La Terza Classe

“Viaggiare in Terza Classe è tutta un’altra storia! I ponti inferiori dei transatlantici, nel periodo a cavallo tra la fine del ‘800 e i primi del ‘900, erano un crocevia di culture e popoli che guardavano allo stesso orizzonte di libertà e cambiamento. Attraverso la musica, quei migranti tramutavano in gioia le sofferenze di un lungo viaggio che avrebbe di lì a poco creato un “nuovo mondo” sociale ed anche musicale come dimostrato dall’appalachiano bluegrass”. (Dalla pagina Facebook di La Terza Classe)

LA TERZA CLASSE

La voce umana e la parola sono l’articolazione di suoni, un insieme di colori; sono sintesi, istanti e istantanee di culture che viaggiano nello spazio e nel tempo, ovvero di passato e di proiezioni future, talvolta di dolori atroci e desideri entusiasmanti – perché no? – ma sono anche una immagine che può essere legata a rappresentazioni sociali e pubbliche di intenti meditati, innovativi, se non addirittura rivoluzionari. È così pur quando si rielaborino esperienze già storicizzate. La diffusione aggiunge qualcosa di universale e di materiale. È un precipitato che si deposita nelle coscienze e nel subconscio di più generazioni. È così, in fondo, attraverso questi meccanismi di base che talvolta una canzone, una ensemble, una immagine diventano icone (‘O sole mio, Buena Vista Social Club, il Che sulle magliette …). L’immaginario collettivo non aspetta altro che trovare qualcosa, qualcuno, che lo alimenti nuovamente. È straordinariamente stimolante poter osservare il nascere di un possibile mito futuro, soprattutto quando sei poco incline a mitizzare qualcosa o qualcuno. I giornali, l’informazione in qualsiasi forma espressa, sono tuttora lo strumento che può contribuire alla formazione dei miti degli anni 3.000 e, guarda caso, è ciò che accade: la stampa nazionale, a esempio, parla di un gruppo di giovani napoletani partito per gli States e tornato sulla cresta dell’onda. Il caso, poi, ci può mettere lo zampino e magari te li fa apparire davanti, con le vesti coerenti, disimpegnate, non paludate e tanto meno ostentate, di quei ragazzi a Chiaia. Potrebbe sembrare di aver quasi ricevuto dall’alto dei cieli il compito di alimentare il mito in formazione. Sai che non è così, che il Cielo neppure ti considera tanto sei piccolo e irrilevante come essere sulla Terra, e ti limiti a osservare da lontano. Suonano, cantano ma soprattutto sorridono ai passanti. Dialogano. È come essere davanti a uno specchio o a una finestra ancora coperti dai colori del lutto – Pino Daniele se ne è appena andato – ed è bello immaginare che qualche passante intraveda all’improvviso un raggio di sole capace di squarciare le tenebre, che raddrizzi la schiena grazie a quella spinta. Sono i sorrisi di quelli di La Terza Classe nella cui pagina Facebook li puoi vedere insieme al Maestro Deak Harp. Vi si può anche leggere che fanno il genere Bluegrass, Country, Dixieland, folk ma se anche facessero altro, Pierpaolo, Raffaello, Rolando, Enrico, Adriano, Biagio, sarebbero comunque un gruppo da seguire con attenzione sia nelle strade di Napoli che in altre traiettorie per quel che di nuovo, fresco e autentico già rappresentano.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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