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Adolescenti e Media in Campania. Cyberbullismo, Web reputation e comportamenti online

Lunedì 25 marzo, alle ore 10.30, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II si è svolto il Convegno Adolescenti e Media in Campania. Cyberbullismo, Web reputation e comportamenti online,promosso dall’Osservatorio Giovani (OTG) dell’Ateneo Federico II di Napoli e il Co.Re.Com. Campania -Comitato Regionale per le Comunicazioni, con il patrocinio dell’AIS – Associazione Italiana di Sociologia.

Il Convegno è stato l’occasione per presentare i risultati della ricerca regionale “L’influenza dei media locali sui minori e nuovi media”, promossa dal Co.Re.Com. Campania nell’ambito delle funzioni di vigilanza in materia di tutela dei minori e condotta tra il 2017 e il 2018 dall’Osservatorio Giovani.

Il Convegno, aperto dai saluti istituzionali del Magnifico Rettore dell’Università di Napoli Federico II Gaetano Manfredi e della Presidente dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS) Enrica Amaturo, ha visto gli interventi dell’Assessore regionale all’Istruzione, Politiche Giovanili e Politiche Sociali Lucia Fortini, del Consigliere del Commissario Agcom Mario Morcellini Francesco Di Giorgi, del dott. Davide Conte del Co.Re.Com Campania e delle ricercatrici dell’Osservatorio Giovani Barbara Saracino e Rosanna Marino.Il Convegno è stato introdotto e moderatodal Prof. Lello Savonardo, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani.

 

Dalla ricerca, disponibile al seguente link https://goo.gl/NXA8KQ, emerge che l’uso dei social mediaè particolarmente diffuso tra gli adolescenti campani: circa il 90% degli utenti di Internet tra gli 11 e i 18 anni intervistati ha almeno un profilo-account su un sito di social network. L’età della creazione del primo account oscilla tra i 9 e i 14 anni, parallelamente al possesso del primo smartphone, e l’ingresso nel mondo delle piattaforme social viene vissuto come un vero e proprio “rito di passaggio” tra l’infanzia e l’adolescenza. Le motivazioni alla base dell’uso dei social media sono molto diverse tra gli adolescenti, ma il denominatore comune è la voglia di stare in contatto con i coetanei e non essere “fuori dal mondo”.Instagram è diventato il social network preferito dai ragazzi e dalle ragazze perché è considerato dinamico, giovanile, popolato solo da coetanei e dove è possibile sfuggire al controllo dei genitori che invece prediligono Facebook. Inoltre, la possibilità di avere molti followers, spesso sconosciuti, e molti likes ai contenuti condivisi sui profili o nelle Ig stories, risponde ai loro bisogni di autostima.

WhatsApp è invece il social network dedicato alle comunicazioni private. Poco più della metà del campione ha impostato un “profilo privato”, cioè visibile solo agli amici (51,8%), mentre poco meno della metà ha un “profilo pubblico”, cioè visibile a tutti (45,8%). Tra coloro che hanno un profilo pubblico vi sono quegli adolescenti che adottano un “profilo aziendale”, grazie al quale pianificano vere e proprie strategie di personal branding.

 

I social network rivestono il ruolo di palestra della socializzazione tra i giovanissimi: l’azione svolta più frequentemente online, infatti, èla ricerca di nuovi amici. Più della metà del campione dichiaradi aggiungere alla propria rete di contatti anche persone sconosciute e mai incontrate dal vivo e questa azione non è percepita come un potenziale rischio per la propria vita online.

L’uso dei social media influenza anche le abitudini di fruizione delle emittenti televisive locali: i ragazzi le guardano poco, ma preferiscono quelle che sviluppano un’offerta basata sulla convergenza tra tv, web e social media e adottano pratiche di consumo mediale “ibride”.
Rispetto ai rischi vissuti sui social media dagli adolescenti campani, circa il 40% dei ragazzi intervistati dichiara di aver assistito a episodi di bullismo e cyberbullismo. Spesso il cyberbullismo è un’estensione del bullismo tradizionale e la relazione tra le due forme di violenza tende ad aumentare ulteriormente gli effetti sulla vittima in termini di turbamento o danni psicologici. Gli atti di bullismo e cyberbullismo che si sono riscontrati anche nelle scuole campane mettono in luce diverse sfaccettature del fenomeno, che si configura sempre più come l’espressione della scarsa tolleranza e della non accettazione verso chi è diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psico-fisiche, per genere, per orientamento sessuale e per particolari condizioni familiari. Le vittime di bullismo e cyberbullismo sono spesso gli adolescenti su cui gravano stereotipi e pregiudizi discriminatori, ma anche quelli molto esposti online, dotati di una scarsa consapevolezza dei rischi delle piattaforme.

È vicina al 30%, invece, la percentuale di adolescenti campani che conoscono persone che hanno ricevuto messaggi a sfondo sessuale sui social media. Il sextingcolpisce sia i ragazzi che le ragazze, ma sono queste ultime a subirne i maggiori danni e turbamenti, soprattutto quando ricevono foto e video contenenti materiale pornografico.Il sexting sperimentato dalle ragazze campane si esprime principalmente nella forma del groominge passa attraverso vari livelli, dall’abuso, alle minacce, all’adescamento in retea scopo sessuale.
Gli adolescenti campani percepiscono la diffamazione onlinecome un rischio rilevante dei social media perché la diffusione di notizie in grado di porre una persona sotto una falsa luce agli occhi del pubblico può rovinare la loro reputazione in modo irreversibile.
Rispetto alle azioni che riguardano la gestione della privacy e della webreputationsui social media, tendenzialmente è possibile rintracciare due principali strategie adottate dagli adolescenti: quelle preventive e quelle correttive.

 

La famiglia è il principale punto di riferimento dei ragazzi e delle ragazze nel caso di esperienze rischiose online e un supporto per le strategie di coping, per reagire e affrontare la situazione.I genitori sono gli adulti con cui gli adolescenti campani parlerebbero di più, in primo luogo con la madre. Sebbene sia in grado di influire sulla qualità dell’esperienza online degli adolescenti, si registr aun impegno limitato della scuola su questo fronte. Gli adolescenti evidenziano che gli insegnanti non sempre risultano attenti alle loro esperienze online e mettono in evidenza soprattutto i divieti imposti rispetto all’uso del cellulare e di Internet in classe. Per tali ragioni, in caso di rischi online, solo un terzo dei ragazzi campani parlerebbe con i propri insegnanti.

In linea generale,la ricerca mette in evidenza che l’intervento di famiglie e insegnanti si realizza spesso a posteriori, dopo l’esperienza del rischio, piuttosto che in maniera preventiva. Ancora molto ridotta è la tendenza degli adolescenti campani a rivolgersi a figure istituzionali in caso di esperienze dannose sui social media. Pertanto, costituisce una priorità sviluppare forme di prevenzione, a carattere educativo o regolativo, rivolte non solo agli adolescenti, ma anche alle famiglie e agli insegnanti, individuando strumenti efficaci per trasferire nei contesti familiari e scolastici sia le competenze e le abilità tecniche per utilizzare al meglio i media digitali, sia le competenze cognitive ed etiche che favoriscono una maggiore consapevolezza nel distinguere e valutare sia le opportunità che i rischi del web.

 

 

cs

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