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Le note ‘bohémien’ di Antonio Pignatiello

Il panorama della musica italiana è ricco di grande artisti. Alcuni spesso nascosti e poco noti alle grandi classifiche, ma comunque di grandissimo talento.
Ascoltare la voce di Antonio Pignatiello e un po’ come ascoltare una poesia, una di quelle malinconiche, che ricordano vecchi amori o situazioni passate. La stessa ‘Folle’, brano estratto da ‘Ricomincio da qui’, rimanda a gesti incompiuti. Come quell’amaro in bocca, di chi ha bevuto un bicchiere di fiele, quasi costretto e non per volere.

Tante le acclamazioni, tante le partecipazioni e le collaborazioni. Ma anche soddisfazioni per dei traguardi raggiunti, come le interviste rilasciate a giornali e tv nazionali e locali, o come quelle che lo vedono vincitore, nell’agosto 2010, per il ‘Miglior Brano Inedito’ al ‘Solarolo Festival’ di Ravenna. Antonio, puro sangue irpino, vanta nel suo repertorio sonorità influenzate sia dal suo periodo trascorso a Bologna, che caratterizzazioni portate dalla splendida Roma, dove tutt’ora vive, scrive e canta.

Molto ci si aspetta da artisti del suo calibro, che fanno ben sperare, in un periodo in cui la musica elettronica e generazionale sembra prendere il sopravvento, ad un futuro legato più alla sonorità tradizionale, mai scontato e mai banale, dettato da quell’unione perfetta di note e parole, che sanno colpire e ricreare pensieri, che spesso sono latenti dentro di noi. Un cantore ‘bohémien’.

Davide Tuoro

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