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L’inconscio fa capolino, Joseph Conrad

I romanzi di Joseph Conrad, considerato uno degli autori principali a cavallo tra ‘800 e ‘900, sono storie di mare e di avventura: storie di uomini che vivono sulle onde, trascinati e trascinatori di navi che affrontano la straordinaria solitudine delle acque, infide, infinite, divoratrici di mondi, preda continua dei rischi. E in effetti prima che un romanziere, Conrad fu veramente un uomo di mare: orfano di madre e con il padre incarcerato per questioni politiche (la famiglia era originaria di una parte della Polonia annessa alla Russia), crebbe nel sogno di solcare i mari in libertà e lontano dalla terra che gli aveva procurato, fin dall’infanzia, tanto dolore.

Joseph Conrad, pseudonimo di Teodor Jòzef Konrad Korzeniowski, pur essendo nato in Polonia (a Berdicev il giorno 3 dicembre 1857), è di fatto considerato uno scrittore inglese. La sua famiglia apparteneva alla nobiltà terriera della Polonia, a quel tempo sotto il dominio russo. Il padre, patriota e uomo di lettere, muore nel 1867 , dopo molti anni di esilio politico (la madre era già morta nel 1865). Affidato alla tutela di uno zio, il giovane Conrad compie gli studi secondari a Cracovia.

A soli diciassette anni, spinto da un’irresistibile vocazione per la vita di mare, parte per Marsiglia, dove s’imbarca come semplice marinaio. Navigare significa per lui conoscere soprattutto il mondo marinaresco che si identificava anche in traffici, contrabbando, uomini che si imbarcavano per sfuggire a chissà quale colpa. Significava insomma incontrare mondi che stavano, non solo geograficamente, agli antipodi dell’Europa civile. Dopo lunga esperienza serve nella marina mercantile francese e, dal 1878, in quella britannica, dove raggiunge il grado di capitano di lungo corso. Nel 1886 diventa cittadino inglese.

Per vent’anni viaggia per quasi tutti i mari, ma soprattutto nell’arcipelago malese. L’attenzione ottenuta dal suo primo romanzo “La follia di Almayer”, e l’incoraggiamento di alcuni scrittori (Galsworthy, Wells, Ford Madox Ford, Edward Gamett) lo inducono, lasciata la marina e stabilitosi in Inghilterra, a dedicarsi interamente all’attività letteraria.

Caso più unico che raro, Conrad diviene un maestro della letteratura scrivendo in una lingua non sua, appresa quando era già un uomo fatto. Il suo tema fondamentale è la solitudine dell’individuo, in balìa dei ciechi colpi del caso di cui il mare è spesso eletto a simbolo. L’eroe solitario di Joseph Conrad è quasi sempre un fuggiasco o un reietto, segnato dalla sventura o dal rimorso, stretto parente dell’angelo caduto caro ai romantici, che conquista la sua identità affrontando con stoicismo le prove che il destino gli ha riservato.

Tra i suoi tanti capolavori, ricordiamo “Un reietto delle isole” (1894), “Il negro del Narciso” (1896), “Gioventù” (1898), “Cuore di tenebra” (una forte denuncia del colonialismo e un romanzo che, forse pochi lo sanno, ha costituito il canovaccio per il film di Francis Ford Coppola “Apocalipse Now”), “Tifone” e “Lord Jim” (1900).

In questi lavori Conrad sonda gli stadi evolutivi dell’inconscio che a tratti sembrano anticipare la tecnica dello “stream of consciousness” che poi Virginia Woolf e James Joyce trasformeranno in genere letterario.

Dopo altre diverse pubblicazioni, ottiene un buon successo con “La linea d’ombra” (1917), altro capolavoro assoluto, divenuto l’emblema della difficoltà di crescere e di ciò che questo passaggio comporta.

Irripetibile scrittore, sondatore come pochi dell’animo umano, Joseph Conrad muore per attacco cardiaco il 3 agosto 1924, a Bishopsboume Kent (Ucraina).

Fonte: www.biografieonline.it 

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