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Vittime innocenti: 24 novembre

  • 1948 Baldassare Malagioglio
  • 1982 Carmelo Cerruto
  • 2009 Lea Garofalo

1948
Baldassare Malagioglio

Agente di polizia di 33 anni
Ucciso a Montelepre (PA)

Baldassare Maragioglio è stato un agente di polizia italiano vittima di un agguato della banda di Salvatore Giuliano. Nell’ambito dei servizi predisposti per la cattura dei componenti della banda di Salvatore Giuliano, partecipò ad un rastrellamento in località “Giardinello”, in provincia di Palermo. Ad un tratto, la squadriglia fu attaccata da alcuni banditi che, appostati tra le rocce, esplosero contro agenti e carabinieri numerosi colpi di armi da fuoco, ingaggiando un violentissimo conflitto a fuoco che si protrasse per oltre un’ora. Maragioglio rimase gravemente ferito nel conflitto a fuoco e, ricoverato presso l’ospedale militare di Palermo, morì alle 19:45 senza aver ripreso conoscenza.


1982
Carmelo Cerruto
Brigadiere di 55 anni
Ucciso a San Cataldo (CL)

Carmelo Cerruto è un brigadiere del Corpo degli Agenti di Custodia e venne ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre si recava in servizio. Probabilmente venne ucciso perché indagava sulla morte del figlio avvenuta il 21 settembre 1981.


2009
Lea Garofalo

Di 35 anni
Uccisa a Milano

Lea Garofalo era cresciuta all’interno di una famiglia di affiliati alla ‘ndrangheta. Era nata a Petilia Policastro, in provincia di Crotone. Ben presto divenne orfana di padre. Con il compagno Carlo Cosco era andata giovanissima a Milano e a 17 anni aveva avuto una bambina.

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Lea aveva sviluppato una contrarietà spontanea e autentica alla criminalità, ai traffici e alle logiche che appartengono anche alla sua famiglia. Per sottrarre, e in qualche maniera proteggere anche la figlia, decise di denunciare la famiglia e il suo ex Cosco. Quando aveva comunicato al compagno di voler lasciare la casa: Cosco la aggredì violentemente. Fu necessario l’intervento degli agenti della polizia penitenziaria. Garofalo prima si trasferì a Bergamo, dove il fratello Floriano le lanciò un messaggio di avvertimento incendiando l’automobile. A Petilia Policastro, dove aveva deciso di tornare, venne aggredita di nuovo dal fratello. E quindi decise di parlare. Fu ammessa subito al programma di protezione con la figlia e trasferita a Ascoli Piceno, Fabriano, Udine, Firenze e Boiano, vicino a Campobasso. Una vita stravolta. E che comunque non mollava: ci credeva in quella scelta Lea Garofalo. Floriano venne ucciso, Carlo uscì di prigione e cercò l’ex compagna che nel 2006 venne espulsa dal programma di protezione perché non ritenuta una collaboratrice attendibile. Un primo tentativo di rapimento a Campobasso: a sventarlo Denise, che era in casa. A Massimo Sabotino erano stati promessi 25mila euro. All’ex compagno Lea, chiese allora di contribuire al mantenimento della figlia. La donna venne quindi sequestrata a Milano dove l’uomo l’aveva invitata per parlare e risolvere la questione. L’avrebbe strangolata in un appartamento in Corso Sempione dopo averla picchiata. Fu uccisa barbaramente, terribilmente. Il corpo, quello che ne rimaneva: 2.800 frammenti ossei e i resti di una collanina, tutto distrutto e ritrovato il 24 novembre 2009 a San Fruttuoso, quartiere di Monza. Il cadavere venne dato alle fiamme insieme a 50 litri di acido e lasciato bruciare per quasi tre giorni, perché non ne rimanesse traccia. La figlia non credeva alla versione del padre: ovvero che la madre l’avesse abbandonata dopo aver preso i soldi. I carabinieri chiesero alla giovane di continuare a stare con il padre per raccogliere le prove. A tenerla sotto controllo, dietro ordine del padre, Carmine Venturino. Denise testimoniò contro suo padre e da allora vive sotto protezione e nell’anonimato.