Ieri mattina, martedì 20 settembre alle 9:30, presso tribunale di Napoli c’è stata una nuova udienza del processo per l’omicidio di Gianluca Cimminiello.
Si fa sempre più chiaro il quadro delle accuse. Gianluca fu ucciso il 2 febbraio 2010 freddato nel suo studio “Zendark tattoo”, sulla Circumvallazione esterna, nel tratto di Casavatore.
Il motivo : aveva postato sul proprio profilo facebook un fotomontaggio che lo ritraeva con Lavezzi, suscitando l’invidia negli ambienti degli esperti di tatuaggi.
Quella foto, secondo l’accusa, indispettì in particolare Vincenzo Donniacuo, tatuatore di Melito, che, chiese” l’aiuto” dell’amico Vincenzo Noviello a sua volta cognato del boss Cesare Pagano.
I due aggredirono,una prima volta Gianluca che non solo evitò il pestaggio, ma fece scappare i suoi aggressori.
Furono poi Vincenzo Russo pregiudicato di Melito ritenuto affiliato al clan degli Abate- Nettuno e Raffaele Aprea a sparare tre giorni dopo.
L’ordine sarebbe arrivato da Arcangelo Abate, si trattava di fare un piacere a Cesare Pagano.
A confermare le accuse contro chi viene considerato l’ esecutore materiale, sono arrivate anche le dichiarazioni di Paolo Caiazza, collaboratore di giustizia ed ex uomo di spicco dell’ ala scissionista degli Amato –Pagano. “Tutti sapevamo che era stato ammazzato un innocente”.
Si torna in aula il 13 ottobre.