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Francesca Merloni: “Il buio delle macerie e della guerra, illuminate dall’amore e dalla speranza”

Borderlife, di Dorit Rabinyan, pubblicato da Longanesi nel 2016, è un romanzo -best seller che ha conquistato milioni di lettori, grazie al suo stile non binario e spiazzante sul tema labile e conflittuale della guerra Israelo-palestinese. Da quel volume, la scrittrice , poetessa e ambasciatrice Unesco, Francesca Merloni, ne ha colto il lato più umano e cinematografico, trasformandolo in un piecè-teatrale a due, dove l’impossibilità dell’amore, tocca e restituisce, ancora una luce di speranza, contro ogni divisione e barriera, stato e animo religioso. Borderlife – La nostra vita dall’altra parte, con regia di Nicoletta Robello, con protagonisti F.Merloni e Pavel Zelinskiy, e musiche dei Radicanto, è l’esatta opera teatrale capace di donarci quell’incredibile tocco di leggiadria e vita , all’interno del caos di disumanità, di cui la guerra è protagonista. Due anime, due innamorati, calati e coinvolti in un conflitto, travolti dall’amore come dalla realtà, si dividono e riflettono, tra paure, ansia e aspettative, attori e interpreti , in un triangolo fatto di romanza-teatro e letteratura, protagonista nella serata del Teatro Bellini di Napoli.

Francesca innanzitutto come sta e che periodo sta vivendo?

Caro Sergio, grazie per le sue domande e mi scuso anzitutto per non aver potuto parlarci a voce, ma prima dello spettacolo sono in totale concentrazione e dedizione. E’ un periodo di complessità armoniosa per me, gli spettacoli stanno ottenendo un bel riscontro di pubblico e critica, la scrittura si sta ampliando in nuovi progetti. lo definirei un momento di gemmazione.

Insieme alla regista Nicoletta Robello, e ai Radicanto, aveva già collaborato con lo spettacolo “Confini Labili”. Adesso si rinnova anche con lo spettacolo “Borderlife, la nostra vita dall’altra parte”, come è nato il vostro sodalizio?

Il rapporto di collaborazione e amicizia con Nicoletta Robello, che firma con me l’adattamento di Borderlife, dura da tempo, mi ha seguita nel mio percorso performativo e attoriale ed ha messo in scena con maestria e originalità molti dei miei lavori. Nella mia espressione artistica, privilegio il rapporto tra parola poetica e musica dal vivo.. da li la bella collaborazione con i Radicanto, gruppo musicale di eccellenza Pavel Zelinskij, che interpreta meravigliosamente Hilmi, le mille sfaccettature del suo coraggio e della sua libertà.

Borderlife”, di Dorit Rabinyan, è un romanzo che ha venduto copie in tutto il mondo, lei come ha impostato il suo adattamento teatrale?

L’adattamento teatrale si sofferma sul dialogo profondo e immediato tra i protagonisti, mantenendo un andamento teso e veloce nello scambio tra loro e nel ritmo dello spettacolo, nell’equilibrio tra parola e musica. Le sequenze sono pensate come cinematografiche, si passa da una ambientazione all’altra con ritmici cambi di passo, dai primi piani al campo lungo.

In scena, sembra lasciar molto spazio al dialogo tra i due fidanzati, alle loro emozioni, paure e titubanze, lasciando in secondo piano la questione del conflitto, e della guerra. E’ una scelta che regala leggerezza, ma che affronta le problematiche sotto un altro punto di vista. E’ d’accordo?

Si sono d’accordo. è stata una scelta precisa, che risponde a criteri di rispetto e di luce, c’è già troppo buio intorno a noi e la situazione di cui parliamo è attualmente drammatica. Volevamo illuminare tali macerie con la luce che sempre si cela, con l’evidenza dell’amore che cerca spazi anche nell’impossibile, ed è sempre la stessa storia, dal dramma shakespeariano ai giorni nostri, e volevamo manifestare rispetto nel trattare tema così importante e indecifrabile, tante cose si muovono dentro la storia, per il sentire di anime e culture così vicine ma così distanti, raccontare un dramma, bisogna farlo con amore e delicatezza.

Lei è poetessa, scrittrice, ma anche impegnata come ambasciatrice Unesco, in ambito culturale e creativo. Diffondere il fattore umano della conoscenza e del confronto, può contribuire a fermare anche i numerosi conflitti internazionali?

Direi che molta della inconsapevolezza e confusione che portano all’inasprimento dell’animo e degenerano in mille modi, hanno alla base un problema culturale. Quando manca l’evoluzione del pensiero, l’educazione ai valori dell’umano, la cura della bellezza, i problemi che ne derivano sono sotto gli occhi di tutti. E’ un lavoro certosino, millimetrico e necessario, quello della formazione delle coscienze, del pensiero critico, del rispetto e dell’apertura ad altri punti di vista. si comincia da piccoli. Sembra poco concreto, poco reale, ma in realtà questo invisibile che raffina gli animi e li rende capaci di una convivenza umana dovrebbe essere il nostro impegno prioritario, di cui tutti dobbiamo sentirci attori e responsabili.

Nei brani che porta in scena insieme ai Radicanti, ce anche un omaggio a De André e a Modugno, come mai questa scelta?

Modugno, de André, Pasolini, cantano l’amore in modo diverso e memorabile, le sonorità e gli arrangiamenti dei Radicanto omaggiano questi giganti della nostra storia personale, ci è sembrato bello intrecciare le loro sonorità al linguaggio shakespeariano e a quello più contemporaneo di Liat e Hilmi, che parlano d’amore.

Se dovesse definire con un aggettivo il personaggio di Liat, quale sceglierebbe?

Liat è un personaggio che amo moltissimo. così radicale e così innamorata, strutturata ma capace di aperture totali e improvvise. una creatura che vive al limite, al confine tra due mondi, dei quali sente in profondità e sulla pelle ferite e contraddizioni.

Sergio Cimmino

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