Il Vecchio Aviatore è il vicino di casa di una bambina da poco trasferitasi, qui lei scopre la Fiaba del Piccolo Principe, Re di un piccolo asteroide, e di come, essendo solo, abbia voluto viaggiare…. “Il Piccolo Principe”di Antoine de Saint-Exupéry, uscì per la prima volta in USA e in inglese nel 43: da noi fu edito da Bompiani: un lungo, duraturo successo. E’ un testo, che si presenta nelle forme di una lirica, benché in prosa, elusiva, misteriosa favola per bambini, fuori dal tempo e dallo spazio. “Non si vede che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” (cap XXI), è una delle sue più caratterizzanti frasi. Ha avuto numerose trasposizioni cinematografiche. Invece di impegolarsi in una ulteriore, trita “hollywoodianizzazione”, già infelicemente combinata, dell’apparentemente esile testo, il regista Mark Osborne, che ha al suo attivo “Kung fu Panda” (USA, 08), ha genialmente“incastonato” la storia del “piccolo principe” all’interno della vicenda della deliziosa ragazzina che incontra l’aviatore. Una “narrazione all’interno di un’altra”: una metanarrazione. E succede che il piccolo principe e i suoi personaggi siano rapiti e portati via da quell’interno originale: e la bambina deve farveli “ritornare”. Allora, rispetto alla drammaturgia del testo letterario, nel film (FRA, 15)i motivi tematici vengono esaltati, commentati e sviluppati dai personaggi(diciamo) bis; ma in una cornice di mossa, incantevole narrazione e senza farviviolenza. Del resto i contesti espressivi sono ben differenziati: le vicende direttamente del “piccolo Principe” (fonte letteraria) sono illustrate con un gradevole, pastellato, delicato stop motion, il cartone tradizionale; quelle della cornice in computer grafica (CGI).
Francesco Capozzi