – 18 rappresentazioni teatrali – 6 workshop di architettura e fotografia – 20 compilation realizzate – 23 campagne di Amnesty International supportate – 14.000 appelli firmati – 100 collaborazioni con altre associazioni o enti.

 

Rispetto a ventidue anni fa, quali sono stati i successi ottenuti grazie al Festival in ambito di diritti umani e quali sono i vostri obiettivi sul lungo termine?

 

Giusto per partire subito con qualche numero negli anni abbiamo supportato ben 26 campagne di Amnesty International con oltre 30.000 appelli firmati dal vivo per non contare quelli online. Però il nostro operato si basa in particolar modo sulla sensibilizzazione ed educazione ai diritti umani attraverso l’arte e soprattutto la musica, quindi non posso non citare alcune tra le produzioni culturali di maggior successo della nostra associazione: i 20 album musicali legati alle edizioni del festival, la realizzazione del docufilm “Presi a Caso” sull’eccidio nazista di Villadose, il progetto multimediale “Inalienabile” sul rapporto tra musica e diritti umani, il libro sui vent’anni di storia del festival con oltre 50 protagonisti tra organizzatori, big emergenti e tantissimi amici. Nell’ultimo anno la produzione del libro “In arte DUDU – La Dichiarazione universale dei diritti umani illustrata da giovani artisti italiani” e la vittoria della prestigiosa Targa Tenco come miglior album collettivo a progetto per il cd della ventesima edizione di Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty. I successi sono davvero tanti per un’associazione come la nostra che è formata da volontari e che opera in un territorio indubbiamente affascinate ma periferico. Non nascondo però che ultimamente sta diventando sempre più difficoltoso riuscire ad andare avanti nel nostro percorso, sia a livello di finanziamenti che di burocrazia che di sensibilità da parte dell’opinione pubblica. Chiudo quindi con le parole di Brunori Sas, vincitore del Premio Amnesty International Italia 2018 per la sua canzone “L’uomo nero”, con cui ha introdotto la sua risposta a chi gli ha posto la domanda che spesso inciampa anche sulle labbra degli artisti più impegnati: ma davvero fare musica può fare la differenza al fine di difendere i diritti umani? “Quello che facciamo ha a che fare con il mondo che c’è, ma anche con il mondo come vorremmo che fosse, un mondo che non c’è”.In un oggi musicale costellato di universi privati Voci per la libertà si pone come un’istituzione controcorrente, un richiamo all’impegno sociale, alla responsabilità che essere artista e comunicatore richiede.

 

SERGIO CIMMINO

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