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Aborto impossibile a Jesi: tutti i medici sono obiettori di coscienza

Ciò che sta avvenendo all’ospedale di Jesi, in provincia di Ancora, non è un caso unico e forse proprio per questo risulta ancora più preoccupante. Come già, infatti, è avvenuto all’ospedale di Fano, in provincia di Pesaro, anche a Jesi, su dieci ginecologi in servizio nella struttura, dieci si sono dichiarati obiettori di coscienza. Una scelta che avrebbe ovviamente provocato la sospensione del servizio di interruzione volontaria di gravidanza: in quell’ospedale, insomma, nessuna donna può scegliere di abortire. La situazione è stata segnalata dalla Cgil che non ha tardato a parlare di diritti negati alle donne e della mancata attuazione della legge 194/78.

Necessario un medico in prestito da un’altra struttura – A questo punto, secondo quanto ha dichiarato l’assessore regionale alla Sanità Almerino Mezzolani, risulta necessario l’intervento di un altro medico non obiettore che dovrà operare a Jesi per garantire così questo diritto della donna. Sarebbe un medico di Fabriano con cui è stata fatta una convenzione e che dovrebbe, secondo quanto fa sapere il responsabile dell’ospedale, effettuare “gli interventi chirurgici di Ivg (Interruzione volontaria di gravidanza), anche nell’ospedale di Jesi, in base alle necessità”. In ogni caso, questa del medico proveniente da un altro ospedale, non può che essere solo una misura di emergenza.

Sempre maggiore il numero dei medici obiettori – L’allarme della Cgil è anche relativo ai numeri che si leggono nell’ultima relazione annuale del Ministero della Salute e che spiegano come, già nel 2009, a fronte di 2458 interruzioni volontarie di gravidanza nelle Marche il 34.7% è avvenuto fuori provincia e il 9.9% fuori regione. Percentuali pari quasi al doppio rispetto alla media nazionale, inoltre nelle Marche il numero degli obiettori di coscienza, di poco inferiori alla media nazionale, è pari al 62% dei medici, il 50% degli anestesisti e il 43% del personale non medico. Con un numero sempre più alto di medici che fanno questa scelta diventa chiaro il disagio di rendere attuabile la legge 194. E per alcuni, situazioni come quelle di Jesi, non fanno che aumentare anche il rischio di un ritorno agli aborti clandestini.

Fonte: www.fanpage.it 

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