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Un dovere di memoria, una promessa di impegno

Sul taccuino della nostra coscienza, tornando da Pollica, dalla terra di Angelo Vassallo, ieri abbiamo segnato quattro parole.
La prima è “bellezza”. La straordinaria bellezza di quei luoghi è davvero il primo elemento che ci ha colpito. E anzi, a colpirci stato è il contrasto tra quella straordinaria bellezza e la tristezza della circostanza per cui eravamo ad Acciaroli. Forse è proprio vero allora che dovremmo abituarci a riscoprire la bellezza, dentro e fuori di noi, a riconoscerla, a difenderla. Proprio come diceva Peppino Impastato. La bellezza che schiaccia la bruttura della violenza, dell’odio, della morte.
La seconda parola è “eroi”. È triste, ma questo Paese purtroppo ha ancora bisogno di eroi. Sembra proprio ci costi fatica riconoscere la normalità del proprio dovere, l’ordinarietà della responsabilità. Le celebrazioni postume, i premi, i panegirici non possono diventare la normalità in un Paese in cui chi amministra rischia la vita, per il solo fatto di amministrare. Dovremmo imparare ad accorgerci prima di quello che accade, di chi non abbassa la testa. E sostenerlo, essergli accanto. Quando è vivo. Ancora.
Dovrebbe farlo lo Stato, dovrebbe farlo la “politica” (la terza parola che abbiamo segnato). Senza ma e senza se, al di là delle ideologie e degli schieramenti. Ci sono questioni sulle quali non conta nient’altro se non dimostrare, senza il minimo tentennamento, da che parte si sta, con chi si sta. Ad ogni costo. Con coerenza e continuità.
Ma dovrebbe farlo anche questa benedetta “società civile”. Parola abusata questa, al punto da cominciare a puzzare di retorica quando la segniamo sul nostro taccuino. Uno sforzo di responsabilità e di partecipazione, di impegno e di azione, di concretezza. Ieri eravamo a Pollica e sinceramente questo sforzo non lo abbiamo notato, non credo per distrazione. Non eravamo in tantissimi e quelli che c’erano erano per lo più addetti ai lavori. I morti non appartengono a nessuno in particolare. I morti per lo Stato appartengono a tutti e chiamano in causa la coscienza di tutti. Ieri a Pollica avremmo voluto vedere tutto il Cilento, avremmo voluto vedere le Istituzioni, i partiti, le associazioni. Tutti. Ma purtroppo non è stato così.
Noi c’eravamo. E c’eravamo per testimoniare con le nostre facce che la memoria di Angelo, e con lui di tutte le vittime della violenza mafiosa, non ha senso se è vuota. Occorre riempirla.
Senza impegno la memoria è retorica.

Movimento Civico Impegno per la Città – Pagani (SA)
Il Portavoce
Riccardo Christian Falcone
                       

       

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