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Lo scambio culturale Italia-Palestina

Sono oramai passati otto anni da quando la Lutheran School of Hope di Ramallah e l’Istituto Superiore Adriano Tilgher di Ercolano hanno intrapreso questo viaggio culturale, di conoscenza e di forte scambio di emozioni. Dopo l’incontro con Ibrahim Nasrallah, un poeta palestinese che vive in uno dei campi profughi di Amman, la capitale della Giordania, la prof. Grazioli con il compianto preside Grimaldi, e tanti altri insegnati del Tilgher hanno chiesto allo scrittore di metterli in contatto con una scuola palestinese, è da lì è partita quest’esperienza. Ospiti ai microfoni di Radio Siani, hanno mostrato delle emozioni molto forti e le loro parole hanno toccato le coscienze di tanti, consci della loro possibilità di gridare al mondo intero tutti i disagi che vivono nel loro Paese, ma più forte è stato il loro grido di pace e di amore, verso chi è attento al problema, verso i loro stessi oppressori israeliani, e verso il mondo intero.

La loro forza sta nella comunicazione, e si è consapevoli che questo è il vero mezzo per poter donare luce al problema e cercare le soluzioni migliori, ed in quest’ottica ringraziano Papa Francesco che più di una volta si è espresso a favore del riconoscimento dello Stato Palestinese nei diversi incontri con Abu Mazen. Quando la parola è passata ad i ragazzi della scuola di Ramallah, come un vortice di emozioni le tante problematiche si mescolano con i continui appelli a noi tutti di pace e giustizia sociale. Si è parlato dei checkpoint nel territorio palestinese, veri e propri luoghi di reclusione temporanea, di quel muro che ha diviso intere famiglie e case, delle ‘politiche’ di sabotaggio israeliane, come il forte taglio all’acqua a cui i palestinesi hanno diritto, i continui ‘arresti preventivi’ anche verso i minori, stroncati della possibilità di frequentare la scuole, dei raid all’interno delle case, e dei tanti altri problemi che potrete ascoltare nel podcast allegato.

Ma nonostante tutto ciò come si potrebbe definire questo popolo debole? Un popolo umiliato in terra propria, un popolo che vive senza alcun diritto, e senza alcun riconoscimento politico, che non ha la possibilità di mettere piede fuori al territorio palestinese e parlare al mondo, se non in alcuni casi, appesantiti però dall’opprimente burocrazia che spesso ne stronca i tentativi, che però nelle mille e più difficoltà ha trovato la forza e la tenacia di reagire, un popolo che guarda al futuro, un futuro fatto di speranza, di scuola, di democrazia, di diritti, di uguaglianza, di giustizia, un popolo che trova la forza di essere così pacifista anche nel bel mezzo di un’occupazione militare.

Ebbene vi invito ad ascoltare il podcast con una chiave di lettura molto semplice, ognuno di noi deve capire che anche nel suo piccolo può fare qualcosa, può fare davvero tanto, le tante esperienze di vita che ascolterete ve lo faranno capire, ed è proprio questa la nostra mission, portare quanto più possibile l’attenzione su questa problematica che riguarda chiunque vuole un mondo pulito, fatto di giustizia e pace.

Nell’augurarvi un buon ascolto, vi invito prima a leggere le parole del preside Ubaldo Grimaldi, e la sua idea sugli scambi culturali, “Abbiamo intessuto in questi anni straordinari rapporti di natura didattica e umana con scuole della Turchia e della Giordania, dell’Egitto, del Marocco e dei Territori Palestinesi, allo scopo di approfondire la conoscenza reciproca, studiare temi comuni e sperimentare forme di collaborazione. Lo strumento privilegiato che abbiamo utilizzato per far stare insieme i giovani, e spesso anche i docenti, è stata la mobilità e l’ospitalità in famiglia che dà l’impronta anche a tanti progetti e partenariati europei: stare concretamente insieme, anche per brevi periodi, continua a sembrarci il miglior modo per conoscersi e favorire rapporti veri ed autentici tra le persone. Attraverso l’analisi delle tematiche dei beni comuni stiamo provando ad imparare che abbiamo un mondo in comune, a non considerare gli altri come degli intrusi, a capire che è importante cercare di parlare, capirsi e conoscersi. Ai nostri studenti noi continueremo a spiegare che stare insieme è bello, che l’incontro è meglio dello scontro, la comprensione meglio del conflitto e che la pace è meglio della guerra”.

Fabio Noviello


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