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Bosone di Higgs, il Cern prova l’esistenza della particella di Dio

“Oggi è un giorno speciale e dico speciale perché sono diplomatico”. Sono queste le parole emozionate con cui il direttore generale del Cern Rolf Heuer ha aperto il seminario di Ginevra dedicato a quella che forse è la maggiore scoperta scientifica della fisica moderna.Utilizzando l’ormai famoso Lhc, l’acceleratore di particelle che corre sotto Ginevra secondo un anello di 27 chilometri, gli scienziati avrebbero finalmente scoperto il bosone di Higgs, la ‘particella di Dio’, tassello mancante del Modello Standard. O meglio, “abbiamo osservato una nuova particella alla precisione di 5 sigma nei dintorni di 126 GeV” ha detto l’italiana Fabiola Gianotti, coordinatrice internazionale dell’esperimento Atlas,quello che aveva il ‘compito’ di trovare lo sfuggente bosone teorizzato da Higgs nel 1964, responsabile della massa di tutte le particelle esistenti. Nel linguaggio della scienza, per avere una scoperta scientifica confermata occorre raggiungere almeno i 5 sigma di accuratezza nei dati, e 126 GeV non è altro che il ‘peso’ della particella trovata. Oggi al Cern è arrivata l’ufficializzazione di una notizia che circolava da alcuni giorni.

“I risultati sono preliminari ma il segnale di 5 sigma che abbiamo visto intorno a circa 125 GeV è ‘drammatico’. Significa una nuova particella. E noi sappiamo che deve essere il bosone, un bosone molto pesante. Le implicazioni sono molto significative”, ha commentato Joe In candela del Cern, portavoce dell’esperimento Cms.

Presente in sala anche l’83enne Peter Higgs, che al termine della presentazione dei risultati ottenuti dall’esperimento Atlas ha faticato a trattenere le lacrime per l’emozione. “E’ la cosa più incredibile che sia successa nella mia vita”, ha dichiarato al termine del seminario il padre del bosone, a cui tutti i ricercatori hanno tributato una vera e propria standing ovation. Per raggiungere questi risultati, Atlas e Cms hanno analizzato le particelle prodotte dagli scontri di protoni che, praticamente alla velocità della luce, collidevano all’interno di Lhc. Analizzando le particelle che venivano liberate dallo scontro, secondo diversi canali sulla base del loro decadimento, gli scienziati hanno potuto individuare il presunto bosone. La particella osservata, presenta gran parte delle caratteristiche attese per il bosone di Higgs, anche se serviranno ulteriori ricerche e elaborazione dei dati per avere una certezza definitiva. “Ci serve solo un po’ di tempo in più per preparare i risultati per la pubblicazione”, ha commentato Fabiola Gianotti.

Sembra dunque molto vicina la conferma definitiva della scoperta del bosone di Higgs. I risultati presentati oggi sono preliminari, e si basano su dati raccolti nel 2011 e nel 2012, che sono ancora sotto analisi. La pubblicazione delle analisi mostrate oggi è prevista per la fine di luglio, e un quadro più completo delle osservazioni sarà completato per la fine dell’anno, con ulteriori dati forniti da Lhc. Il prossimo passo sarà allora determinare la natura esatta della particella trovata e qual è il suo significato per la nostra comprensione dell’Universo. “Abbiamo compiuto un passo fondamentale nella comprensione della natura – aggiunge Heuer – la scoperta di una particella consistente con il bosone di Higgs apre la strada a studi più dettagliati, che richiedono statistiche maggiori, e che ci faranno scoprire le proprietà della nuova particella, probabilmente gettando la luce sui misteri dell’universo”.

Tuttavia, per quanto questa scoperta sia importante, i ‘problemi’ per la fisica potrebbero non finire con la sua scoperta. Se fosse confermata la scoperta dell’Higgs, il Modello Standard sarebbe completo, funzionerebbe alla perfezione, ma non ci sarebbe più nessuno spunto per capire dove agire per risolvere i grandi problemi concettuali della fisica moderna, che restano in piedi, come ad esempio l’unificazione fra gravità e fisica quantistica.

Tonia Formisano 

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