Un killer di mafia. Una ragazza cieca. Un incontro che cambierà le loro vite. E’ la sintesi di “Salvo”, un film che si gira a Palermo e nell’entroterra del capoluogo siciliano. Fotografia d’eccezione: la firma Daniele Ciprì, che in questo caso è nelle vesti del primissimo e sconosciuto Ciprì, mago e artigiano straordinario della fotografia, dopo aver diretto “E’stato il figlio”, tratto dal romanzo di Roberto Alajmo. A lui il compito di realizzare le luci e le ombre di un film che si ispira al miglior noir francese.
Scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, registi esordienti con alle spalle una lunga esperienza come sceneggiatori, sostenuti dal successo internazionale del loro primo cortometraggio, “Rita”, selezionato in cento Festival e vincitore di quarantuno Premi internazionali, il film ha tra gli altri protagonisti Luigi Lo Cascio. Il protagonista di “Salvo”, l’attore palestinese Saleh Bakri, è un killer di mafia, solitario, intelligente, spietato. Incrocerà sulla sua strada una ragazza non vedente e questo incontro cambierà radicalmente la vita di entrambi. A Luigi Lo Cascio la parte del titolare di una tintoria che protegge la latitanza del killer.
Torna, dunque, il tema della mafia nel cinema e del cinema che “legge” la mafia. Rispondono i due registi: “Salvo non è un film sulla mafia, pur tuttavia affronta quello che è il nucleo tragico dell’esistenza stessa della mafia, un mondo dove non c’è spazio per nulla che esuli dall’autoconservazione di quel mondo stesso. E’un film sul male. Ed è “una storia d’amore dove l’amore è impossibile, come è impossibile una vita diversa per chi è destinato ad annaspare nel male”.
Fonte: www.globalist.it