1978 Salvatore Castelbuono Vigile urbano di 46 anni Ucciso a Bolognetta (PA)
Salvatore Castelbuono, vigile urbano, venne ucciso nel Comune di Villafrati al confine con quello di Bolognetta, dove è cresciuto, per aver fornito preziose informazioni inerenti noti latitanti mafiosi ai suoi superiori. Conoscendo bene il territorio, il suo contributo fu necessario ai fini dello sviluppo delle indagini di Polizia Giudiziaria.
1988 Mauro Rostagno Di 46 anni Ucciso a Valderice (TP)
Mauro Rostagno nacque a Torino nel 1942. Prima dell’esperienza universitaria viaggiò molto e lavorò in Germania, Inghilterra, manifestò in Spagna contro il regime franchista e in Francia. Tornato in Italia si trasferì a Trento e si laureò in sociologia: la sua tesi era improntata sulla giustizia sociale da perseguire mediante un radicale sovvertimento della società e delle istituzioni.
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In quegli stessi anni Mauro Rostagno fondò (assieme ad Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Guido Viale, Marco Boato) Lotta Continua, movimento politico votato all’ideologia comunista, a favore del “potere operaio”. Nel 1976, dopo lo scioglimento di Lotta Continua, Mauro si fece promotore dell’apertura a Milano del Macondo, un circolo culturale in cui confluivano svariate attività di rilevanza artistica, culturale e sociale, in assoluto uno dei primi centri sociali inaugurati in Italia. Dopo l’esperienza del Macondo Rostagno si recò in India dove intraprese un percorso di crescita spirituale presso la comunità degli “arancioni” di Osho. Rientrato in Italia si trasferì in Sicilia, in provincia di Trapani, fondò il centro Saman, un luogo di aggregazione sorto con l’intento di divulgare gli insegnamenti appresi in India, ma che col tempo verrà trasformato in un centro di accoglienza e recupero di tossicodipendenti, tra i primi centri d’Italia, ennesima straordinaria dimostrazione della sua capacità pionieristica di rapportarsi con la contemporaneità. Il 26 settembre del 1988 Mauro Rostagno venne ucciso in un efferato agguato architettato dai “poteri forti”, ovvero da una rete di personaggi molto influenti, che collega mafia, massoneria, P2, gladio, servizi segreti “deviati” ed esercito italiano. Proprio questi intrecci sono stati portati alla luce da Rostagno, il quale non ha mai avuto alcuna esitazione nel denunciare apertamente malaffari e soprusi, con nomi e cognomi, dai microfoni di RTC, un’emittente locale siciliana, per la quale Mauro collaborava in qualità di caporedattore del telegiornale.
1988 Antonino e Stefano Saetta Di 66 e 35 anni Uccisi a Caltanissetta
Antonino Saetta fu un magistrato canicattinese che pagò con la vita il rifiuto a piegarsi alle pressioni criminali che volevano ribaltare in appello un verdetto contro la mafia di Palermo.
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Nel periodo 1985-86, fu Presidente della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta ed è qui che si occupò, per la prima volta nella sua carriera, di un importante processo di mafia, quello relativo alla strage in cui morì il giudice Rocco Chinnici e i cui imputati erano, tra gli altri, i “Greco” di Ciaculli, vertici indiscussi della mafia di allora e pur tuttavia incensurati. Il processo si concluse con un aggravamento delle pene e delle condanne rispetto al giudizio di I’ grado. Antonino Saetta fu poi nuovamente a Palermo: qui si occupò di altri importanti processi di mafia, in particolare presiedette il processo relativo all’uccisione del capitano Basile. Pochi mesi dopo la conclusione di tale processo, Saetta fu assassinato insieme al figlio Stefano, il 25 settembre 1988, sulla strada Agrigento – Caltanissetta.
1997 Luigi Fanelli Di 19 anni Ucciso a Bari
Luigi Fanelli era recluta militare di leva presso la Caserma Briscese di Bari e la sera del 26 settembre 1997 uscì di casa alle 21 per raggiungere alcuni amici in piazza; successivamente si spostò al “Ridemus”, una enoteca della città, dove incontrò la sua ex fidanzata, Fausta Bressan, con la quale ebbe una violenta discussione. Restò ancora con gli amici e più tardi venne visto allontanarsi a bordo di uno scooter con uno sconosciuto. Da allora nessuno lo vide più.
2008 Francesco Alighieri e Gabriele Rossi Di 41 e 38 anni Uccisi a Caserta
Il 26 settembre 2008, il vice sovrintendente della Polizia di Stato Gabriele Rossi e l’assistente capo Francesco Alighieri sono dislocati a guardia di un posto di blocco sulla strada statale tra Nola e Villa Literno.
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Quando un’autovettura non si ferma all’alt degli agenti, Gabriele e il collega Francesco non esitano ad inseguire il veicolo sospetto. Sono i giorni successivi alla strage di Castelvolturno, la tensione è alta, molti tra carabinieri e poliziotti sono stati richiamati da altre parti d’Italia per convergere sul territorio campano. L’imperativo è infatti quello di catturare i responsabili dell’eccidio. L’inseguimento è condotto a elevata velocità, un attimo, un errore nel controllo del veicolo e questo sbanda finendo, all’altezza della stazione ferroviaria di Albanova, contro un albero. Gabriele e Francesco moriranno dopo alcune ore dal ricovero. A bordo dell’auto inseguita si trovava un 26enne di Qualiano, Sebastiano Maglione, il quale ha poi confessato di non essersi fermato perché alla guida di un mezzo sprovvisto di assicurazione e in quanto sotto effetto di stupefacenti.