L’anima dei sud

[…] quello che cercavo di dimostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere (Robert Doisneau)

FOTOGRAFIE DAI SUD DEL MONDO
DA TARANTO NAPOLI PALERMO ALL’ASPROMONTE E CUBA

L’anima dei sud del mondo è nella musica. Si potrebbe ricercarla anche nella cucina, in altre manifestazioni d’arte, nei reperti archeologici, nei luoghi di culto, nei mercati, nel Pensiero dei vari figli, nell’atteggiamento del popolo rispetto allo straniero … E per fortuna i sud sono tanti. Ciò implica che Madre Terra sia molto ricca. E per fortuna le differenze sono tante. Ciò implica che Madre Terra sia ancora più ricca. Ovviamente c’è sempre un sud del sud così come ci sono dei sud in ogni sud. Il Nord? Da questo punto di vista non esiste, non è mai esistito. Ci sono i Paesi, c’è l’umanità che li abita. È come un gioco di scatole. La più grande, quella che le contiene tutte, forse è l’unica che si potrebbe escludere per ricercare via, via quel che di volta in volta apparirà essenziale ma tale risulterà essere tutto. È un caleidoscopio di riflessi che schizzano via e colpiscono la fantasia, prima delle fotocamere, quello che è dato osservare. Perché si dovrebbe rinunciare a qualcosa che si individua nella tipica cartolina del luogo, quella ricca di luoghi comuni ma anche di verità profonde? Se si dice Puglia si potrebbe non pensare alla Taranta? Se si dicesse Taranto, o solo Tàrde, in dialetto, si potrebbe non pensare al maestoso porto, celebrato anche da Strabone: «Mentre la maggior parte del golfo di Taranto è importuosa, a Taranto c’è un porto molto bello e ampio del perimetro di 100 stadi, chiuso da un grande ponte. Tra il fondo del porto e il mare aperto si forma un istmo, sicché la città sorge su una penisola e poiché il collo dell’istmo è poco elevato, le navi possono essere facilmente trainate da una parte all’altra» (Strabone, Geografia, VI, 3, 1). Certo, quel porto non è più lo stesso, l’industria siderurgica ne ha fatto di danni, ma è ancora grande e potrà rinascere.

Proseguendo. Se si dicesse Palermo si potrebbe non pensare al mercato storico Vucciria e all’omonimo, celebre quadro di Guttuso? La mafia? C’è, eccome se c’è, ma come tutti i fenomeni umani se ha avuto una origine avrà una fine. È solo questione di tempo.

Se si dicesse Napoli si potrebbe non pensare al Vesuvio, al Cristo Velato nella cappella Sansevero, alle storie di coltelli, alla sceneggiata, a San Gennaro e al suo tesoro, alle città e paesi vicini compresi Ercolano e Pompei? Anche alla camorra? E certo che sì ma vale quanto detto poco sopra.

Se si dicesse Calabria si potrebbe non pensare a Garibaldi ferito in Aspromonte, al peperoncino piccante, ai bronzi di Riace e allo Stretto? Come sopra per quanto attiene anche alla ‘ndrangheta.

Spostandoci in altri sud: se si dicesse Cuba si potrebbe non pensare a La Havana, al mare, alle spiagge, al sigaro di Fidel, all’embargo, ai grandi artisti?

Si tratta di simboli, di caratterizzazioni, forse solo di cartoline, ma indagando si sarà in grado di tirare fuori l’anima di un popolo anche solo da uno degli aspetti noti. Se si tratti di una anima bella o meno è facile rilevarlo, attualmente, dalle espressioni culturali delle associazioni che producono incessantemente visioni di particolari o di assieme. Vale molto, a esempio, anche ciò che si può facilmente reperire nel web e nei siti. La ricerca porterà alla voglia di realizzare le proprie istantanee il che implica l’arricchimento dei puzzle di ogni Paese, così come si è formato dentro ogni essere umano, alla luce di miliardi di altre istantanee e parole spese per descrivere realtà che via, via entrano nell’immaginario collettivo.

Ma l’anima, intesa come quel che ognuno ha dentro sé, può davvero essere bella o brutta? Probabilmente no. Forse è come ogni fotografia: anche se ce ne sono di brutte qualcosa di bello qui e lì c’è sempre. Sempre.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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