Change your Step, 100 artisti contro l’illegalità nel libro di “Musica contro le Mafie”
Edito da Rubbettino Editore a cura di Gennaro De Rosa presidente di “Musica contro le Mafie” il libro raccoglie 100 monografie di Artisti Italiani uniti nella lotta all’illegalità e alla criminalità, attraverso il valore della parola intesa come cambiamento. Un volume multimediale in cui sarà possibile ascoltare brani e videomessaggi con uno sguardo attento al futuro ma con radici sani, forti e coscienziose dei valori di giustizia, legalità e integrazione. Un progetto cross- mediale che coinvolge cento artisti del panorama musicale in una sorta di grande movimento “della parola”, sulla strada maestra della conoscenza che si contrappone ai temi dell’illegalità e alle mafie attraverso l’uso della cultura.
Ecco l’intervista a Gennaro De Rosa
Nella lotta al crimine, anche del pensiero della sottocultura mafiosa, quanto è importante la parola intesa come scrittura?
Ritengo che sia importante la parola ma anche il superamento di alcune tipologie di comunicazione, soprattutto verso i piu’ giovani di noi. Dobbiamo farci suggerire da loro quali sono i linguaggi che possono metterci in relazione. Noi cerchiamo da sempre, non solo di confrontarci con loro ma di “essere loro”…cioè di avere al nostro interno una forza di propulsione e di idee che venga dai piu giovani. Il nostro direttivo è costituito all’80% da under 21. Ritengo che entusiasmo, desiderio di fare e modalità di comunicare oggi debbano venire, non solo dall’osservarli ma dal renderli protagonisti di quello che accade. Ci sono cose che realizziamo che spesso inizialmente non avevano la mia totale condivisione ma poi, quando vedi che l’applicazione dell’idea funziona, devi ammettere che per quanto tu possa essere al loro passo ci sono meccanismi che non puoi fare tuoi immediatamente ma puoi sostenerli dandogli responsabilità, fiducia e credito. Abbiamo tanto da imparare dai ragazzi di questa generazione soprattutto in termini di concretezza e velocità di esecuzione. Riguardo alla scrittura musicale, credo poi che gli artisti abbiano una grande responsabilità in quello che comunicano. Hanno un megafono enorme, con le ovvie differenze, e credo debbano avere la capacità di comprendere che ogni parola, ogni messaggio che viene da loro pesa molto di piu’ rispetto a chiunque di noi. Quindi credo che sia importantissima “la parola” e soprattutto la capacità di chi la usa di darle un peso specifico consistente, senza moralismi e senza pedagogizzare.
Quanto è durata la “gestazione “ del progetto Change your Step e del lavoro di raggruppare tutti gli artisti e quale sono state le sensazioni e le percezioni nel vedere grandi musicisti impegnati in un progetto creato dalla passione e dall’impegno civile?
E’ stata una gestazione lunga che ha richiesto un lavoro preparatorio molto certosino ed attento che non ho svolto da solo ma con l’aiuto di un gruppo di giovanissimi, una ragazza in particolare che ha svolto un interessante e approfondito lavoro sulle discografie di tantissimi artisti italiani. La vicinanza e la condivisione degli artisti per un progetto ampio come “Musica contro le mafie” è importantissimo. C’è bisogno di rimettere l’attenzione sui temi di cui ci occupiamo, la lotta alle mafie e alla corruzione passa prima di tutto dalla costruzione di una coscienza civile e credo che la musica e l’arte, la cultura siano gli inneschi principali di questo percorso. In questo momento non c’è una grande attenzione verso questi temi, c’è una attenzione forse eccessiva da piu’ parti verso derivazioni di questa radice. C’è bisogno di ricalibrare il tiro secondo me. Dobbiamo affrontare di certo a muso duro le ingiustizie e le disumanità che vengono da qualsiasi parte ma non dobbiamo mai dimenticare la matrice di tutto questo e soprattutto non farci ingannare da quelli che possono essere attività per depistare la nostra attenzione dalle cose piu importanti. Quando raccogli il materiale per un progetto del genere, intanto ti arricchisci prima di chi ne usufruirà, perchè ti confronti con gli artisti, ascolti il loro punto di vista, percepisci le loro sensibilità, le loro differenze, ti accorgi di come è davvero possibile che tante diversità che convergono in una unica direzione riescano a creare un Noi e nello stesso tempo a mantenere la propria identità.
Falcone diceva che le mafie sono un fenomeno umano e come tutti i fenomeni ha un inizio ed una fine. A distanza di anni e l’impegno mostrato da Musica contro le Mafie, credi che l’obiettivo stia per essere raggiunto e quali sono stati gli obiettivi importanti centrati dal vostro progetto nel corso della vostra lunga presenza sui territori?
