1990 Giuseppe Tallarita Di 66 anni Ucciso a Gela (CL)
Giuseppe Tallarita è stato ucciso mentre lavorava davanti al cancello della sua casa di campagna in contrada Desusino. Il 28 settembre era il giorno del compleanno della moglie e la ricorrenza del loro matrimonio.
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Giuseppe in quel periodo aiutava i muratori in campagna per l’esecuzione di alcuni lavori. Rosina rimase a casa per preparare la torta e la cena per la sera. La tragedia di Giuseppe Tallarita e della sua famiglia ebbe un inizio lontano di oltre un decennio quando, dopo aver terminato di lavorare all’Enichem di Gela, si recò nel proprio terreno che all’epoca era seminato a grano. Giunto sul posto, vide un gregge che vi pascolava abusivamente e rimproverò il pastore il quale, anziché scusarsi ed allontanare le pecore, reiterò il pascolo abusivo negli anni seguenti anche quando nel terreno fu impiantato l’attuale uliveto. Dieci anni dopo, purtroppo, il giovane pastore divenne uno dei killer più spietati della malavita organizzata e capo degli stiddari del comprensorio di Gela e si diede alla latitanza. Il 28 settembre 1990, durante lo spostamento da un covo all’altro, il pastore-killer si trovò a passare dalla strada che costeggia la tenuta di Giuseppe, lo vide intento al lavoro al limite della strada e diede ordine a due sicari di ucciderlo.
1991 Demetrio Quattrone e Nicola Soverino Di 42 e 30 anni Uccisi a Reggio Calabria
Il 28 settembre 1991 vennero assassinati Demetrio Quattrone, ingegnere e funzionario dell’Ispettorato al lavoro, e Nicola Soverino, un medico omeopata. Quella sera i due decisero di fare un giro in macchina in una zona vicino ad un vecchio mulino.
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Demetrio voleva far provare la sua BMW all’amico. La vettura venne raggiunta da un commando di killer, i quali, senza pietà, aprirono il fuoco. I corpi furono straziati da più di dieci colpi di lupara. Il vero obiettivo dell’agguato era solamente l’ingegner Quattrone. Egli aveva ricevuto da parte del Procuratore della Repubblica di Palmi, Agostino Cordova, l’incarico di svolgere alcune perizie riguardo a degli appalti mafiosi nell’area di Gioia Tauro. Nel mirino dell’uomo erano finiti anche dei lavori per la centrale dell’Enel. Demetrio, dunque, volendo solamente svolgere il suo lavoro con onestà e coerenza, finì con il disturbare gli interessi e i guadagni dalla ‘Ndrangheta, la quale non perdonò tale affronto. Nicola morì perché i sicari non potevano permettersi di lasciare in vita dei testimoni.
1992 Paolo Ficalora Imprenditore di 59 anni Ucciso a Castellammare del Golfo (TP)
Paolo Ficalora, proprietario di un villaggio turistico, venne assassinato perché si era opposto alle prevaricazioni mafiose. Dopo aver fatto una lunga gavetta nel settore della ristorazione, decise di tornare a Castellammare del Golfo, paese d’origine dove la famiglia possedeva un terreno.
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Utilizzando i risparmi di una vita di duro lavoro ed i proventi della vendita di alcuni beni di famiglia, costruì alcune unità abitative su questo terreno ed intraprese una piccola attività imprenditoriale nel settore del turismo. Subì per questa ragione, da parte di occulti criminali, una sorda e costante persecuzione: furti, incendi dolosi ed altri fatti descritti negli atti giudiziari. Fu ucciso per essersi battuto per il lavoro onesto.