Come nasce il senso del dovere?
Come nasce l’etica del lavoro?
Come è possibile spendere la propria esistenza tentando di salvaguardare prima quella degli altri in nome della Giustizia?
Ci sono tante risposte a queste domande: la semplicità, la rettitudine, la dedizione, la professionalità, la serietà, la vocazione ed il Senso dello Stato.
Il 19 luglio 1992 le strade di Palermo sono invase, ancora una volta, da terrore, polvere e sangue innocente. A Via D’Amelio, la mano lurida e violenta della mafia toglie la vita al Giudice Paolo Borsellino e ai cinque agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, pochi mesi dopo aver eliminato il Giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro (gli unici sopravvissuti furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza), con la tecnica assassina dal potente effetto scenografico, ricorrente nelle usanze mafiose dell’epoca: il tritolo.
Due Magistrati, due Giudici. Due servitori dello Stato. Ma, prima di tutto, due Uomini che nonostante lo spettro delle politiche istituzionali ostruzioniste, il fiato sul collo di un intero paese e l’ombra del mirino delle mafie puntato addosso, hanno creduto fino in fondo nel loro sogno, condiviso con il Giudice Antonino Caponnetto ed il Pool Antimafia, di liberare la Sicilia e l’Italia dalle catene dell’omertà e del silenzio, che per così tanto tempo ne hanno impedito la crescita economica e sociale.
Sì, un sogno. Perchè la reale normalità, in Italia, rappresenta quasi un’utopia all’ombra di quei macigni incancellabili che oscurano la storia del nostro paese.
Due Uomini, un esempio.
Di semplicità, rettitudine, dedizione, professionalità, serietà, vocazione e di quel Senso dello Stato che, oggi, sembra aver abbandonato le coscienze di un Paese che potrebbe vivere solo delle sue ricchezze storiche, culturali e paesaggistiche. Della sua Bellezza, la stessa di cui parlava un altro siciliano, l’Impastato incazzato nero con i suoi concittadini per la loro inesistente capacità di ribellarsi. Quella che ha provato a risvegliare urlando forte nelle piazze e nei microfoni della sua Radio Aut. Ma, ancora una volta, a decidere delle sorti di una vita innocente e ribelle è stata la mano criminale.
Per l’undicesimo anno, stamattina la città degli scavi, quella del “Modello Ercolano“, ha ricordato il Giudice Borsellino ponendo una corona all’ingresso della sede comunale a Palazzo Borsellino.
Presenti i commercianti dell’Associazione antiracket “Ercolano per la Legalità” con il suo presidente Nino Daniele, il vice presidente Pasquale Del Prete, il Procuratore Aggiunto di Torre Annunziata Pierpaolo Filippelli, Radio Siani, il Sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto con altri esponenti dell’amministrazione comunale e gli agenti della Compagnia dei Carabinieri Torre del Greco e della Tenenza di Ercolano.
Dopo un breve intervento, Daniele, Filippelli e Buonajuto hanno scoperto le corone poste sotto la targa commemorativa dedicata al Giudice Borsellino.
https://www.youtube.com/watch?v=nWKOrUVfWAo|640|370|0
Abbiamo il dovere di ricordare.
Abbiamo il dovere di non dimenticare mai.
Abbiamo il dovere di fare memoria.
E abbiamo il dovere di restare con sane tensioni morali e di far camminare QUELLE idee sulle nostre gambe.
Perchè le idee non si fermano con la paura.
https://www.youtube.com/watch?v=kglu3lpmCNE|640|370|0
Sintesi del Documentario: “In un altro Paese” fonte Youtube