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Giornata mondiale contro l’ Aids se lo conosci non ti uccide

“AIDS: Se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide”. Recitava così una pubblicità progresso che ha inondato i nostri televisori alla fine degli anni Novanta, quando di Aids si parlava tanto e l’attenzione, su quella che era considerata una tra le più subdole malattie del secolo, era mantenuta alta da film e campagne di prevenzione. A distanza di 33 anni dalla scoperta del virus sembra essere calata una folta nebbia che ha portato molti a credere che l’Aids quasi non esista più o che comunque non li possa riguardare. 

In occasione della giornata mondiale della lotta all’Aids i dati pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’annuale report parlano di “un’ epidemia persistente” e sottolineano quanto ancora ci sia da fare, in termini di informazione e prevenzione, per vincere una battaglia ancora lunga da combattere. Una battaglia sulla quale non può e non deve calare il silenzio.

L’Aids, sindrome da immunodeficienza acquisita, è causata da un retrovirus, L’HIV, che agisce distruggendo il sistema immunitario umano lasciando chi ne è affetto senza alcuna difesa e quindi possibile vittima anche della più banale tra le infezioni. 

L’ HIV si trasmette da un individuo all’altro attraverso 3 vie: quella sessuale (rapporti sessuali non protetti dal preservativo maschile o femminile), quella ematica (scambio di sangue) e quella verticale (dalla madre al bambino durante la gravidanza, in particolare durante il parto e l’allattamento).

Essere sieropositivo, cioè essere stato contagiato dal virus, non significa però essere malato di Aids. Nel mondo nel 2015 le persone sieropositive erano 36.700.000 (dati UNAIDS), di cui oltre la metà concentrata nel continente africano, ma grazie alle terapie solo una parte di questi si ammalerà di Aids. Purtroppo l’accesso alle cure, soprattutto nei paesi dell’Africa, resta il vero tallone d’Achille di questa battaglia. Le terapie antiretrovirali capaci di bloccare il virus sono estremamente costose, monopolio di un’unica azienda farmaceutica, la BigPharma, che per 20 anni ne custodisce il brevetto, rendendone difficile o peggio impossibile l’acquisto da parte di paesi che a malapena riescono a garantire un livello base di assistenza sanitaria. Per combattere davvero l’Aids è necessario permettere a tutti di curarsi nello stesso modo.

Se la prevenzione è la prima importantissima strategia per sconfiggere l’Aids, le diagnosi precoci sono un’ulteriore modo, sia per proteggere le persone sieropositive, che per evitare nuovi contagi. Purtroppo questo è un ulteriore tasto dolente in questa battaglia. Nella sola Italia ci sarebbero tra i 6.000 e i 18.000 sieropositivi “inconsapevoli”. Molte persone, infatti, vivono assolutamente ignare di essere state contagiate dall’HIV, mettendo a rischio la propria salute ed esponendo inutilmente chi li circonda al pericolo di un contagio. Vivere con una persona sieropositiva è assolutamente possibile, ma ci sono delle necessarie precauzioni da prendere.

Non è difficile scoprire se si è o meno una persona sieropositiva. Il virus può essere individuato, andando a ricercare gli anticorpi generati dal nostro corpo, grazie ad una semplice analisi del sangue che, in Italia, può essere effettuata gratuitamente e in pieno anonimato presso i centri specializzati. Ma da oggi c’è anche una novità. È entrato in commercio e sarà venduto nelle farmacie ai soli maggiorenni al costo di 20 euro, un autotest, cioè un test che può essere effettuato tranquillamente a casa e che prevede una piccola puntura per un prelievo di sangue e l’attesa di circa 15 minuti per il risultato. In entrambi i casi, autotest o analisi del sangue, va ricordato a chi teme di essere stato contagiato che esiste un periodo finestra di circa 90 giorni durante il quale il virus potrebbe essere presente ma non visibile. È quindi prassi consigliata attendere 90 giorni dal “comportamento a rischio” prima di effettuare una qualsiasi delle due procedure. Scoprire subito di essere sieropositivi può salvare noi stessi e chi ci sta attorno.

