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L’OMBRA DELLA CAMORRA SULLA SERIE A: 20 I MATCH SOSPETTI

 

MILANO – «Elementi importanti» su almeno quattro partite della scorsa serie A (Napoli-Samp, Brescia-Bari, Brescia-Lecce e Lecce-Lazio) con «probabile coinvolgimento delle società che concordano con i giocatori le combine o fanno finta di non vedere». Ma il nuovo scandalo calcioscommesse sollevato dalla Procura di Cremona, e che ha portato in carcere Cristiano Doni, non finisce qui. Sarebbero almeno una ventina i match sospetti in A e chiamerebbero in causa molte società: Brescia, Lecce, Bari e Sampdoria, su tutte. Ma anche Genoa, Bologna, Cagliari, Lazio e Napoli. Il sistema della cricca del pallone prevedeva stretti contatti tra la mafia asiatica e la camorra. Scommesse via Internet sui bookmaker di Singapore e incassi in Italia. L’Interpol e le autorità italiane stanno verificando le pesanti affermazioni di un pentito slavo, che ha riferito di sapere «che a Napoli ci sono dei cinesi asiatici che fanno scommesse. Quando si vinceva potevi andare a Napoli a ritirare i soldi». Partite truccate soprattutto nei conteggi dei gol finali. Non solo match di club, ma anche sfida tra nazionali: Argentina-Bolivia, Estonia-Bulgaria, Lituania-Bolivia e Bielorussia-Niger. Ieri sono cominciati gli interrogatori degli arrestati di lunedì: sotto la lente Alessandro Zamperini e Filippo Carobbio. Quest’ultimo, quest’anno allo Spezia in Prima Divisione, ha parlato per circa 2 ore davanti al Gip. Ha ammesso il coinvolgimento nelle partite alterate e avrebbe anche parlato di altro. Zamperini invece si sarebbe limitato ad ammettere il coinvolgimento nella tentata combine di Gubbio-Cesena di Coppa Italia dello scorso 30 novembre. Intanto Doni ha trascorso già due notti nel carcere di Cremona. «È tranquillo e sereno, quando l’ho visto stava leggendo un libro». Don Felice Bosio, cappellano del carcere di Cremona, lo ha incontrato in cella d’isolamento. Emerge inoltre che tra gli undici indagati per i quali non si è proceduto all’arresto ci sarebbero anche i giocatori Joelson, Conteh, Acerbis e Pellicori, tutti passati attraverso l’Albinoleffe, oggi in serie B. L’altra squadra di Bergamo: sarà un caso?

 

CODACONS: “RISARCIRE TIFOSI E SCOMMETTITORI” «Dopo l’ennesimo scandalo che ha colpito il mondo del calcio», l’ufficio legale del Codacons ha avviato lo studio di una class action «finalizzata a far ottenere a tifosi e scommettitori il risarcimento dei danni derivanti dalle partite truccate». «È evidente come l’alterazione dei risultati di una partita di calcio produca danni economici e morali ai cittadini, – spiega il presidente Codacons Carlo Rienzi – la class action che stiamo studiando sarà finalizzata a far ottenere a tifosi e scommettitori non solo il rimborso delle giocate, dei biglietti per lo stadio, degli abbonamenti alle pay-tv, dei costi delle trasferte ma anche il risarcimento dei danni morali subiti, per la buona fede tradita». Oggi stesso sul blog www.carlorienzi.it viene aperta un’apposita pagina dove chiunque si senta danneggiato dai fatti emersi dall’inchiesta sul calcio scommesse, può fornire una preadesione alle future azioni risarcitorie promosse dall’associazione. «L’azione – fa sapere il Codacons – sarà intentata nei confronti dei giocatori responsabili, ma anche delle squadre di calcio coinvolte e degli enti sportivi che avevano il compito di vigilare ed evitare il verificarsi di simili episodi».

 

DONI TELEFONA A DIRIGENTE ATALANTA Spuntano nuovi particolari dall’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di Cristiano Doni. Nelle intercettazioni figura una chiamata del giocatore (effettuata con la scheda rumena) a un’utenza mobile intestata alla società Mdf Italia spa di Milano, di cui Š presidente il consigliere d’amministrazione atalantino Isidoro Fratus. Lo ha rilevato L’Eco di Bergamo nell’edizione di stamattina. Interpellato dal quotidiano, Fratus non ha voluto rilasciare commenti. Doni contatta il telefonino della Mdf il 24 marzo 2011, due giorni prima di Padova-Atalanta, una delle partite finite nel mirino degli inquirenti di Cremona. La telefonata avviene alle 18.18 e dura 4 minuti, preceduta dallo scambio di tre sms. A proposito di Padova-Atalanta (finita 1-1), il gip Salvini scrive nell’ordinanza che si tratta di «una partita che, secondo quanto si desume dalle intercettazioni, ha visto raggiunto l’obiettivo che le squadre stesse si proponevano». E ancora: «L’esistenza di un accordo tra le due società è sostanzialmente confermato dalle dichiarazioni rese in occasione degli interrogatori». Sulla partita sarebbe stata giocata «una cifra enorme che conferma la combine». In un’intercettazione Bellavista, ex capitano del Bari arrestato in estate, informa che in Asia erano stati giocati 23 milioni di euro sul pareggio. Lo stesso Doni, per interposta persona, avrebbe scommesso 10 mila euro sul risultato

