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‘Ndrangheta, giudice Giusti arrestato per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa

Giancarlo Giusti, gip presso il tribunale di Palmi e poi sospeso dal Consiglio superiore della magistratura, è stato arrestato per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano sul clan della ‘ndrangheta dei Lampada. Lo ha comunicato il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati. Secondo l’accusa, il magistrato avrebbe ricevuto dal clan almeno 71 mila euro.

Nel novembre scorso, Giancarlo Giusti era finito del mirino dei magistrati di Milano per aver intrattenuto rapporti con alcune escort, in un hotel milanese in zona San Siro, pagate da Giulio Giuseppe Lampada, finito in carcere per associazione mafiosa ed altri reati. Lampada infatti, secondo l’accusa ha pagato una ventina di viaggi al giudice nel nord Italia durante i quali sono avvenuti gli incontri con le prostitute di lusso. ”Non hai capito chi sono io … sono una tomba, peggio di … ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice”. Così, in un’intercettazione contenuta nell’ordinanza firmata dal gip di Milano Giuseppe Gennari, il gip di Palmi Giusti, allora indagato per corruzione in atti giudiziari nell’inchiesta della Dda di Milano sulla cosca della ‘ndrangheta dei Valle-Lampada, si esprimeva parlando al telefono con Giulio Lampada.

A finire in carcere allora, nell’ambito della stessa operazione, Giuseppe Vincenzo Giglio, il magistrato della sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria. Il prezzo della corruzione nei suoi confronti sarebbe stato quello di favorire, tra le altre cose, la carriera della moglie, prima dirigente provinciale, poi diventata commissario straordinario della Asl di Vibo Valentia. Dalle indagini venne fuori anche che il medico Vincenzo Giglio, cugino del magistrato di Reggio Calabria, avrebbe appoggiato la campagna elettorale di Leonardo Valle, arrestato per associazione mafiosa, che si era candidato in un comune dell’hinterland milanese, senza poi essere eletto. L’avvocato del foro di Palmi invece, Vincenzo Minasi, anche lui arrestato, avrebbe raccolto una serie di notizie riservate su alcune indagini che riguardavano il clan Valle. In carcere anche il consigliere regionale calabrese del Pdl Giuseppe Morelli, che avrebbe anche lui acquisito notizie riservate rivolgendosi al magistrato Giglio, il quale gli avrebbe mandato anche un fax per tranquillizzarlo sul fatto che non ci fossero indagini penali a suo carico.

FONTE: Il Fatto Quotidiano

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