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I temi dimenticati e l’arte

(…) I gotta take a little time/ A little time to think things over/ I better read between the lines/ In case I need it when I’m older. (…) Devo prendermi un istante/ Un istante per pensare ad alcune cose/ Leggere meglio fra le righe/ Nel caso ne abbia bisogno quando sarò vecchio (I Want to know what love is, Foreigner)

(…) The wind of change/ Blows straight into the face of time/ Like a stormwind that will ring the/ freedom bell/ For peace of mind (…). Il vento del cambiamento/ soffia diritto in faccia al tempo/ come una tempesta che suonerà la campana della libertà/ per la pace della mente (…) (Wind Of Change, Scorpions)

I TEMI DIMENTICATI E L’ARTE

Si può volare alto. Si può volare basso. Nel prima caso l’aria è rarefatta. Sei lontano da Madre Terra, quindi anche lontano dai problemi ma ti perdi qualcosa: l’odore di un figlio, di una carbonara o di una frittata di maccheroni, dei fogli di un libro che ti è piaciuto, del sesso, perché no? … La musica no, quella puoi ascoltarla anche su Marte e magari ti accorgi che il cantautorato italiano ha molti meriti. Alcuni hanno messo mano nelle questioni serie e fatto intravedere la possibilità di cambiare poiché sapere che c’è un problema significa che esiste la soluzione. Ciò basta per riportarti a una dimensione quotidiana. Ritorni a sentire gli odori ma anche a vedere le cose che non vanno, notando come di alcuni argomenti si parla e scrive quasi fossero di moda; di altri no, non se ne parla più o troppo poco. Che fine ha fatto il mare inquinato? Se non c’è una emergenza è solo roba da Bandiera Blu, ovvero da spiagge incontaminate che bastano per dimenticare le altre, tacitando le coscienze, come se la sabbia e l’acqua marina, a cento metri di distanza, non fossero anche tue. Se ne riparlerà alla prossima catastrofe.

Non si parla più di salute mentale come fosse bastata la cosiddetta legge Basaglia a cancellare il problema. Ciò accade quasi a voler creare un’area di silenzio attorno al fatto che si taglia nella sanità, si taglia nel sociale e lo si fa in maniera feroce. Anche in questo caso si notano realtà in alcune zone del Paese cui si potrebbe attribuire il corrispondente della Bandiera Blu: gli ammalati sono tutelati ventiquattro ore su ventiquattro. Come fanno? Semplicemente evitano che siano abbandonati, si preoccupano che abbiano un tetto e che qualcuno li curi. Non basta, sono poche le oasi del genere, ma valgono come esempio. Volendo affrontare il problema, che c’è, si può farlo, si può fare molto.

Un altro tema ormai superato: la Questione Meridionale. Chissà perché, dopo decenni in cui si sono pubblicati migliaia di libri e milioni di articoli di carta stampata, d’improvviso, seguendo una linea declinante, la faccenda non è più affrontata. Se ne dovrebbe dedurre che Messina o Taranto o Catanzaro sono diventate capitali europee sia sul piano economico che della qualità del vivere, come Milano, per non dire delle aree spopolate, delle campagne abbandonate e così via. Dov’è la differenza con la Lucania di Cristo si è fermato a Eboli?

Sono tutti temi che se fossero davvero superati non se ne dovrebbe trovare traccia nell’arte, nelle sue molteplici espressioni, se non come citazioni ottimistiche, quasi omaggi ai problemi che furono.

Ovviamente non è così. Per verificare come alcuni temi siano attualissimi, seppure quasi ignorati, basta andare a farsi un giro a Baronissi (Sa), al F.r.a.c., museo di arte moderna che ha il «… fine di promuovere e sviluppare la cultura come fattore d’identità della comunità cittadina e regionale» come si legge nel sito del Comune. Si può avvicinarsi alla storia di Ugo Marano percorrendo varie forme di espressione, senza dover per forza sceglierne una per eleggerla come la preferita. Dove sia il messaggio delle varie opere è un fatto che riguarda il visitatore che è solo davanti a un lavoro nato con l’intento di comunicare. Sarebbe inutile, e forse significherebbe prevaricare il visitatore stesso, il cercare di argomentare. Fatto sta che se ti ritrovi in un cunicolo che conduce a una installazione sarà difficile non ricordarsi di Alfredo. Si è sempre nella struttura del museo Frac, come se idealmente si stesse volando alto, ma Alfredo era in una galleria dell’Autostrada del Sole ovvero nel basso. Da Salerno voleva andare al paese di origine, ad Arenabianca, frazione di Montesano sulla Marcellana. Era notte e camminava a passo lento, malfermo. Non poteva fare diversamente con la sua mole, dopo anni di manicomio, la liberazione, le esperienze di alcool e droga fatte davanti la stazione ferroviaria di Salerno. Voleva semplicemente rivivere attimi di una infanzia sfortunata. Il camion lo investì da dietro e non è dato capire se si accorse che stava per morire.

