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Irrational Man

“IRRATIONAL MAN”.  La capa nun tanto bona del prof. Lucas ritiene che con un bell’ omicidio possa tornare a vivere, uscendo dalla depressione… Pur lavorando all’ apparenza nelle coordinate grafiche della commedia, ha qui rivisitato sue tematiche che negli ultimi tempi erano rimaste sullo sfondo. Accanto all’Allen giocoso, pariante, che investiga sui misteri e i paradossi dell’amore, e altre realtà consimili, ve n’è un altro meno accattivante. Non dirò meno profondo. Uno di questi temi è quello della morte, per quanto lui ci rida sempre. In qualche modo legata ad esso, c’è la concezione del “controllo” della vita altrui, che si manifesta in chi “decide” di potere dare morte, attraverso l’omicidio “giusto”. Nel film questa insana teoria è riportata alla psicologia malata e depressa del prof (Joachim Phoenix) che, filosofando sul nulla esistenziale, loriconduce, stravolgendolo, al “proprio” nulla: a quel vuoto insostenibile che permea e opprime la sua anima. Il potere di comminare la morte ad un pur spregevole individuo gli dà quella “sferzata” di energia per la vita che lui invano attendeva dai libri, dal volontariato, dall’eros. La studentessa, l’attrice Emma Stone, che pure amerebbe il suo mèntore, col suo piano buon senso smonta questa teoria. Allen, ebreo, non può non  “rammemorarci” (direbbe Heidegger) che dal teorizzare un singolo omicidio si passa immediatamente a teorizzarne 6 milioni… La qualità del film è giocata proprio dall’apparente non-dialogo tra la dimensione drammatica e l’infiocchettamento della confezione. Opportunamente citando Dostoevskij, in particolare quello di “Delitto e castigo”, è come se tutto questo malessere navigasse sott’ acqua, sotto i nostri piedi, attorno a noi, e senza che nemmeno ce ne accorgiamo.

Ciccio Capozzi

 

 

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