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Garattini: la sperimentazione sugli animali serve alla ricerca

Se l’idea è quella di curare l’uomo si devono sacrificare gli animali. Chiudere gli allevamenti destinati alla sperimentazione animale, come chiesto a gran voce dalle associazioni dopo il blitz della Forestale nella Green Hill di Montichiari, “significherebbe la fine della ricerca sui farmaci nel nostro Paese”. È l’allarme lanciato dal farmacologo Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri. “C’è una norma europea molto precisa – spiega Garattini- che l’Italia dovrebbe recepire, per armonizzare le procedure in tutta Europa e non creare disparità. Senza sperimentazione sugli animali la ricerca sui farmaci sarebbe distrutta, non ci sarebbe più”. 
D’altra parte, fa notare il farmacologo, “la legge in discussione attualmente in Parlamento vieterebbe l’allevamento di animali destinati alla sperimentazione, e questo significa che in caso di bisogno dovremmo importarli, il che sarà peggio per gli stessi animali”.

A commuovere l’opinione pubblica è stato il destino dei cuccioli di beagle allevati alla Green Hill: “Non sempre si può lavorare su topi e cavie – spiega Garattini – per esempio studi importanti che hanno prodotto terapie efficaci contro l’Aids hanno utilizzato le scimmie, in altri studi servono maiali, pecore, o per l’appunto cani. Ci sono caratteristiche di ogni specie animale compatibili con la sperimentazione che si sta facendo. Poi, certo, gli animali devono essere tutelati nel senso di non arrecare sofferenze inutili, e noi ci proviamo ogni giorno. Si può sempre migliorare, ma non possiamo arrivare al punto di impedire di fare la sperimentazione, altrimenti la ricerca chiude i battenti”.

Fonte: www.globalist.it 

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