Ecco, i ricordi personali o di altri solo raccontati emergono potentemente, mentre osservi le varie opere. Se ne presentano così tanti che si ha la sensazione di essere tra la folla, con il potere di leggere i pensieri di tutti. Le ceramiche di Marano dialogano tra loro e con te. Ti dicono quanto sia importante il mare in sé ma anche in relazione con l’essere umano. Scopri perché può essere piacevole l’idea che l’uomo venga dal mare, soprattutto qualora si nasca tra l’odore della salsedine. Ed è facile fare un salto spazio-temporale per immaginarlo in quella fase evolutiva. Eppure non si fa certo fatica a prefigurarsi cosa sia accaduto prima, a credere sia un extraterrestre, giunto qui solo in forma di mattoni essenziali per la nascita della vita, a bordo di una stella cometa. Sarà per questo, per essere venuti da molto lontano, da altri mondi ormai dimenticati, che nel mare si riversa di tutto? Sembrerebbe di sentire la voce di dentro dell’essere umano degli anni tremila: «E che mi frega a me? Io mica sono quel mostriciattolo che non era né carne né pesce quando si lasciò le acque limpide alle spalle e si avviò sulla sabbia, strisciando, o saltando, o gattonando verso il suo roseo avvenire». Poi, molto tempo dopo quell’evento che sa comunque di miracoloso e di avventura inconsapevole, si alzò in piedi e perse la coda. Le cadute divennero molto più pericolose, pure quelle di stile.

Cammini ancora e ti accorgi che forse un messaggio emerge sugli altri. Può essere nella urgenza di non buttare nulla, di dover riciclare? Non è forse possibile che alcune ceramiche rotte stiano gridando che il loro futuro non è in una discarica e che potrebbe essere ben più nobile avendo in sé l’attitudine ad emettere note musicali? È un messaggio che si afferma sempre più a ogni passo e via, via diventa letterario. C’è qualcosa che ti ricorda La giara di Pirandello. Risulterà necessario ragionarci su, caso mai avvalendosi della voce di una guida dell’associazione Archeologando che è lì, serena, gentile e disponibile ad aiutarti per capire. Non sarebbe forse il caso di approfondire? Non si parla forse di uomini, delle sue espressioni vitali e di umanità? E allora, è forse per questo che ti pare di dover essere riconoscente a chi apre gli occhi sui problemi irrisolti anche se nessuno ne parla più? E allora bisognerebbe forse dedicare una statua a chi ci ricorda da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo? Non accade mai. Anzi! È seccante starsene lì ad ascoltare chi sostiene di sapere tutto e quindi di poter rispondere a quegli interrogativi. Non resta che spalancare gli occhi, fingere di essersi ricordati di un impegno urgente e fuggire a gambe levate. In sintesi significa: «Grazie, non voglio sapere nulla. voglio solo vivere il mio piccolo presente e accada pure quel che deve accadere, sperando assomigli a ciò che desidero». Hai inventato un impegno, dunque, solo per sfuggire alla tiritera moralistica ma di lì a un attimo ti accorgi di quanto si sia materiali, di come siano poveri i nostri bisogni. Tutto corpo e poco cervello? Forse sì, forse è ancora così. Insomma, sul momento più bello, ovunque ti trovi, con la sensazione di essere fuggito dalla noia per una meta più interessante, capisci che tu non sei altro che una specie di vaso comunicante, più o meno slanciato. Puoi essere una bottiglia alla Modigliani o un otre se non addirittura una giara. Con ciò non si intende parlare per metafora, dire dell’eleganza o rozzezza interiore. Si parla di corpi umani, tutti sottoposti a leggi fisiche e chimiche con uguali meccanismi evolutivi, per fortuna, al di là di ogni colore della pelle. Una delle Leggi, tra le più rilevanti: se bevi e non sudi, prima o poi i liquidi di troppo li devi smaltire; è certo che prima o poi si debba correre verso la toilette. Ma poi c’è anche il cervello. È tuttora un affare misterioso, che funziona in maniera molto sofisticata, sottoposto a leggi chimiche. Così è la vita. Ci sono certezze ma anche molti interrogativi. Sembrerebbe essere davanti a un motore a due fasi. C’è il mondo reale e quello fantasticato. Di certo, tuttavia, c’è il fatto che puoi scegliere di fare oppure no molte cose. Si ha sempre a disposizione del tempo da riempire e allargare con esperienze che possono essere affatto piacevoli. Tralasciando quelle individuali, essendo variabili personali cui nessuno dovrebbe rinunciare (farsi un caffè; leggere; scrivere; correre in solitudine, sperando che nessuno ti aggredisca; nuotare; chiudere gli occhi per dormire e aprirsi a un altro mondo; ascoltare gli Scorpions o Heart o Roxette o la novità di turno o i neomelodici che sono destinati a essere rivalutati; ascoltare la radio in automobile, andando al lavoro; grattarsi a lungo, con calma, in quel solito punto, ignorando che ormai è la tua droga; farsi la doccia; correggere ciò che hai scritto; fotografare …), di volta in volta puoi scegliere ciò che ti accomuna ad amici e a sconosciuti. Basta stabilire un turno, per comodità, se si vuole. Esempio: il sabato sera a cinema; la domenica mattina al parco, per cercare di capire che lavoro fanno le persone che incontrerai; il lunedì cenare a base di cibo riciclato con gli amici ecologisti; il martedì essere a disposizione per manifestazioni antirazziste o di qualsiasi altro genere, purché emancipatorie e contro qualsiasi dominio; il mercoledì andare per librerie con i colleghi; il giovedì guardare dall’alto il mare la linea dell’orizzonte e fantasticare con i parenti; il venerdì andare a comprare il pesce azzurro con i vicini di casa. Ovviamente si ricorderà che la prima domenica del mese, in Italia, ma a Londra sempre, al British Museum, si potrà andare per musei gratuitamente e così, via, via, fino a lamentarti che il tempo non basta mai, così da non annoiarti.

Alessia Orlando e
Michela Orlando

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