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Il controllo della visione, l’arte di Stanley Kubrick

Stanley Kubrick nasce a New York, nel disagiato quartiere del Bronx, il 26 luglio 1928 da genitori di origine austriaca. Il rapporto con il cinema inizia nel 1941 quando, tredicenne, riceve in regalo dal padre una macchina fotografica ingombrante e poco maneggevole.

Stanley, stimolato da quel regalo, comincia a scattare fotografie, imparando da solo come svilupparle.
Fra i suoi vari scatti, ve n’è uno che ritiene particolarmente riuscito e che gira e rigira fra le mani senza sapere come utilizzare: l’immagine mostra un edicolante dietro una risma di giornali che annunciano la morte del presidente Roosevelt.
Decide allora di portare la foto alla rivista “Look” che sceglie, a sorpresa, di pubblicarla. Poco dopo viene assunto in pianta stabile da “Look” come fotografo.

Le sue prime prove cinematografiche hanno origine proprio dagli stimoli derivati dai servizi effettuati per la rivista. Uno, in particolare, è quello che gli fa scattare la molla giusta per condurlo sulla strada che lo renderà immortale. Nel 1948, infatti, è costretto a realizzare un servizio sul pugile Walter Cartier, servizio da cui in seguito nasce l’idea di seguire il pugile passo passo fino al giorno della gara. Il risultato prenderà forma definitiva nel cortometraggio “Il giorno del combattimento”, breve filmato di una quindicina di minuti. In seguito, gira anche un documentario “Il Padre volante”, incentrato sull’attività di padre Fred Stadtmuller, uso a raggiungere le sue missioni nel New Mexico a bordo di un piccolo aereo.

Ormai la decisione è presa: vuole diventare cineasta. La sua prima produzione è un film di scarso successo “Paura e desiderio”, pellicola che gli permette però di familiarizzare a un livello di maggiore profondità con tecniche registiche e di montaggio. Successivamente, a soli venticinque anni, si cimenta con “Il bacio dell’assassino”, lavoro nel quale si incarica di curare in pratica quasi tutto. E’ autore infatti non solo della regia, ma anche di fotografia, montaggio, soggetto, sceneggiatura e produzione. Già dagli esordi, dunque, stupisce l’ambiente del cinema e degli intenditori con la sua capacità di controllare tutte le fasi del processo creativo, una costante tipica del suo successivo modo di lavorare. Il seguente “Rapina a mano armata”, invece, si rivelò, per l’epoca, un funambolico esercizio di stile dove il tutto si incastra a perfezione.

Da quel momento in poi ha origine una carriera fatta di pellicole che nella maggior parte dei casi si riveleranno pietre miliari nella storia del cinema.
Si passa da “Orizzonti di gloria”, capolavoro tale da meritare i complimenti di Churchill a “Lolita”, film che provocò reazioni censorie da parte della censura americana tanto che quest’ultima ne ostacolò la realizzazione, evento che spinse poi Kubrick a trasferirsi in Inghilterra, da cui non sarebbe più rientrato.

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