 

CAROBBIO. «Stava andando tutto bene, già avevamo fatto un miracolo, la Reggina non superava metà campo. Purtroppo quel negro (Joelson, ndr) non ha tirato il rigore che avrebbe dovuto sbagliare». A parlare al telefonino con Vinko Saka, emissario del gruppo di Singapore, il 23 maggio 2010 è l’ex giocatore del Grosetto, Carobbio, proprio nel giorno di Grosetto-Reggina, una delle partite di B nel mirino.

 

LE PRIME AMMISSIONI. «A contattarci erano gli ‘zingarì: ci facevano pressioni continue affinchè ci dessimo da fare per combinare le partite». A 24 ore dagli arresti, arrivano le prime ammissioni degli indagati nell’inchiesta sul calcioscommesse: c’era un sistema, e probabilmente c’è ancora, composto da giocatori e scommettitori che, soprattutto nelle fasi finali dei campionati, entrava in azione per truccare il risultato degli incontri. L’ex giocatore Alessandro Zamperini, ad esempio, avrebbe raccontato al Gip Guido Salvini che a spingerlo ad offrire 200 mila euro al calciatore del Gubbio Simone Farina affinchè corrompesse tre suoi compagni di squadra in occasione della sfida di coppa Italia con il Cesena, fu Hristyia Ilievsky, uomo di vertice del gruppo degli ‘zingari’. E il giocatore dello Spezia, Filippo Carobbio, oltre a confermare di «esser stato a disposizione» dello stesso gruppo per alterare in cambio di soldi almeno cinque incontri delle squadre dove giocava, avrebbe detto anche di più: sostenendo, in sostanza, che anche le partite dell’Albinoleffe quando lui era a Bergamo erano truccate. Anche quando hanno negato, sostengono gli inquirenti, gli indagati lo hanno fatto con spiegazioni assolutamente poco plausibili che, di fatto, si sono rivelate un’ulteriore conferma alle accuse. Come quando Zamperini ha cercato di giustificare, poco prima di Lecce-Lazio, la sua presenza nell’ hotel dove avrebbero alloggiato i giocatori salentini. «Mi aveva invitato un mio amico di Lecce a vedere la partita», avrebbe detto al Gip con poca convinzione.

 

Secondo gli inquirenti, invece, la sua presenza ha un significato chiarissimo: l’organizzazione tentava di alterare anche le partite di serie A. E non è affatto escluso che ci siano riusciti. Al momento, continuano a ripetere investigatori ed inquirenti, prove non ce ne sono. Ma le ombre sulla serie A, ammettono, sono più d’una. «Ci sono elementi importanti» su almeno quattro incontri – Napoli-Sampdoria, Brescia-Bari, Brescia-Lecce e Lecce-Lazio – conferma uno di quelli che fin dall’inizio lavora sull’inchiesta di Cremona, «ed è molto probabile che in alcuni casi vi sia anche un coinvolgimento della società, che ad un certo punto o concordano con i giocatori ‘chiacchieratì le combine, o, nella migliore delle ipotesi, fanno finta di non vedere». Sarebbero una ventina le partite ‘sospettè in serie A e chiamerebbero in causa diverse squadre: Brescia, Lecce, Bari e Sampdoria su tutte, ma anche Genoa, Bologna, Cagliari, Lazio e Napoli. Il quadro ipotizzato dagli inquirenti è chiaro: verso la fine del campionato, quando i giochi sono ormai fatti per molte squadre, entrano in gioco quelli che un investigatore chiama i «truffatori di professione», giocatori e soggetti che ruotano attorno al mondo del calcio. Come i «cinesi a Napoli» di cui parla lo slavo Marjio Cvrtak, condannato a 5 anni e 6 mesi in Germania per scommesse clandestine. «Dai miei contatti olandesi – afferma – ho saputo che a Napoli ci sono dei cinesi che fanno scommesse». Il contatto gli rivelò che «quando uno vinceva, poteva andare a Napoli per ritirare direttamente i soldi». Personaggi che, ritengono gli investigatori, potrebbero essere in realtà esponenti del ‘cartellò di Singapore scoperto in questa fase d’indagine e, non è escluso, con legami con i clan. A chiarire un pò il quadro potrebbe essere una rogatoria che gli investigatori stanno aspettando dalla Svizzera: in quei documenti, relativi a diversi conti correnti utilizzati dall’organizzazione e alla movimentazione del denaro utilizzato per i tentativi di corruzione dei giocatori, chi indaga spera di avere le risposte a quelle domande che da mesi gli rimbalzano in testa. Soprattutto sulla serie A.

Fonte Leggo.it

 

 

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