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L’evoluzione della legge sui beni confiscati

Il primo a rendersi conto che era necessario attaccare il patrimonio economico delle mafie fu Pio La Torre. La legge sui beni confiscati ha origine nel 1982. Il provvedimento, noto come legge Rognoni-La Torre, fu emanata il 13 settembre di quell’anno, introducendo per la prima volta nel codice penale il reato di associazione di tipo mafioso, prevista dall’art. 416 bis del Codice penale.

Il testo aveva origine da una proposta di legge presentata alla Camera il 31 marzo 1980 da Pio La Torre. Un testo sul quale avevano lavorato anche i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che in quegli anni non erano ancora agli albori delle cronache.

Il capo I della legge regolamenta la disposizioni penali e processuali, mentre in quelli successive si fa riferimento alle misure di prevenzione, alle disposizioni fiscali e tributarie ed infine all’istituzione di una Commissione parlamentare antimafia. In principio l’organismo avrebbe dovuto avere una durata di tre anni con lo scopo di “verificare l’attuazione della presente legge”, “accertare la congruità della normativa vigente e della conseguente azione dei pubblici poteri” e “riferire al Parlamento ogni volta che lo ritenga opportuno e comunque annualmente”.

A seguire è stata promulgata la legge n. 282 del 1989 sulle “disposizioni urgenti per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati”. Una delle novità principali è l’istituzione della figura dell’amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale mediante il provvedimento di sequestro degli stessi beni.

La legge n. 55 del 1990 sulle “nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazioni di pericolosità sociale” introduce, in particolare, il sequestro preventivo dei beni di quanti siano sospettati di appartenere ad associazioni di tipo mafioso.

La legge n. 109 del 1996 sancisce che i beni immobili possono essere mantenuti al patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, ordine pubblico o protezione civile od anche trasferiti al patrimonio indisponibile del Comune dove si trovano. Il Comune, a sua volta, può riutilizzarlo per fine amministrativi od assegnarlo in maniera gratuita ad enti, associazioni, cooperative sociali.

Il 31 marzo 2010 viene istituita l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Un organismo che fa fatica a sostenere la mole di lavoro in quanto sotto organico e carente, in taluni casi, anche nelle competenze. Da più parti, tra le quali la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, è stato sottolineato che sarebbe necessaria una riforma dell’agenzia.

Ciro Oliviero

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