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Vittime innocenti: 11 settembre

  • 1945 Agostino D’Alessandro
  • 1974 Giuseppe Bruno
  • 1988 Domenico Carabetta
  • 1990 Antonio Nugnes

1945
Agostino D’Alessandro
Segretario della Camera del Lavoro di 44 anni
Ucciso a Ficarazzi (PA)

Agostino D’Alessandro fu guardiano di pozzi e segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi. Fu ucciso perché aveva intrapreso una battaglia contro il controllo mafioso sulla gestione dell’acqua per l’irrigazione dei giardini, senza cedere alle intimidazioni.


1974
Giuseppe Bruno
Di 18 mesi
Ucciso a Seminara (RC)

Giuseppe Bruno aveva appena un anno e mezzo quando è stato ucciso a colpi di lupara in un agguato teso da alcuni sconosciuti al padre Alfonso, di 32 anni, il quale invece è rimasto solo lievemente ferito.

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Alfonso Bruno aveva preso sulle spalle il bambino per fargli salire le scale esterne dell’abitazione quando, da un cespuglio, sono stati sparati alcuni colpi di lupara. I pallettoni hanno raggiunto in pieno alla testa il piccolo Giuseppe che con il suo corpo ha attutito i colpi diretti al padre. L’uomo ed il bambino sono stati soccorsi da alcuni parenti e trasportati all’ospedale civile di Palmi. Qui il piccolo Giuseppe è morto poco dopo il ricovero mentre il padre è stato giudicato guaribile in dieci giorni.

1988
Domenico Carabetta
Di 22 anni
Ucciso a Siderno (RC)

Domenico Carabetta, detto Mimmo, è stato un giovane chef di Siderno che si recava ogni giorno a bordo della sua 112 lx verde bottiglia al lido-ristorante “Il pentagono” dove prestava servizio come cuoco. Verso mezzanotte Domenico salì a bordo della sua auto per fare ritorno a casa ma una scarica di colpi lo uccide senza scampo perché i killer scambiano la sua automobile per quella dei gemelli Bruno e Ilario Tallariti che devono essere giustiziati per aver commesso l’omicidio di Antonio Catanzariti.


1990
Antonio Nugnes
Politico di 60 anni
Ucciso a Mondragone (CE)

Antonio Nugnes non era disposto a cedere ai ricatti della malavita. Giacomo Diana, prestanome e consigliere, scelto da La Torre per entrare nella clinica della vittima, decise la morte del politico.

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Nugnes venne attirato in un tranello mortale: mentre la vittima si trovava nella sua azienda agricola, un uomo lo andò a prendere e lo portò in una masseria nella zona di Falciano. Qui incontrò Augusto La Torre che, chiamato il suo sicario di fiducia Girolamo Rozzera, ordinò l’assassinio. Esplosero tre colpi alla tempia ed un ultimo per mano del boss che volle accertarsi della morte di Nugnes. Il cadavere venne caricato su un’auto e portato via per gettarlo in un pozzo profondo oltre 40 metri.