4 marzo 1943 Bologna – 1º marzo 2012 Montreux
Lucio Dalla è stato un musicista, cantautore e attore italiano. Musicista di formazione jazz, è stato uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani. Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si è addentrato con curiosità ed eclettismo nei più svariati generi musicali, collaborando e duettando con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Autore inizialmente solo delle musiche, si è scoperto in una fase matura, anche paroliere e autore dei suoi testi. Nell’arco della sua lunghissima carriera, che ha raggiunto i cinquant’anni di attività, ha sempre suonato da tastierista, sassofonista e clarinettista, sua grande passione fin da giovanissimo. La sua copiosa produzione artistica ha attraversato numerose fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d’autore, arrivando a varcare i confini dell’Opera e della musica lirica. Inoltre è stato un autore conosciuto anche all’estero ed alcune sue canzoni sono state tradotte e portate al successo in numerose lingue. Figlio del bolognese Giuseppe Dalla (1896-1950), direttore in città del club di tiro a volo (sarà citato in Come è profondo il mare: “Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani…”), e della sarta e casalinga Iole Melotti (1901-1976, ritratta nella copertina dell’album Cambio), Dalla trascorre la prima parte dell’infanzia nella sua Bologna. Quando, nel 1950, il padre muore stroncato da un tumore, la madre decide di istruirlo presso il Collegio Vescovile Pio X di Treviso, dove trascorre le scuole elementari iniziando ad esibirsi nelle varie recite scolastiche. Dalla più avanti tornerà a parlare della morte del padre, in alcune interviste rilasciate nei primi anni ottanta: «Avevo sette anni… Provai la sensazione struggente di una perdita che mi consentiva di dire a me stesso con pietà e tenerezza: da oggi sei solo come un cane». Ancora: «Così ho imparato a fare della mia vita un modello di solitudine, cioè a cercarmela, a organizzarmela, a viverla, questa mia solitudine, come un momento di benessere profondo, necessario per una corretta lettura dell’esistenza».
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