PARLIAMOCI CHIARO
HIV Vs AIDS
• L’Hiv si trasmette, l’Aids no.
• Una persona che vive con l’Hiv è una persona che ha contratto il virus e non ha una diagnosi di Aids. Il termine Aids si riferisce solamente a una persona con il sistema immunitario gravemente compromesso dall’infezione da Hiv e perciò soggetta a patologie opportunistiche
• Le terapie impediscono l’evoluzione in Aids nelle persone che hanno l’Hiv. Dove le terapie sono disponibili, la maggior parte delle persone che vivono con l’Hiv non hanno, e non avranno mai, l’Aids.
La Trasmissione Del Virus
• L’Hiv si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti, scambio di siringhe e sangue, al momento del parto e dell’allattamento da madre a figlio. Non si trasmette attraverso abbracci, baci anche profondi, strette di mano, starnuti, uso promiscuo di servizi igienici, frequentazione di luoghi pubblici, condivisione di palestre e campi sportivi, e altre occasioni quotidiane di contatto, anche ravvicinato o brutale, con gli altri.
• La trasmissione dell’Hiv avviene attraverso sangue, liquido seminale, fluidi vaginali, latte materno, non è corretto parlare di fluidi corporali, dato che l’Hiv non si trasmette con fluidi corporali quali la saliva, il sudore, le lacrime o l’urina.
Il Rischio
• Il rischio non sta nell’appartenere a determinati gruppi, sta nei comportamenti adottati. Da chiunque. Oggi si parla solamente di “comportamenti a rischio” e di “popolazioni vulnerabili”. In accordo con l’UNAIDS, le popolazioni vulnerabili sono principalmente: sex workers (lavoratrici e lavoratori del sesso), msm (men having sex with men, uomini che fanno sesso con uomini), IDUs (injecting drug users, assuntori di sostanze per via iniettiva), migranti, detenuti. La condizione di vulnerabilità è data dalla difficoltà, per stigmatizzazione e/o criminalizzazione, di accesso agli strumenti di prevenzione, i preservativi e le siringhe sterili, e alle strutture sanitarie.
La Prevenzione
• La trasmissione sessuale è la modalità d’infezione più diffusa globalmente. Si può prevenire attraverso diversi strumenti: campagne di informazione; modifica dei comportamenti e riduzione dei rischi; profilattici (maschile e femminile); profilassi post esposizione.
• In riferimento ai comportamenti si parla di “safer sex” (sesso più sicuro), formato da poche semplici regole: mai penetrazione senza preservativo, mai sperma o sangue mestruale in bocca. In presenza di altre MST (malattie a trasmissione sessuale) il rischio di trasmissione di Hiv aumenta.
• La trasmissione ematica attraverso il consumo di sostanze stupefacenti per via iniettiva è oggi calata drasticamente e si è stabilizzata grazie agli interventi di Riduzione del Danno (fornitura gratuita di siringhe sterili e programmi sostitutivi con metadone ai tossicodipendenti) e la depenalizzazione dei consumatori. Dove questi strumenti non sono ancora oggi disponibili, in vaste aree dell’Est Europa e dell’Asia centrale per esempio, resta un’importante via di trasmissione.
• In caso di gravidanza con le opportune terapie il rischio di trasmissione verticale del virus, dalla madre al figlio, è oggi praticamente azzerato. Sono molte le coppie con uno o entrambi i genitori con Hiv che hanno figli, anche per via “naturale” data la capacità delle terapie di azzerare la carica virale nelle persone con Hiv. Vengono comunque utilizzate tecniche (procreazione assistita, lavaggio dello sperma) che consentono l’assoluta sicurezza per il nascituro.
(Fonte www.lila.it)

 

 

 

Tonia Formisano

 

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