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Il Piano trasporti del Governo non sostiene il Sud.

Nel decreto Milleproroghe approvato dalla Camera, in attesa del passaggio al Senato, il capitolo trasporti per il Mezzogiorno resta a bocca asciutta: mentre per il centro-nord vengono stanziati 9 miliardi di euro, al sud vanno appena 400 milioni di euro per le linee dei pendolari, siano essi studenti o lavoratori, che ogni giorno affrontano un’odissea a causa di convogli fatiscenti o dei continui ritardi dovuti alle cancellazioni delle corse.

Ma andiamo con ordine e partiamo dalla Puglia, dove la società ferrovie Sud-Est si trova in una situazione drammatica: 311 milioni di debiti, a fronte dei quali i creditori non potranno presentare istanza di fallimento nei prossimi quattro mesi.

Il Governo ha stanziato 70 milioni di euro in Legge di Stabilità, per far sì che il commissario possa mettere in atto il piano di risanamento, al fine di “garantire la continuità aziendale e ripristinarne l’equilibrio economico e finanziario”.

La ristrutturazione del debito è una misura utilizzata dal Ministero delle Infrastrutture in casi straordinari: si pensi all’Eav, la holding regionale campana che gestisce la Circumvesuviana, la Sepsa, la Metrocampania, che, a fronte di un indebitamento di 720 milioni di euro, ricorse alla moratoria dei pignoramenti, prorogati di anno in anno.

Nelle verifiche ai conti delle Ferrovie Sud-Est sono state riscontrate delle anomalie nei cedolini paga di diversi dipendenti, a cui venivano versati assegni extra, i cui importi andavano dai cento ai quattro mila euro: in un caso, riconducibile all’autista dell’ex amministratore unico Luigi Fiorillo, lo stipendio poteva raggiungere i settemila euro lordi.

In Campania le cose non vanno meglio: è di questi giorni lo scontro tra il presidente Eav, Umberto De Gregorio, e i sindacati di categoria in merito all’età pensionabile dei capitreno, che nell’astenersi dagli straordinari per il servizio di controllo dei titoli di viaggio determinano la soppressioni di almeno venti corse della Circumvesuviana ogni giorno.

L’agitazione del personale è scattata perchè gli operatori qualificati alla mobilità, pur facendo parte del personale viaggiante al pari dei macchinisti, rischiano di non poter lasciare l’attività a 61 anni e 7 mesi, ma di dover andare in pensione a 67 anni, essendo utilizzati in stazione per svolgere il servizio di controllo dei titoli di viaggio.

Il Presidente dell’Eav difende la sua scelta, sostenendo che gli incassi dei biglietti sono triplicati a dicembre 2015 e che solo l’incremento dei bigletti, e la riduzione dei costi, può evitare che si fallisca.
I sindacati chiedono un incontro al Prefetto e si dicono pronti allo sciopero.
 

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