L’aggressività è da tempo parte integrante dell’ambito sportivo. Nello sport, infatti, la violenza non viene solo tollerata, ma è anche da molti approvata con entusiasmo, considerandola come un atteggiamento normale. Negli ultimi anni, però, la violenza, in campo e fuori dagli stadi è diventata un problema sociale rilevante che vede protagonisti non solo gli atleti, ma anche allenatori e i tifosi che partecipano alle partite.
L’aggressione, sportiva, è un comportamento ostile che si esprime a livello fisico, verbale o gestuale con l’intento di recare danno ad altri, e in alcuni casi fino a portare alla morte dei tifosi avversari. Per questa ragione Antonella Leardi, Presidentessa dell’Associazione Vittime Violenza Sportiva Onlus Ciro Vive, è stata ospite ai microfoni di Radio Siani. Antonella è la mamma di Ciro Esposito, un giovane ragazzo ventinovenne ucciso mentre si recava a tifare, come da abitudine, la sua squadra del cuore: il Napoli. Durante l’intervista Antonella ha dichiarato: “Ciro era un leader, un ragazzo particolare, un trascinatore, un ragazzo che aveva tanti sogni nel cassetto e purtroppo molti sogni sono stati spezzati da quei colpi ricevuti quel giorno.
Era un bravo figlio, un bravo fidanzato, un bravo zio e un bravo amico, lo dico con orgoglio”. Ricordando i diversi episodi della vita di Ciro sino ai suoi ultimi giorni, sua madre ha ribadito: “Durante i suoi ultimi 53 giorni c’è stato un amore immenso tra me e Ciro, nei quali mio figlio è vissuto pienamente, ma ho ricevuto al tempo stesso fiumi di solidarietà da persone che chiamavano, dai tifosi di tifoserie avversarie; ho visto un amore immenso e ho realizzato come Dio ha sostenuto la mia vita, quella dei miei figli e del popolo intero, dato che Ciro rappresentava il popolo napoletano. Non posso dimenticare le centinaia di persone che erano lì a darci conforto”.
Antonella sottolinea come si scatena, spesso, una violenza inaudita nello sport e tra le varie tifoserie, aumentando di partita in partita. Il problema sta nell’educazione che si impartisce sin dalla tenera età, dove sono gli stessi genitori, dei vari atleti, che incitano i propri figli alla violenza. Dopo la morte di Ciro Esposito alcune cose sono cambiate in questo settore, ma c’è ancora molto lavoro da fare, per evitare che episodi del genere non accadano più perché il calcio non è delinquenza, ma passione, sport e tifo. Antonella Leardi conclude la sua intervista affermando che per poter far vivere Ciro ogni giorno occorre: non essere violenti, non essere razzisti, amare il prossimo, impegnarsi affinché questo mondo sia migliore, andare ad una partita e non ammazzarsi, perché “Ciro deve vivere nell’amore, non nella violenza”.
Ecco l’intervista completa negli studio di Radio Siani.
Cristian Sannino