Io credo che ci sia tanto da lavorare e il nostro contributo, e per nostro intendo di tutti noi cittadini, in questa battaglia ha una sua importanza. Ma il contributo principale in questa battaglia deve venire dalla politica che in questo momento rischia di farci fare tanti passi indietro in un processo di cambiamento e lotta contro mafie e corruzione. Ci sono magistrati che stanno svolgendo un lavoro incredibile, soprattutto in Calabria dando dei colpi molto forti alla ndrangheta e alle sue derivazioni. Il cammino è lungo e c’è bisogno del contributo di tutti. Ma la politica ha il dovere di responsabilizzarsi su questo tema e mettere in campo misure serie ed efficaci partendo anche dai servizi sociali, dalle leggi anticorruzione. Dovrebbe smetterla di lavorare sulla crescita dei contatti e dei consensi virtuali e non e concentrarsi su un serio lavoro che ci faccia riavvicinare e riavere fiducia nelle istituzioni. Riguardo agli obiettivi…quando conosci le realtà dei territori, quando hai la possibilità di fermarti per delle “residenze formative” per piu’ giorni, ti accorgi che quando si dimostra che esistono delle alternative valide e consone nessuno ritiene piu’ uitili e praticabili i percorsi “altri”. Don Luigi Ciotti ci ricorda sempre una cosa a riguardo quando dice che è lampante, e dimostrato ormai da montagne di studi, di dati e di approfondimenti scientifici, che ecologicamente e socialmente, questo stato di cose è catastrofico e tuona dicendo “Dobbiamo resistere, ribellarci, costruire un’alternativa. Certo è difficile. Ma lo sarà di meno se lo facciamo insieme.”
Le mafie e le sue diramazioni hanno raggiunto e avvelenato anche il sistema economico – politico settentrionale nel corso degli anni. E’ più difficile, per chi lavora sul territorio, proporre il suo percorso di cambiamento in aree extra territoriali oppure le persone si avvicinano con interesse e curiosità alle proposte di Musica Contro le mafie?
La musica non ha confini e mi rendo conto che può sembrare una frase retorica ma è così, non ne ha. Il linguaggio forte e dirompente della musica e dell’arte in generale è velocissimo, è pervasivo. La Musica è “oltre i confini”, non ha dogane, non ha barriere, non vede muri, li trapassa. La musica può diffondere buone pratiche (o cattive) con una facilità incredibile. Le difficoltà ci sono è fuor di dubbio, ma dobbiamo superarle e cercare con tutti i nostri mezzi di costruire facilitazioni per farlo. Noi stringiamo i denti di continuo per portare aventi questo impegno ma lo facciamo con un entusiasmo tale che non ce ne rendiamo nemmeno conto. Certo un supporto che possa venire da politiche sociali concentrate su questi temi e sulla formazione e sulle politiche giovanili potrebbero farci mollare “il morso” per un po’. Quando andiamo in giro e iniziano a parlare gli artisti, i testimoni di giustizia, i familiari delle vittime ti accorgi di come la verità viene riconosciuta da tutti istintivamente e si crea un silenzio quasi “religioso” per percepirla tutta, assorbirla a pieno quella verità, quella testimonianza, quell’esempio…e poi dopo la commozione ci si deve muovere si deve fare qualcosa, convogliare le energie, la rabbia, la voglia di cambiare le cose in qualcosa di costruttivo. La musica ha una capacità incredibile di trasformare le sofferenze in energie positive…è come un filtro che delle negatività prende solo le energie e le convoglia in sorrisi… e ne abbiamo visti tanti in questi anni. Giovanni Tizian, giornalista minacciato, familiare di vittima e scrittore una volta ci disse che l’antimafia si deve fare anche divertendosi…quella sua frase non la capimmo anni fa, ma da quel giorno lì del 2013 quando ce lo disse non abbiamo mai smesso di comprenderne il significato quotidianamente.
La cultura passa soprattutto anche per la memoria. Ai giovani musicisti che incontrate nel vostro percorso musicale quanto è importante ricordare il valore e il nome di tutte le vittime innocenti di mafia e i tanti magistrati, giudici e uomini dello stato che hanno perso la vita?
Gli artisti che incontriamo sono molto sensibili a questo tema, certo non tutti hanno una coscienza piena del fenomeno in tutte le sue sfaccettature ma sono consapevoli che c’è bisogno del loro contributo. Gli artisti hanno da sempre la capacità di arrivare alle cose prima degli altri, di scrivere cose che poi restano nelle menti e nei cuori di chi li ascolta. Un ruolo fondamentale per fare da megafono a messaggi e tematiche importanti. Gli artisti hanno la capacità di parlare ai ragazzi e soprattutto di essere ascoltati. Non immagini quanto sia piu’ efficace una frase pronunciata dal tuo artista di riferimento rispetto a chiunque altro. Per questo è anche importante che gli artisti abbiano la consapevolezza del loro potere e lo indirizzino in maniera giusta, informandosi, scrivendo con responsabilità e giudizio come ti dicevo. Non c’è bisogno di moralizzare e di essere bacchettoni o per forza avere una funzione pedagogica, è importante però comprendere quanto possano essere forti e potenti le parole. Riempirle di significato con atti concreti è fondamentale per innescare un processo utile allo scopo. Come si sà c’è bisogno di buoni esempi piu’ che di opinioni. Grazie al premio che portiamo avanti da dieci anni ormai, invece incontriamo artisti piu giovani e con meno storia. Alcuni iniziano con noi un percorso, partendo da un momento, da una intuizione che li porta a scrivere un brano che ha una forza evocativa incredibile come il brano di Gero (il vincitore dell’ultima edizione del premio). Altri hanno già un percorso consapevole alle spalle e contribuiscono attivamente alla nostra crescita, come Mujura (vincitore della 7^ edizione) Picciotto, Chiara Effe (vincitori dell’8^ edizione). L’obiettivo è sempre unico: aumentare questo NOI attivo fatto di diversi corpi ma stessa mente; corpi diversi ma uguali nello spirito… i buddisti lo chiamano “Itai Doshin” ed è una espressione che racchiude perfettamente questo concetto di unità.
Sergio Cimmino