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Laboratori di armi e cocaina a Milano Trafficanti infiltrati dentro Mediaset

Droga: tantissima. Importata e poi venduta. Anche tra i corridoi di Mediaset. A far girare “la barella” tra alcuni dipendenti dell’azienda di Silvio Berlusconi era il milanese Domenico Molle, il quale, annota il pm Antonio Sangermano nella sua richiesta d’arresto, confermata dal gip Fabrizio D’Arcangelo “è un dipendente della stessa azienda”, da qui l’ipotesi che “intendesse destinare la cocaina da acquistare a persone operanti nell’ambito della predetta azienda”. La procura annota anche dell’altro. Riferisce, ad esempio, che dal giro di cocaina negli studi di Cologno Monzese, emerso in parte nella prima tranche dell’indagine nel novembre 2011, è stato stralciato un procedimento a parte dal quale “sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico del Molle stesso, di altri dipendenti della medesima azienda nonché di ulteriori soggetti, in merito a una persistente attività di compravendita di sostanze stupefacenti”. Le intercettazioni, poi, squadernano sul tavolo nomi noti dello spettacolo segnati come clienti abituali. Nomi rigorosamente coperti da omissis.
Particolari, sfaccettature di una maxi-operazione coordinata dal colonnello del nucleo investigativo dei carabinieri di Milano Antonino Bolognani. Ventidue gli arrestati: molti sudamericani, altrettanti italiani che, come capita sempre più spesso, stavano al vertice dell’organizzazione. Regista di tutto: Marco Damiolini, uno capace di trafficare anche 200 chili di cocaina alla volta. Luogotenenti Raffaele Laudano e Carlo Ravagnan, il quale, oltre a fare da custode della droga, negli anni ha messo a disposizione il suo negozio di tatuaggi di Segrate.
Tanta cocaina, dunque. Da far arrivare dal sudamerica, facendo traghettare il tutto attraverso uomini vicini alla criminalità organizzata. Ma non solo. L’organizzazione, infatti, poteva contare anche su appoggi all’interno della società pubblica Sea che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Sul registro degli indagati è finito anche Giuseppe Amenta che “strumentalizzando il ruolo di responsabile del Reparto Security presso l’aeroporto di Linate (MI) della Società P.A. Esercizi Aeroportuali S.E.A., agevolava l’introduzione in Italia di imprecisati quantitativi di sostanza stupefacente occultati all’interno di bagagli provenienti dall’estero”. Immediata è arrivata la nota di Sea che in un comunicato fa sapere ” di aver provveduto immediatamente a sospendere a titolo cautelare il dipendente sollevandolo da qualsiasi incarico aziendal”
L’intera organizzazione inoltre era armata. I capi, infatti, potevano contare su continui rifornimenti di armi anche da guerra. Tutto non era fatto a caso. Tanto che gli investigatori durante le indagini, iniziate nel 2008, hanno trovato addirittura un laboratorio (ricavato in un garage di cassina de Pecchi). “Un laboratorio – annota il gip – adeguatamente attrezzato per la bisogna, compiendo ogni attività propedeutica e necessaria per attuare la commercializzazione delle armi illegalmente prodotte”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano 

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